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MONTI DI POSITANO - MONTI LATTARI


CARATTERISTICHE GEOGRAFICHE E GEOMORFOLOGICHE DEI NOSTRI MONTI, "MONTI LATTARI"

  La Comunità Montana "Penisola Amalfitana" impegna i territori afferenti il versante meridionale della penisola formata dai monti Lattari che, prolungandosi in direzione Ovest dalla catena di monti Picentini verso il mar Tirreno, divide il Golfo di Napoli da quello di Salerno e solo parte del suo versante settentrionale che si apre verso la piana nocerino-sarnese. Il territorio comprende quindi la parte più orientale dei tormentati rilievi calcarei che precipitano con improvvise balze a Nord verso la piana nocerino-sarnese ed a Sud verso il mare, prolungandosi in quest'ultimo displuvio fino a comprendere i tenimenti dei più occidentali Comuni litoranei della Provincia di Salerno. La complessità della distribuzione orografica, determinata dalla presenza di profonde incisioni prodotte da remote erosioni, in uno con la sapiente e diffusa antropizzazione storica del paesaggio che, con la sua grazia si contrappone alla grandiosità del complesso geologico-vegetazionale, fanno del comprensorio una delle zone turistiche più suggestive d'Italia. La Penisola Sorrentino - Amalfitana risulta essere morfologicamente formata in prevalenza da rilievi con pendici molto o mediamente acclivi, interrotti da stretti valloni fluviali e da limitate aree pianeggianti. Nel versante amalfitano il litorale risulta caratterizzato da falesie elevate che spesso coincidono con piani di faglia quaternari; l'elevata acclività delle linee di deflusso superficiali attribuisce alle acque un elevato potere erosivo che si manifesta con frequenti fenomeni franosi. Il comprensorio impegna gran parte del versante meridionale dei Monti Lattari il cui displuvio principale si allunga da punta della Campanella al Monte San Michele (1444 slm), al Monte Candelitto (1201 slm) e al Monte Cerreto (1316 slm), ricalcando in quest'ultimo tratto il confine provinciale. Oltre il Monte Cerreto la dorsale principale descrive un arco che, delimitando la conca di Tramonti, si rivolge a Mezzogiorno toccando il Monte di Chiunzi (mt. 855), il Monte Sant' Angelo di Cava (mt. 1130) e il Monte Finestra (mt. 1140). Tali rilievi sono geologicamente classificati come sedimenti carbonatici marini di piattaforma di età mesozoica ed appartengono alla serie carbonatica della piattaforma campano - lucano. Queste formazioni hanno subito fasi tettoniche compressive nel Miocene (circa 23 - 37 milioni di anni fa) e, successivamente nel Quaternario, ulteriori dislocazioni in senso verticale. Al complesso litoide mesozoico di base, in alcuni punti, si sono sovrapposti terreni quaternari quali alluvioni, materiali piroclastici, detriti di falda e depositi di spiaggia. Le formazioni litoidi - mesozoiche si compongono di dolomie affioranti alla base, calcari - dolomitici e calcari, con netta prevalenza di questi ultimi nella parte superiore della serie. Queste formazioni sono oggetto di una intensa fratturazione presentando, specie nella parte superiore della serie, una elevata permeabilità che finisce col costruire l'unico complesso idrogeologico e un buon serbatoio idrico. L'idrografia superficiale è caratterizzata da numerose incisioni che impegnano in maggior numero il displuviale meridionale dove si riconoscono tra le principali quelle dei torrenti Reginna - Major, Bonea, Sambuco e Dragone. Il versante Nord defluisce invece verso il torrente Cavaiola e l'alveo comune nocerino, peraltro costituente il più esteso bacino idrografico dell'area.

CARATTERISTICHE CLIMATICHE

  L'estrema variabilità del sistema oro-idrografico presente nel tenimento comunitario e l'intriseca diversificazione morfologica tra le diverse zone che lo compongono, determinano al suo interno la presenza di circoscritti microclimi affatto omogenei. La natura dei luoghi, generalmente molto accidentata, comporta infatti fattori di soleggiamento estremamente diversificati anche in aree contigue che, accoppiati alla variabile altimetria e, pur in presenza del mitigante influsso marittimo, determinano una notevole alternanza delle stesse manifestazioni vegetazionali riscontrabili nell'area. La presenza del mare e del retroterra montuoso settentrionale determina infatti inverni miti e piovosi ed estati siccitose non eccessivamente calde, ponendo la nostra area, all'interno del panorama regionale, in una situazione di privilegio peraltro ampiamente apprezzata dall'utenza turistica. Le temperature medie annue restano infatti comprese tra i 16° ed i 20° C lungo la costa e tra i 12° ed i 16° C nel versante settentrionale, con minimi nelle zone più elevate dei versanti esterni comunque attestati tra gli 8° e i 12° C. Tale situazione genera una distribuzione delle isotermie congruente con l'andamento altimetrico dei luoghi. Il regime delle precipitazioni risulta localmente condizionato anche in maniera rilevante dalla presenza di rilievi calcarei; le piogge pertanto interessano con maggiore intensità i versanti interni (in cui si registrano valori medi annui superiori ai 1500 mm) e minore lungo la costa (in cui comunque si registrano valori medi annui superiori a 1000 mm). Tali precipitazioni si distribuiscono in media in circa 100 giorni, dando luogo a piogge di maggiore intensità nelle zone più elevate. Le precipitazioni estive rappresentano una percentuale compresa tra il 10% di quelle totali annue. Il regime dei venti, pur in presenza di numerose osservazioni di calma, vede prevalere il quadrante di libeccio.

ASPETTI PAESISTICO - VEGETAZIONALI

  Sui rilievi e lungo le pendici dei Monti Lattari la qualità dei suoli, l'orografia, l'esposizione determinano la compresenza di una notevole varietà di biotipi accentuata dalla climometria dei versanti e condizionata dalla diffusa presenza di pendii generalmente molto acclivi con salti e strapiombi. Tale variabilità morfologica insieme alla netta distinzione delle esposizioni porta a comprimere i piani altitudinali e quindi determina repentini cambiamenti dei quadri vegetazionali con vistose forme di compenetrazione dei piani mai chiaramente classificabili per specie prevalenti. I paesaggi vegetali, da più studi riconosciuti nella Costiera Amalfitana, vengono suddivisi in almeno tre fasce: dell'olivastro e del carrubo (nelle zone marittime esposte a sud); del leccio, dell'orniello, della roverella, e da arbusti di minori dimensioni quali l'erica ed il corbezzolo (nella fascia intermedia); dell'ontano napoletano e del castagno (nelle zone più elevate), cui si associano il carpino ed il frassino e del faggio nella parte apicale della vegetazione. Accanto a queste caratteristiche vegetazionali endogene, la paziente mano dell'uomo è intervenuta incrementando coltivazioni di agrumi e viti su terrazzamenti sapientemente realizzati nelle aree meno acclivi, dove si configura anche la presenza di una rada edilizia rurale. Il carrubo assume grande rilevanza paesistica anche in quanto fattore di ricucitura del manto vegetale del versante marittimo, estendendosi dal livello del mare fino al margine superiore della fascia del leccio; questa fascia è ricca di compenetrazioni vegetazionali che fanno individuare nel "bosco misto" la dominante paesistica. Al leccio essenza sempreverde, un tempo molto diffusa, si associa spesso il corbezzolo, la fillicea, l'erica, il ginepro, la roverella. Nella fascia più elevata, dove il paesaggio assume aspetti più propriamente montani, il leccio e la roverella lasciano progressivamente il posto all'ontano napoletano ed il castagno cui si accompagnano il cerro, la quercia e, più in alto, il sempre più raro faggio sottoposto in passato a intenso sfruttamento commerciale. L'ontano napoletano, specie arborea molto diffusa nell' Appennino e nel Preappennino centro - meridionale, pur costituendo l'elemento fondante il manto vegetale della fascia superiore riconosciuta, non ne rappresenta più l'essenza dominante; per ragioni di sfruttamento economico del territorio infatti l'uomo ha introdotto il castagno, la cui presenza caratterizza oggi in modo determinante il paesaggio. Il castagneto tra le superfici boscate, risulta certamente quella che riveste maggiore interesse economico; cresciuto prevalentemente a ceduo se ne ricava paleria utilizzata a sostegno di agrumeti e vigneti; limitata è invece l'estensione del castagneto da frutto anche perchè la specie è minata da note malattie. Valenze naturalistiche di notevole interesse fitografico assumono alcuni biotipi rari rintracciabili in limitate zone del comprensorio quali le felci pantropicali di particolare bellezza ornamentale presenti nel vallone delle Ferriere (Pteris Cretica e Woodwardia radicans) e la Pinguicola Hirtiflora, pianta carnivora endemica presente ad Ovest di Vietri. Il multiforme interesse paesistico e vegetazionale rivestito dall'ecosistema amalfitano ne ha imposto la tutela sancita dalla integrale inclusione tra le aree protette a norma della legge 29.6.1939, n. 1497 sulle bellezze naturali; inoltre all'interno del territorio comunitario ricadono due riserve naturali: la Valle delle Ferriere (Amalfi e Scala) e il Vallone Porto di Positano.