Giorgio III d'Este Brunswick Hannover Londra 1738-Windsor 1820 Re di Gran Bretagna ed Irlanda (1760-1820) Elettore di Hannover (1760-1815) Re di Hannover (1815-1820) Successe a 22 anni all'avo Giorgio II, nel 1760. Benvoluto perché nato inglese a differenza dei predecessori, in un primo tempo pensò di allargare le prerogative regie, riprendendo i concetti assolutistici dei secoli precedenti, caduti dopo la divulgazione degli ideali illuministici ma ciò gli sollevò contro l'opinione pubblica britannica perciò rientrò nella norma costituzionale, divenendo in seguito il suo più efficace sostenitore. Il suo regno divenne uno tra i più gloriosi della storia inglese e l'Inghilterra in questo periodo aureo può contare sulla validità e competenza di ministri come North, Fox e Pitt che erano tutti animati da un grandioso sogno in cui la loro patria avrebbe avuto al supremazia mondiale in ogni campo. Questo sogno fu però ostacolato dalle defezione delle colonie americane che Giorgio III pensò di ricondurre all'ordine con la forza mediante l'invio nel Nuovo Mondo di un potente esercito terrestre. Ma le vicende persuasero il sovrano e i suoi collaboratori ad abbandonare l'impresa e a firmare la pace di Versailles (1783).La perdita dei territori coloniali oltreoceano fu in parte compensata dall'espansione nella penisola indiana per opera della potente Compagnia delle Indie Orientali e dal sorgere di colonie e stazioni inglesi lungo le principali rotte mondiali di navigazione cosicché l'Inghilterra si affermò come prima potenza mondiale marittima. Giorgio III contrastò tenacemente la Francia rivoluzionaria e quella napoleonica. La pazzia manifestatasi in lui prestissimo ed alternata prima a lunghi periodi di lucidità divenne definitiva nel 1810 anno in cui assunse la reggenza i figlio Giorgio IV. Nel 1815 Giorgio III divenne anche re di Hannover e morì nel 1820. Thomas Jefferson Shadwell 1743-Monticello (Virginia) 1826 D'origine media borghese fu un convinto assertore dei diritti delle colonie inglesi in America contro la madrepatria, sostenendo i movimenti che si proponevano di raggiungere, presso il Parlamento Britannico, un accordo che desse più libertà e meno tasse ai coloni americani. Nel 1770 insieme a Sam Adams e a Richard Lee organizza un movimento per il distacco dall'Inghilterra che riceve poi forte impulso dall'opuscolo "Common Sense" di Thomas Paine. Nel 1774 pronuncia un solenne discorso, evidenziando i motivi della separazione dall'Inghilterra. Nel 1775 è eletto al neonato Congresso e nel 1776 fu presidente della commissione che redasse la Dichiarazione d'Indipendenza. Partecipò alla riunione del 1787 per stabilire una Costituzione e fondò il partito repubblicano (oggi Democratico). Fu governatore della Virginia e quindi dal 1801 al 1809 il terzo presidente degli Stati Uniti. Rifiutò come Washington il terzo mandato ritirandosi a vita privata. Benjamin Franklin Boston 1706-Filadelfia 1790 Autodidatta di origini umili si dimostrò un valido scienziato nonché inventore ed ambasciatore. Pubblicò scritti di divulgazione culturale: il noto "Almanacco del buon uomo Riccardo" che conteneva quest'arguta operetta: "Da un magistrato si recò un fattore -il mio toro,illustrissimo signore, con un de' vostri essendosi arrabbiato in un duello l'ha testè ammazzato. Sono umiliato per la mala azione che posso far, per dar soddisfazione?- -Il tuo toro, buon uomo, devi darmi o il prezzo del defunto puoi pagarmi, è chiaro-disse il giudice- e il fattore -Scusatemi ho commesso un lieve errore. Il toro morto è il mio, ne sono afflitto, e fu il vostro a commettere il delitto- e il giudice affermò con compunzione -Ma questo cambia tutta la situazione-" Partecipò alla vita pubblica come deputato,eletto nel 1747 membro dell'Assemblea di Pennsylvania e fu direttore generale delle poste. trattò le relazioni tra colonie americane e madrepatria inglese. nel 1753 servendosi di un aquilone innalzato durante un temporale riuscì a dimostrare che il fulmine è un fenomeno elettrico, inventò il parafulmine, gli occhiali bifocali, la stufa metallica e il perfezionamento dell'armonica a bicchieri, uno strano strumento di antichissima origine. nel 1766 fu inviato a Londra per presentare al Parlamento le rimostranze dei coloni verso lo Stamp Act che verrà abolito.nel 1775 il Congresso di Filadelfia inviò tre delegati per sollecitare l'appoggio della Francia, tra essi Benjamin Franklin che riportò un successo senza precedenti come attesta uno storico del tempo"Franklin apparve alla corte vestito con gli abiti di un coltivatore americano,i suoi capelli non incipriati, il suo cappello rotondo,il suo vestito di panno bruno facevano contrasto con gli abiti raffinati,le pettinature incipriate dei cortigiani di Versailles. Questa novità affascinò le donne francesi. Si diedero delle feste eleganti in onore del Dottor Franklin che riuniva la fama di uno dei più abili fisici alle virtù patriottiche che lo avevano fatto diventare apostolo della libertà. io ho assistito ad una di quelle feste, in cui la più bella tra trecento donne fu designata per deporre sui bianchi capelli del filosofo una corona di alloro e due baci sulle guance di quel saggio vecchio. fin nel palazzo di Versailles, all'esposizione delle porcellane di Sevres, si rendeva sotto gli occhi del re, il medaglione di Franklin con questa scritta -Eriquit caelo fulmine, sceptrumque tyrannis- (strappò al cielo il fulmine e lo scettro ai tiranni)".dopo questa visita ne seguirono altre finche dopo la battaglia di Saratoga vinta dall'esercito americano (1777)riuscì a convincere la Francia a scendere in campo contro l'Inghilterra, con la quale firmò nel 1783 il trattato di pace di Versailles. fu presidente della Pennsylvania, delegato nella Convenzione Federale del 1787. George Washington Bridges Creek (Virginia) 1732- Mount Vernon 1799 Esercitò dapprima la professione d'agrimensore, divenendo poi, nel 1752, per la morte del fratello Lawrence, che gli lasciò il gran dominio di Mount Vernon, uno dei maggiori notabili della Virginia. Servì come ufficiale nella guerra contro i Francesi in Canada (1753-1758) e quando le 13 colonie assunsero un atteggiamento ostile a Londra fu inviato dalla Convenzione della Virginia al Primo Congresso di Filadelfia (1774) ed al secondo (1776) dove rappresentò le tendenze indipendentistiche favorevoli a soluzioni estreme. Nominato (1775) comandante in capo delle forze armate, pur non essendo uno stratega, l'energia, il patriottismo, e la tenacia da lui dimostrate ebbero ragione dell'Inghilterra e donarono l'indipendenza agli Americani. Batté successivamente i generali inglesi Howe, Clinton, Buorgoyne e Cornwallis concludendo la guerra nel 1781 con la battaglia di Yorktown seguita dalla pace di Versailles che riconobbe l'indipendenza delle 13 colonie già proclamata il 4 luglio 1776. Eletto presidente della federazione il 4 marzo 1789 prese possesso della nuova carica il 30 aprile dell'anno successivo, erigendosi ad arbitro, per l'autorità e prestigio indiscussi di cui godeva, tra le due grandi tendenze politiche dei federalisti rappresentata da Hamilton e dei repubblicani raggruppati intorno a Jefferson. Favorevole alle tesi federaliste e alla politica economica di Hamilton, rafforzò la prime e concretò la seconda con i tre fondamentali provvedimenti del Tarif Act, in materia di dogana (1789), del Bank Act, per la creazione di una banca nazionale dì Stato (1791) e del Coinage Act per l'emissione della moneta (1792). In politica estera, dopo la sua rielezione si mostrò favorevole all'isolazionismo proclamando la neutralità degli Stati Uniti (1793). Rifiutò un terzo mandato e prima di ritirarsi dalla vita politica indirizzò alla Nazione un messaggio di commiato (settembre 1796), costituente il suo testamento spirituale. Scaduti i termini del mandato si ritirò a Mount Vernon dove morì. Paul Revere Boston 1735-1818 D'umili origini, lavora come orefice finche nel 1775 avuto sentore di qualche inganno da parte inglese, riesce a scoprire i piani britannici che prevedevano di fermare e disarmare i minuteman con la cattura d'approvvigionamenti e munizioni. Con una lunghissima ed epica cavalcata avvertì del pericolo gli insorti di Lexington. Charles Lord Cornwallis Londra 1738- Ghazipur (India) 1806 Primo marchese di Cornwallis. D'origine nobile fu eletto nel 1760 alla Camera dei Comuni e nel 1763 alla Camera dei Lords. Fu quindi inviato come comandante generale delle truppe in America. Nel 1777 con le sue truppe occupò Filadelfia e nel 1780 assediò e conquistò Charleston e Campden. Sostituito nel 1777 da sir Henry Clinton, si scontrò con le truppe ribelli a Yorktown (1781) dove riportò la sconfitta e tornò in patria. Nel 1786 fu nominato governatore generale del Bengala, durante il suo mandato conquistò Capo Bengala (1786) poi Carnatic ed infine Seringapa (1790). A Tippur Sahib nel 1792 firma la pace, dopo averlo sconfitto, con il maharaja di Mysore. Dal 1798 al 1801 è viceré in Irlanda, nel 1802 trattò come negoziatore la pace d'Amiens e nel 1805 fu nominato Governatore Generale delle Indie Britanniche. James Madison Port Conway (Virginia) 1751- Montpellier (Virginia) 1836 D'origine borghese e di tendenze moderate osteggiò, ma mai violentemente i soprusi compiuti dall'Inghilterra nei riguardi delle colonie americane. Partecipò ai congressi di Filadelfia del 1774 e 1776: in quest'ultimo partecipò all'elaborazione della Dichiarazione d'Indipendenza insieme a Thomas Jefferson, Benjamin Franklin, George Washington e John Adams. Dopo la vittoria insieme a Benjamin Franklin fece da mediatore tra il partito Federalista Centralista e il partito Federalista Repubblicano durante il Congresso del 1789 a Filadelfia per la discussione della Costituzione. Fu presidente dal 1809 al 1817 e fu chiamato il Padre della Costituzione per aver varato il piano della Virginia mediante la quale i 13 stati formarono, da una Lega che erano, una Federazione con un supergoverno che pur lasciando ampie autonomie agli stati imponeva loro leggi fondamentali alle quali non potevano sottrarsi. John Adams Braintree 1735-1825 Di modeste origini partecipò al Primo Congresso di Filadelfia (1774) ed al Secondo (1776) ove prese parte alla stesura della Dichiarazione d'Indipendenza. Dopo la guerra, partecipò, iscritto nel partito Federalista -centralista (oggi Repubblicano) alla stesura della Costituzione nel 1789.Fu quindi eletto vicepresidente di George Washington dal 1789 al 1797. Quando Washington rifiutò il terzo mandato fu nominato secondo Presidente degli Stati Uniti d'America. Cercò di unire il paese in campo economico, attuando riforme sul territorio ma con scarso successo. Al termine del mandato si ritirò a vita privata nella cittadina di Baintree. Marie Joseph Paul Rochyves Gilbert LaFayette Saint Roch de Chavagnac 1757- Parigi 1834 Di nobili origini francesi fu ufficiale dell'esercito di Noaills, tentò di indurre il suo governo ad entrare in guerra a fianco dell'America dove si trasferì il 26 aprile 1777 partecipando alla Guerra d'Indipendenza (1777-1779). Tornato in patria nel febbraio del 1779 organizza un corpo di spedizione francese con il quale ritorna in America il 27 aprile 1780 e pattuglia le acque di New York. Nel 1781 torna in Francia dedicandosi alla politica. Nel 1787 è assistente notabile e nel 1789 è nominato membro degli Stati Generali e presenta alla Costituente e presenta una Dichiarazione dei Diritti. Dopo la presa della Bastiglia organizza la Guardia Nazionale, il club dei "Fogliandi" e propugnò una monarchia costituzionale in uno stato liberale. Nel 1792 combattendo gli Austriaci e fu liberato dopo il trattato di Campoformio. Fu avversario di Napoleone e dopo un fallito colpo di stato prese la via dell'esilio (20 agosto 1792). Favorì la restaurazione della monarchia (1815). Deputato liberale dal 1818 al 1827 prese parte alla rivoluzione del 1830 in favore di Luigi Filippo che lo costrinse all'isolamento politico per aver sconfessato la sua azione a favore dei moti liberali europei del 1831. Friedrich Wilheim Von Stauben Madgemburgo (Germania) 1730- Steubenville (Ohio) 1795 Di nobili origini fu tenente dell'esercito prussiano nel 1749, partecipò alla Guerra dei Sette Anni ma fu congedato nel 1762. Accorso in aiuto di Ribelli americani operò come ispettore generale delle reclute. Partecipò alle battaglie di Yorktown e Monmouth. Richard Howe Londra 1726-1799 Conte. Di nobili origini si arruola nella marina militar e con il grado di contrammiraglio nel 1766 conduce la flotta inglese nelle Antille. E' quindi inviato come ammiraglio delle forze navali inglesi in America dove combatte contro i franco-spagnoli. Riesce a sconfiggere l'avversario francese, che pure era superiore in numero nel 1778 e libera dagli Spagnoli Gibilterra nel 1782. Richiamato in patria dal 1783 al 1788 è nominato Primo Lord dell'Ammiragliato. Tornato in servizio attivo a causa delle mire espansionistiche dell'imperatore francese Napoleone Bonaparte, il primo giugno 1794 a Brest, nel canale della Manica, batte le forze francesi. John Buorgdyng Sutton (Bedfordshire) 1722- Londra 1792 Di nobile famiglia, si arruola nell'esercito e prende parte alla Guerra dei Sette Anni (1756.1763) e si segnala come brigadiere generale combattendo contro il Portogallo. Inviato in America vince l'esercito continentale a Ticonderoga e a Fort Edward (1778). Il 17 settembre 1781 taglia i rifornimenti ed isola la città di Saratoga, che viene però liberata e si ritira a Yorktown dove accetta la resa. Richiamato in patria si trasferisce in Irlanda dove scrive e pubblica "State of the expedition from Canada" (1780). Redige inoltre numerose poesie e drammi che saranno pubblicati postumi in due volumi nel 1808. sir Henry Clinton Londra 1738- Gibilterra 1795 Di nobili origini, intraprese la carriera militare e si distinse col grado di colonnello durante la Guerra dei Sette Anni contro la Francia (1756-1763). E' quindi inviato col grado di generale nelle colonie ribelli. Nel 1777 dopo la sconfitta di Lord Cornwallis a Saratoga è nominato nuovo comandante in capo delle truppe inglesi. Nel 1779 decise si conquistare Charleston, impresa fallita in passato, e a tal scopo fa invadere tutta la South Carolina e quindi riuscì ad espugnare la città. Tentò di ridurre alla resa le truppe ribelli fino alla sconfitta di Yorktown (1781) dove fu costretto alla resa. Nel 1782 è richiamato in patria e nel 1790 è eletto deputato. Nel 1794 assume il ruolo di governatore di Gibilterra. George Brydges Rodney Londra 1719-1792 Barone. Di nobili origini si arruolò nell'esercito inglese e quindi nella marina militare britannica. Nel 1747 si segnala nella battaglia navale di Quessan contro i Francesi. Nel 1759 attacca causando numerose perdite ai convogli francesi in Normandia e nella Manica. Nel 1762 l'ammiraglio conquista le isole di Martinica, Santa Lucia e Grenada, che riprenderà anche durante la Guerra d'Indipendenza. A causa di una rovina finanziaria si reca in Francia ma è incarcerato finche i suoi influenti amici riescono farlo liberare. Richiamato per partecipare al conflitto con le colonie e nel 1780 conquista e libera dagli Spagnoli Capo Vincente, quindi anche Gibilterra, e momentaneamente anche Minorca. Espugna Domenica e nel 1782 l'isola di Giamaica August Wilheim Neidhardt Gneiseau Schildau (Targau) 1760- Poznam 1831 Conte. D'origine nobile servì dapprima l'esercito austriaco, passò quindi all'esercito prussiano. Giovanissimo nel 1780 prese parte alla Guerra d'Indipendenza insieme all'esercito inglese e fu catturato dopo la resa di Yorktown (16 ottobre 1781). Ritorna ferito nel 1783 in Europa ed entrato nel 1786 in Prussia, a Kolbay, nel 1807 gli è affidato il compito di riorganizzare l'esercito prussiano. E' congedato nel 1809 dopo le vittorie napoleoniche su Inghilterra, Prussia e Austria. Nel 1813 è scelto come capo si stato maggiore di Blùcher, dì cui fu considerato la mente direttiva da Lipsia a Waterloo, dove la vittoria prussiana fu determinata dal suo tempestivo intervento.Nominato feldmaresciallo dopo la vittoria divenne governatore di Berlino (1818). Morì mentre era al comando supremo delle truppe prussiane contro i polacchi insorti (1830). Presidenti degli USA George Washington (1732-1799)1789-1793 1793-1797 (rifiuta il 3° mandato)federalista John Adams (1735-1826)1797-1801federalista Thomas Jefferson (1743-1826)1801-1805 1805-1809 (rifiuta il 3° mandato)democraticorepubblicano James Madison (1751-1836)1809-1813 1813-1817democraticorepubblicano James Monroe (1758-1831)1817-1821 1821-1825indipendente John Quincy Adams (1767-1848)1825-1829indipendente Andrew Jackson (1767-1845)1829-1833 1833-1837democratico Martin Van Buren (1782-1862)1837-1841democratico William Harry Harrison (1773-1841)1841 assassinato whig John Tyler (1790-1862)1841-1845whig James Polk (1795-1849)1845-1849democratico Zachary Taylor (1784-1850)1849-1850 morto di enterocolitewhig Millard Fillmore (1800-1874)1850-1853whig Franklin Pierce (1804-1869)1853-1857democratico James Buchanan (1791-1868)1857-1861democratico Abraham Lincoln (1809-1865)1861-1865 1865 assassinato repubblicano Andrew Johnson (1808-1875)1865-1869democratico Ulysses Simpson Grant (1822-1885)1869-1873 1873-1877 repubblicano Rutherford Hayes (1822-1883)1877-1881repubblicano James Garfield (1831-1881)1881 assassinato repubblicano Chester Arthur (1837-1908)1881-1885repubblicano Grover Cleveland (1837-1908)1885-1889 1893-1897democratico Benjamin Harrison (1833-1901)1889-1893repubblicano William McKinley (1843-1901)1897-1901 1901 assassinato repubblicano Theodore Roosevelt (1858-1919)1901-1905 1905-1909repubblicano William Howard Taft (1857-1930)1909-1913repubblicano Thomas Woodron Wilson (1856-1924)1913-1917 1917-1921democratico Warren Harding (1865-1923)1921-1923 morto di polmoniterepubblicano Calvin Coolidge (1872-1933)1923-1925 1925-1929repubblicano Herbert Hoover (1874-1964)1929-1933repubblicano Franklin Delano Roosevelt (1882-1945)1933-1937 1937-1941 1941-1945 1945 morto di emorragia cerebraledemocratico Harry Truman (1884-1972)1945-1949 1949-1953democratico Dwight David Eisnhower (1890-1963)1953-1957 1957-1961repubblicano John Fitzgerald Kennedy (1917-1963)1961-1963 assassinatodemocratico Lyndon Baines Johnson (1908-1973)1963-1965 1965-1969democratico Richard Nixon (1913-1994)1969-1973 1973-1974 dimissionario repubblicano Gerald Ford (1913)1974-1977repubblicano James Earl Carter (1924)1977-1981democratico Ronal Wilson Reagan (1911)1981-1985 1985-1989repubblicano George Bush sj (1924)1989-1993repubblicano William Jefferson Clinton (1946)1993-1997 1997-2001democratico George Walker Bush jr (1950)2001repubblicano la rivoluzione Americana La pace di Parigi del 1763 mise fine alla GUERRA dei 7 ANNI ed anche al conflitto che opponeva Francesi ed Inglesi in America. Di conseguenza, le colonie americane furono assoggettate ad una legislazione mercantilistica che, pur limitandone lo sviluppo economico a favore dell'Inghilterra, le lasciava praticamente indenni dal fiscalismo inglese e largamente libere di dedicarsi al contrabbando. Tuttavia, a partire dal 1764, il controllo inglese sul contrabbando divenne sempre più attento e nel 1766 entrò in vigore una legge che imponeva il pagamento di un bollo sugli atti pubblici ed i giornali. Il primo tentativo di tassare gli americani provocò immediate proteste. I coloni, che non avevano diritto di voto per il Parlamento di Londra, contestarono il diritto del governo di tassarli in base al principio no taxation without representation (=niente tasse senza rappresentanti in Parlamento). La tensione tra le colonie americane e il governo inglese (che il nuovo re Giorgio III aveva affidato ai Tories) divenne particolarmente acuta nel 1773 quando la COMPAGNIA ORIENTALE delle INDIE venne autorizzata dal Parlamento Inglese a vendere direttamente il suo tè alle colonie americane. Fino a quel momento i mercanti americani avevano preferito procurarsi il tè di contrabbando dagli olandesi, ma, con l'entrata in scena del prodotto della Compagnia, i prezzi sarebbero diventati così bassi da rendere inutile il contrabbando stesso. Questa situazione era una dimostrazione schiacciante che il Parlamento di Londra era completamente asservito agli interessi della COMPAGNIA ORIENTALE delle INDIE. Nel dicembre 1773, mentre tutto il Paese era già in agitazione, un gruppo di bostoniani rovesciò in mare il carico di tè che si trovava a bordo delle navi della Compagnia. Subito il governo inglese intervenne con una serie di provvedimenti repressivi contro la colonia del Massachusetts. Un congresso di delegati delle colonie si riunì così a Filadelphia e invitò gli americani a un boicottaggio totale delle merci di provenienza inglese, mentre contemporaneamente si invitava re Giorgio III a contrastare con la propria autorità la tirannide del Parlamento. Di fronte ai massicci invii di truppe dall'Inghilterra, un secondo congresso, tenutosi a Filadelphia nel maggio 1775, decise di procedere alla costituzione di un esercito di liberazione agli ordini di George Washington, già ufficiale nella precedente guerra contro i Francesi e che godeva di un indubbio prestigio personale anche al di fuori della sua Virginia. L'anno successivo, il 4 luglio 1776, il Congresso di Filadelphia approvò una Dichiarazione d'Indipendenza cui aveva dato un contributo essenziale il proprietario terriero virginiano Thomas Jefferson, la cui cultura politica era imbevuta delle idee di Montesquieu e di Rousseau. La guerra d'indipendenza durò fino al 1783. Dal 1778 le colonie poterono godere del decisivo appoggio militare francese, negoziato dall'ambasciatore a Parigi Benjamin Franklin. Al congresso di pace tenuto a Versailles, presso Parigi, nel settembre 1783, le colonie furono riconosciute dall'Inghilterra come Stati Uniti d'America, mentre la Francia ebbe una rivincita se non territoriale almeno di prestigio. Mentre la guerra era ancora in corso, il Congresso di Filadelphia aveva proposto, sin dal novembre 1777, all'approvazione dei singoli Stati un progetto di costituzione; solo nel marzo 1781 questi articoli di confederazione ebbero l'assenso delle assemblee di tutti e tredici gli Stati. Questa prima Costituzione americana sanciva la priorità degli Stati sulla confederazione: essi erano nati e si erano dati una costituzione prima o almeno indipendentemente dalla dichiarazione del 4 luglio 1776 e perciò non intendevano rinunciare alla loro piena sovranità. I poteri affidati all'organo confederale, il Congresso, risultarono perciò piuttosto deboli. Il timore di una disgregazione della confederazione indusse a convocare nel 1787 un nuovo congresso costituente a Filadelphia. Il nuovo testo accrebbe i poteri dello Stato federale sui singoli Stati e creò la figura di un presidente elettivo. Le elezioni ebbero luogo il 4 febbraio 1789 e George Washington risultò il primo presidente degli Stati Uniti. GUERRA dei 7 ANNI che si componeva di due conflitti distinti: Prussia contro Austria e Francia contro Inghilterra. Essa assunse quasi le dimensione di una guerra mondiale e portò, in America ed in India, all'affermazione dell'Impero Coloniale Inglese. Una nuova trasformazione della carta politica europea riguardò la Polonia che fu spartita pacificamente fra Austria, Prussia e Russia. Le colonie: imperi e sistemi. Dall'Asia all'America Fino all'arrivo degli Olandesi la presenza europea in ASIA si limitava alle basi commerciali. Il dominio olandese a Ceylon ed a Giava fu il primo esempio di sovranità coloniale diretta. Il primo vero impero coloniale in Asia fu quello costituito dagli Inglesi in India. Qui l'impero di Moghul aveva dovuto affrontare il problema della convivenza tra la civiltà dei conquistatori islamici e quella indù. Dalla fine del '600 il paese precipitò nel caos per la resistenza armata degli indù e fu esposto alle incursioni e devastazioni degli afghani. Di ciò approfitterà la COMPAGNIA ORIENTALE delle INDIE che, dopo aver sconfitto i rivali francesi creerà, nel Bengala, le premesse dell'impero britannico in India. La crisi delle imprese minerarie e lo spopolamento condussero invece l'AMERICA spagnola ad assumere sempre più i caratteri di una economia agraria dominata dal latifondo e dall'allevamento. Nei primi decenni del '700 l'argento messicano conobbe una nuova fase di prosperità, grazie al miglioramento della vita economica europea; a questa situazione va ricondotto anche lo sviluppo del Brasile, dove l'attivazione delle miniere d'oro compensò il declino delle piantagioni di zucchero. Nel corso del XVIII secolo l'installazione di coltivazioni di zucchero trasformò invece l'economia delle Antille. Gli Inglesi ed i Francesi dettero un impulso decisivo allo schiavismo; alla fine del secolo la maggioranza della popolazione delle Antille era costituita da schiavi negri. La Virginia inglese divenne economicamente importante per le piantagioni di tabacco; a Nord si svilupparono gli insediamenti rurali dei puritani e degli altri dissidenti inglesi. Ancora più a Nord cresceva lentamente il Canada francese, punto di partenza per l'esplorazione dell'Ovest americano. Montesquieu stessi. Sintomatico è lo spirito nuovo con cui ora viene trattata la storia: l'interesse viene ora indirizzato alla cernita selezionata, tra i fatti stessi, di quelli più importanti e significativi per delineare una storia progressiva dello «spirito umano». Vengono eliminati i dettagli delle guerre, i negoziati diplomatici, gli eventi della storia dinastica, per far posto a tutti quegli avvenimenti, come scoperte geografiche, navigazione, commerci, ecc., che segnano un acquisto sulla via dell'incivilimento dei popoli, secondo l'ideale storiografico delineato da Voltaire nel suo «Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni». Lo scopo della storia è quindi quello di attingere, al di là delle differenze fittizie indotte negli uomini dalle tradizioni locali, ciò che è fondamentale e comune a tutti. Essi nascono provvisti dalla natura di alcuni diritti inalienabili, i «DIRITTI dell'UOMO»; in questo richiamo alla tradizione giusnaturalistica, che è il vero cemento filosofico di tutto il secolo, ciò che l'Illuminismo tuttavia vi aggiunge di suo è la capacità di mobilitazione intellettuale e l'accento rivoluzionario. La teoria del diritto di natura cui si richiama è quello del «Saggio sul Governo Civile» di Locke. Gli uomini entrano in società per vedere tutelati i loro inalienabili diritti, come la libertà, la proprietà, il diritto di riunione e di parola, la libertà di stampa e di movimento. Con il contratto sociale essi rinunciano ad una parte della libertà incondizionata ed assoluta di cui godevano nello «stato di natura», ma non per divenire sudditi bensì per vedere tutelata e garantita dalla legge la loro sfera d'indipendenza privata, cioè la libertà di disporre di sé e dei propri beni nella sicurezza del diritto. La legge vincola, ad un tempo, i cittadini ed il sovrano e quando quest'ultimo tenti di violare il contratto originario trasformandosi da sovrano legittimo in despota, i cittadini hanno il diritto di opporgli resistenza e di deporlo con un atto rivoluzionario. Lo Stato non deve avere il potere di sindacare le convinzioni morali e religiose dei cittadini, bensì solo quello di garantire il rispetto della legge e la libera coesistenza degli arbìtri privati. Nell'impossibilità, tuttavia, di riconoscersi più o meno in tutta l'Europa dell'epoca all'infuori che in Inghilterra, l'Illuminismo è portato soprattutto a rivendicare, contro lo stato di cose esistente, la libertà dello stato di natura. Di qui l'idoleggiamento del «buon selvaggio», un tema nel quale confluiscono la reazione alle raffinatezze della vita di corte e della società aristocratica in nome di una morale più semplice e schietta, ed il gusto, tipicamente settecentesco, per i viaggi ed i resoconti sulla vita dei popoli lontani dell' Europa, che è al tempo stesso anche un pretesto per porre in risalto, attraverso le differenze ed i contrasti con la vita di questi Paesi, a volte immaginari, gli aspetti negativi della società civile del tempo. E così problemi come quello della giustizia, che avevano formato argomento di meditazione teologica ancora in Leibniz, si trasformano da questioni concernenti la giustizia divina, in problemi schiettamente politici e terreni. L'idea è quelle che l'uomo, nato buono, sia stato corrotto dalla società e che, per il suo riscatto, debba esserci, o il ritorno alla natura o la fondazione di una nuova società. Questi due saranno i poli tra i quali oscillerà il pensiero politico del Rousseau, dal «Discorso sull'ineguaglianza» (in cui la libertà si configura come libertà dalla società) al «Contratto Sociale», in cui la conquista delle libertà è affidata invece ad una società nuova che integri organicamente gli individui «in un corpo comune». In questo contesto prende rilievo anche il concetto della «RELIGIONE NATURALE» e, soprattutto, della tolleranza. La religione naturale è il deismo, cioè l'affermazione di un Essere spirituale supremo, creatore del mondo. Ma di questo Essere, che è il Dio cristiano (anche se liberato da ogni carattere mitologico e dalla dogmatica delle varie Chiese), ci si rifiuta di precisare altro attributo che non sia quello della razionalità. Dio è "soltanto" l'autore nel mondo fisico, ma, una volta creato, il mondo procede per suo conto, in base alle proprie leggi e senza interventi esterni o miracolistici. Le Chiese, con le loro contese teologiche e la loro intolleranza, manifestatasi drammaticamente nelle guerre di religione, corrompono la fede naturale in superstizione, i lumi del cristianesimo nell'oscurantismo e nel fanatismo delle sette. Deista e cristiano nella maggior parte dei suoi esponenti, l'Illuminismo giunge all'ateismo aperto solo nelle correnti materialiste di La Mettrie, D'Holbach ed Helvétius, secondo i quali l'uomo è una macchina, un congegno naturale, le cui attività psichiche sono prodotte e determinate dai movimenti corporei, nei quali agiscono e si continuano i movimenti di tutto l'universo. Perciò tutte le facoltà che si dicono intellettuali non sono altro che modi d'essere e d'agire della materia ad un suo determinato livello di organizzazione. Di fronte a queste tesi che, secondo D'Holbach sono dettate dalla ragione e dall'esperienza, i principi tradizionali della religione, come l'esistenza di Dio, l'immaterialità dell'anima, la vita futura, ecc., sono superstizioni che solamente la malafede di una casta sacerdotale ha potuto mantenere in vita. L'animo umano è un meccanismo le cui molle sono l'interesse, l'ambizione e l'amor proprio. Su queste premesse l'Illuminismo riprende e continua la grande tradizione dei «moralisti», come Vauvenargues, La Rochefoucauld, La Bruyère, ecc., approfondendo lo studio dei caratteri e l'analisi dei moventi dell'agire umano, così da rinnovare completamente l'immaginazione tradizionale dell'uomo e da dischiudere la via a quella forma letteraria nuova e tipicamente moderna che è il «ROMANZO», con la sua costruzione di personaggi e psicologie lucidamente meditate di cui sono tipici esempi i romanzi epistolari del '700 francese e, tra questi, «Les liaisons dangereuses» di Chonderlos de Laclos. Cade l'ideale rigoristico della virtù come mortificazione dei bisogni naturali e, nell'intreccio degli egoismi, nella ricerca sfrenata dell'interesse personale si scopre la molla della divisione del lavoro, dell'incremento dei traffici, dello sviluppo del commercio e della varia operosità umana: così che quelli che sembrano vizi privati si scoprono pubblici benefici. Per altra via, il vagheggiamento dello stato di natura, della schiettezza e della semplicità dei costumi originari ed incorrotti stimola invece (con Rousseau, Bernardin de Saint-Pierre ed altri) la nascita di una sensibilità nuova, fatta di espansioni entusiastiche e sentimentali, che può considerarsi l'autentico preludio alla sentimentalità dei romantici. Fenomeno multiforme e complesso questo, che abbraccia nel suo arco eventi come la rivoluzione industriale e l'impetuoso sviluppo della scienza moderna. la rivoluzione inglese Nel 1603 si estinse con Elisabetta I la dinastia dei Tudor perché la regina non aveva eredi diretti: La corone inglese passò quindi al discendente più prossimo Giacomo VI, re di Scozia e figlio di Maria Stuart, già condannata a morte. Divenuto Giacomo I d' Inghilterra, il nuovo sovrano unificò per la prima volta le corone d'Inghilterra e di Scozia. A ciò si aggiunga che nella seconda metà del '500 i re inglesi avevano iniziato un'intensa penetrazione in Irlanda a partire dall'Ulster, cattolico da sempre e sempre pronto a ribellarsi agli invasori anglicani. La Chiesa Anglicana era retta da una struttura verticale assai rigida: il re nominava i vescovi e questi controllavano i parroci, mentre tutti i fedeli erano tenuti ad usare il LIBRO delle PREGHIERE ANGLICANE. Ma esistevano moltissimi gruppi di dissidenti: i calvinisti di rigida osservanza, chiamati puritani e numerose altre sette. Ciò che accomuna questi oppositori religiosi era il rifiuto delle autorità vescovili e del Libro di Preghiere e la richiesta della libertà di coscienza e dell'affermazione del diritto dei fedeli ad eleggere i propri parroci. Questa sovranità dei fedeli poteva convergere con le idee politiche di sovranità popolare e di diritto alla ribellione alla tirannide dei re. Alle tensioni di origine religiosa, con l'avvento al trono di Carlo I, si aggiunse il conflitto tra il re ed il Parlamento che gli negò il diritto di imporre tasse senza il suo consenso. In proposito il Parlamento presentò una «PETIZIONE dei DIRITTI» con la quale si ricordava che i sudditi avevano ereditato la sicurezza di "non poter essere costretti a pagare tasse, imposte o contributi senza il comune consenso dato in Parlamento". Carlo I lo sciolse e non ne convocò altri per 11 anni, facendo fronte ai bisogni finanziari con espedienti contrari alla tradizione del Paese (per esempio contraendo debito). La situazione cominciò a precipitare quando la Scozia si ribellò alla politica religiosa del sovrano e le truppe regie non riuscirono a sedarla. Carlo I fu costretto a convocare di nuovo il Parlamento che, invece di appoggiarlo, emanò una serie di leggi contro l'assolutismo. Nello stesso periodo Carlo I si trovò a fronteggiare anche la rivolta d'Irlanda. Nel 1642 il re fu costretto a fuggire da Londra e prepararsi a combattere con la forza il Parlamento. A favore del sovrano si schierò la Chiesa Anglicana, mentre il Parlamento poté contare sull'appoggio dei puritani e di LA RIVOLUZIONE AMERICANA I) La colonizzazione inglese del Nordamerica è avvenuta dall'inizio del '600 sino alla metà del '700, per due motivi: economici (compagnie commerciali, speculatori, singoli grandi proprietari), politico-religiosi (minoranze in cerca di quella libertà politica e/o religiosa negata in patria dall'assolutismo degli Stuart: Padri Pellegrini, calvinisti, che sbarcarono in America nel 1620 da una nave olandese, la May-Flower; emigrati puritani e quaccheri un decennio dopo; nel 1634 i dissidenti cattolici, e così via). Molte di queste emigrazioni venivano assecondate dalla corona inglese allo scopo di controbilanciare la presenza in America di colonie francesi e spagnole. II) L'economia delle colonia del SUD era incentrata sulle piantagioni (tabacco, riso e più tardi cotone); si fondava sulla grande proprietà e si reggeva sul lavoro degli schiavi di origine africana. I primi negri sbarcarono in Virginia nel 1619 in qualità di servi. La schiavitù come istituto giuridico ebbe sanzione ufficiale nel 1661 per garantire ai piantatori una manodopera che non abbandonasse i campi al termine del contratto. L'Inghilterra, dopo la pace di UTRECHT del 1713 ottenne una sorta di monopolio sul traffico degli schiavi. Viceversa, nelle colonie del NORD (Nuova Inghilterra) e del CENTRO (ex-Olandesi) non si utilizzavano gli schiavi. Le attività principali erano quelle commerciali-industriali e delle piccole aziende contadine. In quelle del CENTRO vi erano anche molti olandesi-svedesi-tedeschi. III) L'economia delle colonie inglesi era strettamente integrata con quella della madrepatria, che si riservava il monopolio sui commerci. Solo le navi inglesi potevano accedere ai porti del Nordamerica e tutte le merci dirette alle colonie dovevano passare per la Gran Bretagna. La quasi totalità della produzione coloniale (tabacco-riso-legname-pesce-olio di balena-rhum-pellicce) era destinata ai mercati inglesi. Mentre l'industria locale era spesso ostacolata per evitare che entrasse in concorrenza con quella della madrepatria. Le colonie però avevano sviluppato anche un fiorente commercio clandestino con i Caraibi. IV) Sul piano politico, le colonie erano poste sotto il controllo di un Governatore di nomina regia, affiancato da Consigli anch'essi nominati dall'alto. Ma ogni colonia ben presto costituì una propria assemblea legislativa, eletta dai cittadini, con cui cercava di rivendicare una libertà d'iniziativa economica e di condizionare i poteri del governatore (ad es. controllandone la politica finanziaria e tributaria). Analoghe esperienze di governo rappresentativo non esistevano in alcuna parte del mondo. Naturalmente i valori politici che queste colonie professavano: pluralismo e tolleranza, non si applicavano ai negri né agli indiani. I coloni si consideravano come una sorta di "popolo eletto", destinato a realizzare il "vero cristianesimo". Pur essendo fuggiti dall'Inghilterra per motivi politici o religiosi, essi si sentivano ancora legati alla madrepatria, anche perché i legami reciproci delle 13 colonie erano ancora troppo deboli perché potesse svilupparsi un'identità americana. V) Queste colonie, in seguito allo sviluppo della popolazione, vennero a trovarsi in lotta con le vicine colonie francesi del Canada e della Luisiana. Durante le guerra di successione spagnola in Europa (1700-14) e dei sette anni (1756-63), i coloni inglesi riuscirono a conquistare il Canada e la Luisiana. Tuttavia, i rapporti tra le colonie e la madrepatria peggiorarono proprio dopo la pace di Parigi del 1763. Il governo inglese infatti cercò di riservarsi tutti i vantaggi della vittoria riportata sulla Francia, vietando ai coloni lo sfruttamento dei territori conquistati, che vennero sottoposti al diretto controllo della Corona. Non solo, ma la Corona fece ricadere sui propri domini coloniali le spese occorrenti alla difesa e all'amministrazione dei territori conquistati aumentando imposte e dazi doganali: in particolare istituì una tassa di bollo per tutti gli atti pubblici, i documenti notarili e i contratti commerciali. In tal modo poteva rimpinguare le casse dell'erario, svuotatesi propria a causa delle guerra antifrancesi. VI) I coloni naturalmente reagirono, anche perché, vinta la dominazione francese in Canada e Luisiana, non avevano più bisogno di protezione da parte della madrepatria. Essi, avendo da tempo ottenuto ilo riconoscimento del diritto di votare in proprio le tasse che dovevano pagare, si sentivano in dovere di pretendere una loro rappresentanza nel parlamento inglese. Ma il governo inglese, piuttosto che concedere tale rappresentanza, ritirò la tassa di bollo. Sennonché, nel 1767, il Parlamento inglese, per sostituire il mancato gettito del bollo, impose forti dazi su thè-carta-vetro-materie coloranti. I coloni decisero di boicottare tali merci, evitandone l'import e il consumo. Il governo inglese nel '73 assegnò alla Compagnia delle Indie il monopolio della vendita del thè nel continente americano: essa, per stroncare il contrabbando, ricorse al dumping (vendere sottocosto). I coloni assalirono alcune navi della Compagnia gettandone il carico in mare. Londra reagì chiudendo il porto di Boston e sostituendo in tutte le colonie i giudici americani con propri funzionari. VII) La ribellione divenne aperte e generalizzata. In due Congressi continentali a Filadelfia ('74 e '76) i delegati di tutte le colonie decisero di boicottare tutte le merci inglesi e di istituite un esercito comune, affidandone il comando a George Washington. Inoltre emanarono la Dichiarazione d'Indipendenza ('76), che sancì la definitiva rottura con la madrepatria. Erano nati gli Stati Uniti d'America. In Europa il conflitto trovò Francia-Spagna-Olanda apertamente favorevoli ai coloni. Con Trattato di pace di Versailles ('83), l'Inghilterra riconosce l'indipendenza alle 13 colonie. VIII) Ottenuta l'indipendenza, i 13 Stati sovrani convocano a Filadelfia nell'87 una Convenzione Nazionale per darsi un ordinamento costituzionale. La struttura del nuovo organismo politico assunse carattere di Repubblica federale: al governo centrale fu attribuita piena sovranità su politica estera ed economica, difesa e controversie tra gli Stati dell'Unione; ai singoli Stati furono riconosciuti ampi poteri di autogoverno in materia di scuole, tribunali, polizia, lavori pubblici, sistema elettorale, ecc. Si affermò il principio della separazione dei poteri. Il diritto di voto, prima legato alla proprietà, venne esteso a tutti i cittadini maschi che pagassero le tasse. IX) Il potere esecutivo fu affidato a un Presidente (il primo fu Washington) eletto ogni 4 anni da un'assemblea di "Grandi elettori" designati dagli Stati. Il Presidente era insieme Capo dello Stato e del Governo, deteneva il comando delle forze armate, nominava i giudici della Corte Suprema, i titolari di molti importanti uffici federali, poteva bloccare col suo veto le leggi approvate dal Congresso. Il potere legislativo affidato a un Congresso composto di due Camere: dei deputati (eletti in proporzione al numero degli abitanti dei singoli Stati, competenti soprattutto per le questioni finanziarie), e dei senatori (due per ciascuno Stato, preposti soprattutto al controllo della politica estera). Il Congresso poteva mettere in stato d'accusa il Presidente e destituirlo. Il potere giudiziario affidato alla Corte Suprema federale, composta da giudici vitalizi nominati dal Presidente della Repubblica con l'assenso del Senato. X) La Costituzione fu approvata da 11 Stati su 13. Gli antifederalisti (ceti medio-bassi e piccoli coltivatori che vedevano nel governo centrale un possibile strumento in mano alle oligarchie finanziarie) ottennero una parziale soddisfazione delle loro richieste con l'approvazione congressuale, fra l'89 e il '91, di 10 articoli aggiuntivi (emendamenti) alla Costituzione. LA COSTITUZIONE AMERICANA DI FILADELFIA 1. Ottenuta l'indipendenza dall'Inghilterra, gli Stati Uniti d'America convocarono a Filadelfia, nel 1787, un'assemblea straordinaria, detta Convenzione, per darsi una Costituzione. Uno storico che si accingesse ad analizzare i documenti di questa Convenzione non dovrebbe assolutamente prescindere dallo studio della campagna politica condotta dal blocco borghesia/piantatori prima della sua convocazione, né da un esame del comportamento tenuto da tale blocco al momento della ratifica da parte dei singoli Stati della Costituzione. Come noto, infatti, nelle loro dichiarazioni alle convenzioni di ratifica e nei pamphlets propagandistici rivolti alla nazione, i federalisti (cioè i sostenitori della Costituzione) a volte dichiarano l'opposto di ciò che i partecipanti alla Convenzione di Filadelfia si dicevano a livello ufficioso. 2. Un'analisi comparata dell'ideologia federalista mostrerebbe che tale ideologia si è sviluppata a tre diversi livelli: il primo era rappresentato dalle opinioni personali dei federalisti, rintracciabili chiaramente nella loro privata corrispondenza, indirizzata a federalisti come loro o comunque a persone di fiducia; il secondo livello riguardava la loro piattaforma collettiva, in cui le molteplici opinioni personali venivano ricondotte a un comune denominatore. In questo senso si può affermare che la Costituzione del 1787 fu l'espressione della volontà collettiva dei federalisti. Significativo è però il fatto che si raggiunse una piena unità ideologica fra le concezioni di A. Hamilton, leader intellettuale del nord-est borghese, e quelle di J. Madison, leader politico del sud dei piantatori. Il terzo e ultimo livello fu la retorica e la demagogia usate per ottenere i consensi delle masse popolari (vedi i suddetti pamphlets e i discorsi alle convenzioni di ratifica). Molti storici americani identificano tale retorica con l'ideologia tout-court dei federalisti, ma ciò è assai riduttivo. 3. Fra i partecipanti alla Convenzione alcuni politici svolsero un ruolo fondamentale nella stesura della Costituzione. Scarsa influenza invece ebbe G. Washington, il presidente della Convenzione, ch'era stato comandante in capo delle forze armate degli Stati nord-americani durante la guerra d'indipendenza. Come ideologo, egli era nettamente inferiore a J. Madison, A. Hamilton, J. Wilson, E. Randolph, J. Dickinson e G. Morris. In particolare, le idee di fondo della Convenzione furono ispirate da Madison (detto "il filosofo della Costituzione") e da Hamilton. I leaders dell'ala moderata della rivoluzione americana furono unanimemente ritenuti i capi della Convenzione. Non ci fu nessun democratico di spicco tra loro, a parte naturalmente B. Franklin, il quale però, avendo 82 anni e una salute cagionevole, non poté esercitare un ruolo veramente attivo. 4. Quali furono gli ideali dei Padri fondatori dell'America e quali princìpi essi incarnarono nella Costituzione? Anzitutto essi chiesero risolutamente di cancellare gli articoli dell'accordo raggiunto da 13 Stati confederati durante la guerra d'indipendenza (gli Articoli di Unione). Questo documento, approvato dal Congresso Continentale del 1777, proclamava la volontà di associarsi in una lega di fratellanza. Nell'articolo più importante (il secondo) si dichiarava che ogni Stato avrebbe conservato la propria sovranità, libertà e indipendenza nell'uso di quei diritti non espressamente delegati al Congresso Continentale. Poiché il documento non faceva alcun riferimento alla supremazia della Confederazione, gli Stati funzionavano come entità indipendenti, con i loro propri governi. Tutti i diritti del Congresso, specie quelli esclusivi, erano stati accompagnati da dichiarazioni che ribadivano la sovranità degli Stati. La stessa applicazione dei diritti esclusivi, garantiti al Congresso, richiedeva il consenso di almeno nove Stati. Era insomma evidente che l'adozione degli articoli della Confederazione rifletteva un certo grado di immaturità nell'autoconsapevolezza nazionale da parte degli Stati nordamericani neo-indipendenti. 5. I membri della Convenzione di Filadelfia del 1787 erano convinti che i poteri del Congresso Continentale dovevano prevederne un altro, molto importante, senza il quale non avrebbe potuto sussistere l'esercizio del potere di alcun organismo politico. Il Congresso -essi affermarono- era stato privato del diritto d'imporre e riscuotere le tasse dirette e indirette, per cui se esso voleva esercitare i suoi poteri col relativo appoggio finanziario, doveva prima chiedere i fondi alle assemblee legislative degli Stati, restando sempre un loro debitore. Non solo, ma esso era stato privato anche del diritto di regolamentare il commercio interstatale, ovvero del potere d'impedire che scoppiassero delle guerre economiche interne. Al Congresso, solo in teoria era stata concessa la facoltà di arbitrare le dispute interstatali, in pratica esso non aveva i mezzi per far valere le sue decisioni: al massimo esso poteva fare affidamento sulla buona volontà dei governatori dei singoli Stati. 6. I delegati alla Convenzione di Filadelfia contestarono anche il fatto che delle tre possibili forme di potere -legislativo, esecutivo e giudiziario- gli articoli di unione della Confederazione prevedevano solo l'istituzione di un corpo legislativo, quello appunto del Congresso. Il corpo esecutivo altro non era che un settore di quest'ultimo. Il Congresso poteva disporre di qualunque commissione per controllare l'applicazione delle sue direttive, sicché il potere esecutivo risultava molto frammentato. 7. Infine venne sottoposta a critica l'intera organizzazione del Congresso. La Camera infatti disponeva di membri che ogni anno dovevano essere confermati e che potevano essere richiamati dagli Stati in qualunque momento. Alle assemblee del Congresso ogni Stato aveva solo un voto, a prescindere dai delegati che aveva inviato. L'esistenza del Congresso a volte rischiava d'essere completamente dimenticata (una delle sue assemblee venne presenziata dai delegati di soli tre Stati). Soltanto nel 1784 il Congresso decise di stabilire un quorum per ratificare un accordo con l'Inghilterra, al fine di riconoscere l'indipendenza nord-americana. 8. Fu così che la Convenzione di Filadelfia soppresse gli articoli della Confederazione e approvò la Costituzione, in virtù della quale venivano concessi ampi poteri al governo centrale e, ciò che più importa, si decideva di considerare la legge federale superiore alle leggi degli Stati. Fra le prerogative riconosciute al governo nazionale degli Stati Uniti, particolarmente significativa era il diritto d'imporre e riscuotere le tasse dirette e indirette, nonché la facoltà di regolare il commercio interstatale, di battere moneta e di mantenere un esercito e una flotta. Il governo federale venne dunque investito del potere "di spada e di borsa", a lungo sognato da Madison, Hamilton e altri. La Costituzione, le leggi e gli accordi stabiliti dal governo furono dichiarati "legge suprema" del Paese, anche nel caso di contrasto con le costituzioni e le leggi dei singoli Stati. Il Congresso Continentale avrebbe preferito aggiungere altri articoli a quelli della Confederazione, oppure emendare quelli già presenti, ma i membri della Convenzione non ne vollero sapere: ormai era passata l'idea di creare una nuova Costituzione per un forte governo centrale. 9. Un altro importante obiettivo dei federalisti era quello di rivedere quelli che loro consideravano gli errori e i disastrosi princìpi gius-politici incarnati nelle costituzioni dei 13 Stati, evitando che questi "mali" apparissero nella Legge fondamentale. I federalisti non volevano assolutamente che le costituzioni dei singoli Stati continuassero ad influenzare i processi politici del Nord-America. Essi volevano sì una Costituzione per tutta l'America, ma che difendesse con sicurezza gli interessi degli strati sociali più alti: borghesia e proprietari di piantagioni. 10. Le costituzioni dei singoli Stati erano state adottate nella tappa iniziale della rivoluzione americana (1776-77) e riflettevano l'ondata rivoluzionaria delle masse e le forzate concessioni dei circoli borghesi e dei piantatori. Ovunque erano stati proclamati il regime repubblicano e la natura elettiva di tutti gli organi di potere. Nonostante le dure battaglie con i moderati, nel 1776 il successo aveva arriso ai democratici della maggioranza degli Stati, all'interno dei quali il diritto di voto era stato di molto allargato e le elezioni del potere governativo avevano scadenze annuali. Ciò che si temeva di più era il concetto politico borghese di "divisione dei poteri". In contrasto con i moderati, l'ala sinistra della compagine patriottica diffidava profondamente del potere esecutivo e, al fine d'indebolirlo, cercava di assoggettarlo alle assemblee legislative. E così, in tutti gli Stati i governatori furono privati del diritto di veto e di molti altri poteri amministrativi che i loro predecessori dei tempi coloniali invece avevano. Le cosiddette "camere basse" potevano decidere lo stipendio del governatore, avevano il potere di dimetterlo e di chiamarlo a rendere conto di fronte alla corte. Non esisteva neppure il principio dell'unità e indivisibilità del potere esecutivo: il potere del governatore infatti non era limitato solo dall'assemblea legislativa, ma anche da un consiglio esecutivo (che in Pennsylvania, p.es., fruiva di più prerogative del capo dello stesso esecutivo). 11. Un significativo mutamento della situazione politica era avvenuto nel momento in cui si ampliò in molti Stati americani il livello di rappresentanza concesso alle contee di frontiera occidentali. Nell'ambito del potere di voto, questo significò sia una crescita degli esponenti della piccola borghesia (come i farmers e i negozianti), sia il declino dell'influenza dei voti degli strati borghesi medi e alti dell'est. Senza questa riforma, la formazione del partito democratico-rivoluzionario dei costituzionalisti in Pennsylvania sarebbe stata impensabile. Fu proprio questo partito che detenne il potere per l'intera durata della guerra anticoloniale e che realizzò molte aspirazioni progressiste. Senza l'estensione dei livelli di rappresentanza per le contee occidentali, difficilmente si sarebbe potuta creare a New York un'area parlamentare guidata dal popolano Clinton. 12. Ma immediatamente dopo la guerra d'indipendenza, i leaders degli strati borghesi più alti e dei piantatori cominciarono a criticare duramente gli "eccessi democratici" degli anni rivoluzionari. In effetti, la straordinaria influenza esercitata sulla vita politica dai patrioti americani produsse danni molto seri agli interessi di classe dei proprietari. L'indignazione degli strati più agiati ai princìpi democratico-rivoluzionari raggiunse l'apice nel Massachusetts, durante la rivolta guidata da D. Shays (1786-87). Le esitazioni dell'assemblea legislativa dello Stato (in particolare la sua Camera più bassa), che non aveva alcuna intenzione di usare la forza contro gli insorti, e l'assenza di un potere specifico del Congresso Continentale, col quale intervenire nella difficile controversia, convinsero definitivamente le categorie abbienti che il sistema politico emerso negli Stati Uniti era incapace di garantire l'"ordine pubblico". Per loro la sovranità popolare non era altro che un sistema anarchico e dispotico, in quanto si "subordinavano" gli interessi dei ceti più benestanti alla maggioranza nullatenente -come cercò di dimostrare J. Madison alla Convenzione di Filadelfia. In particolare, E. Randolph, un delegato della Virginia, R. Sherman, dal Connecticut, E. Gerry, dal Massachusetts e molti altri moderati erano dell'avviso che il popolo doveva essere escluso da una gestione diretta degli affari di governo.
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STORIA DELLA RIVOLUZIONE AMERICANA
 
Rivoluzione Americana
 

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LE TREDICI COLONIE AMERICANE - Nel corso del 1600 nella fascia atlantica estesa dai grandi laghi alla Florida si erano formate dodici colonie inglesi che nel 1732. Con l'unione della Georgia, salirono a tredici. Queste però non rappresentavano un meccanismo unitario erano sorte in tempi e in modi molto diversi ed erano sempre pronte alla lite o alla zuffa armata. Da sempre avevano nemici esterni i Francesi ed i Pellirosse, ed erano convinte che, senza il legame con l'Inghilterra, sarebbero state travolte. A differenza delle colonie spagnole dell'America meridionale e di quelle francesi del Canada, le colonie inglesi ebbero una rapida crescita della popolazione per l'afflusso continuo d'immigrati dalle isole britanniche. Le maggiori città erano Filadelfia (24000 abitanti) New York (fondata dagli Olandesi nel 1632 con il nome di Nuova Amsterdam) e Boston. L'organizzazione politica era in mano ad un governatore il cui potere era controbilanciato dalle Assemblee rappresentative, elette dai coloni. Le diverse origini, convinzioni religiose e attività economiche creavano attriti e fratture tra le colonie che si possono dividere in tre gruppi: Quattro colonie del nord (Massachussets, Connecticut, New Hampshire, Rhode Island) che formavano il New England, a causa della maggioranza di colazione inglese; qui era forte la tradizione puritana (molti coloni erano arrivati nel 1600, durante la persecuzione da parte della dinastia cattolica degli Stewart). Prevalevano piccole fattorie famigliari, condotte con tecniche simili a quelle delle campagne europee; ma gli abitanti di queste regioni, coperte in gran parte da foreste, si dedicavano anche alla produzione di legname, resina, canapa e quindi alla costruzione delle navi, che erano utilizzate per la pesca, che era un'altra importante voce nel campo economico di queste colonie. I quattro stati del nord occupavano un territorio che non permetteva un grande sviluppo agricolo, ma che era favorevole alle attività manifatturiere e commerciali. I fiumi davano una forza motrice per mulini e segherie, le coste offrivano insenature per i porti, le foreste fornivano abbondante materiale per la costruzione di navi. Quattro colonie del centro (New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware) che possedevano le città e i porti più importanti ed erano abitate da gente d'origine diversa: inglesi, Olandesi, Svedesi, tedeschi, Irlandesi e Scozzesi. Nonostante l'attività commerciale dei porti e delle città, queste colonie vivevano prevalentemente con l'agricoltura: la terra era suddivisa in molti appezzamenti dove numerosi piccoli proprietari coltivavano grano, con la forza delle proprie braccia e dei familiari. Inoltre i coloni praticavano la caccia d'animali da pelliccia nelle zone montuose più interne e intenso era il commercio delle pellicce comprate dai pellirossa, e per la loro posizione erano il luogo di scambio dei prodotti tra il nord ed il sud.. La tolleranza religiosa era massima e nelle colonie centrali si trovavano protestanti di chiese diverse (calvinisti, luterani, anglicani), cattolici ed ebrei. Cinque colonie del sud (Virginia, Maryland, Carolina del nord, Carolina del sud, Georgia) che fondavano la loro economia sulle grandi piantagioni di tabacco, d'indaco (la pianta da cui si estraeva il colorante azzurro per tingere i tessuti) e di riso (il cotone, altro pilastro dell'economia americana, fu introdotto solamente in seguito). Qui dominava un'aristocrazia terriera d'origine inglese e di confessione anglicana, formata da un gruppo relativamente esiguo di grandi proprietari, i piantatori mentre i campi erano coltivati da schiavi. L'eguaglianza era il bene più ambito dagli abitanti delle colonie, tanto da essere superiore alla libertà. Infatti, nel 1700 legato a quest'amore per l'uguaglianza è lo spirito di tolleranza, cosicché le sette più disparate si abituarono a vivere armonicamente insieme. Se la storia anteriore ci mostra il popolo del Massachussets che caccia gli eretici quando non li uccide, se la legislatura più antica esclude rigorosamente dal diritto di voto chi non appartiene alla fede religiosa dominante in ogni singola colonia, ora invece il popolo è tutto per un uguale ed universale tolleranza. Ciò dipendeva anche dal fatto che fede robusta e fanatica della prima ora si era notevolmente temperata e che la lotta quotidiana per domare il nuovo continente e per raggiungere una condizione di vita accettabile legava fortemente gli uomini agli interessi materiali, suscitando quella tenace ricerca del benessere, che resterà come un'altra caratteristica silente del popolo americano. Tutto ciò non si accordava con le esaltazioni religiose che ancora negli ultimi decenni del 1600 faceva considerare a Congregazionisti del Massachussets "una distrazione seria, ma veramente piacevole" il mettere un po' d'ordine tra i feretri deposti nelle cantine a Natale. Tuttavia lo spirito religioso non si spense.Quindi le colonie erano nate in modi assai diversi o per l'iniziativa di singoli individui per lo più ricchi borghesi e di società commerciali ai quali il sovrano aveva concesso, con un'apposita Carta, il diritto di proprietà e ampi poteri sui territori occupati: erano le colonie di proprietà. La maggioranza delle colonie erano sorte per l'emigrazione di comuni cittadini che avevano abbandonato la patria per semplice spirito d'avventura o perché perseguitati per motivi religiosi e politici: Inglesi, Scozzesi, Irlandesi e più tardi Olandesi e tedeschi avevano ricercato nel nuovo continente quella libertà che l'Europa non garantiva loro. Erano queste le colonie della corona, poiché era più diretta l'autorità del sovrano. Ogni colonia aveva con la madrepatria un rapporto duale.di svantaggio e di svantaggio. Per quanto riguarda i vantaggi, gli Americani non avevano un esercito ben organizzato né una flotta da guerra, erano protetti dall'armata inglese, nel caso di un attacco massiccio da parte dell'esercito francese o di un assalto marinaro delle flotte francesi od olandesi ai convogli diretti in Inghilterra. Per il resto ogni contadino difendeva i suoi campi dai pellirosse e dai bisonti, a colpi di fucile e ogni porto aveva la sua flottiglia da pesca. Inoltre, in quest'epoca, un inglese pagava mediamente 26 scellini d'imposte dirette, cioè di tasse direttamente versate allo stato, mentre i coloni americani versavano solo uno scellino e non era denunciato il contrabbando con le Antille. Di contro, anche le colonie americane, come tutte le colonie dell'Impero commerciale inglese dovevano contribuire alla ricchezza e allo sviluppo dell'Inghilterra, quindi dovevano produrre per la madrepatria: vino (che altrimenti bisognava importare dalla Francia) legname (importato dalla Svezia) spezie (Portogallo) e inoltre di tabacco, rum, cotone, canapa, catrame, pellicce e d'olio di balena. Le spedizioni dovevano avvenire solo con navi inglesi, i cui proprietari fissavano i prezzi più convenienti per loro e non si preoccupavano dello sviluppo colonico. Questo era un freno per lo sviluppo commerciale ed industriale perché le colonie potavano commerciale solo con la madrepatria e importare da questa tutti i prodotti necessari come manufatti e macchinari e nelle colonie non potevano essere organizzate quelle attività manifatturiere già presenti in Inghilterra, come la costruzione d'imbarcazioni o la produzione di tessuti di lana e cotone: le colonie dovevano quindi limitarsi a tagliare legname nelle foreste, estrarre minerali da qualche miniera, coltivare tabacco. Tutti questi obblighi tendevano a salvaguardare gli interessi dell'Inghilterra e limitavano fortemente la libera iniziativa economica dei coloni, i quali contrabbandavano le merci con le Antille, con il Canada e con gli spagnoli del Messico, oltre che con mercanti olandesi. Dopo la vittoria nella guerra dei sette anni contro la Francia (1756-1763) che Inglesi e coloni avevano combattuto a fianco a fianco, le attese delle due parti erano diverse, infatti, i coloni, che erano quasi due milioni, aspettavano da Londra il permesso di occupare i territori indiani dell'interno, essendo i francesi sconfitti ritornati in patria dopo il trattato di Parigi (1763) che li assegnava all'Inghilterra, come compenso del loro aiuto, mentre gli Inglesi ritenevano doveroso che i coloni pagassero le spese occorse per difenderli, come affermavano i parlamentari inglesi, spalleggiati dal re Giorgio III (1760-1820). Infatti, in una guerra che si era estesa dall'America all'India, aveva prosciugato le casse inglesi, nonostante l'Inghilterra ne fosse uscita vittoriosa. Pertanto nel 1764 il Parlamento impedì ai coloni di stabilirsi nei nuovi territori, per favorire gli interessi della società commerciale di Londra, che intendevano appropriarsene. Inoltre fu approvata una legge che modificava i dazi d'alcuni prodotti importati nelle colonie: caffè, zucchero, vino, melassa (importata dalle Antille) che serviva a produrre il rum, seta divennero più cari per i mercanti americani. Nel 1765 la legge del bollo (Stamp Act) impose una tassa su tutti gli articoli di carta: libri, giornali, almanacchi e soprattutto documenti legali, tra cui quelli necessari alla compravendita. Gli Americani non accettarono queste decisioni, che avvantaggiavano esclusivamente l'Inghilterra e si richiamarono ad un principio riconosciuto dalla Costituzione inglese: solo i rappresentanti dei cittadini potevano imporre tasse. I coloni riconoscevano questo compito alle Assemblee locali da loro elette, non al Parlamento inglese, nel quale non avevano nessun rappresentante. Anche la maggior parte degli Inglesi non prendeva parte alle elezioni dei membri della Camera dei Comuni, accettandone tuttavia le decisioni: gli Americani però oltre ad aver maturato una diversa idea di rappresentanza, avevano una gran paura, se avessero riconosciuto al Parlamento il diritto di tassarli, in futuro non avrebbero potuto mai limitare l'entità delle tasse. L'Inghilterra avrebbe potuto poi sfruttare le colonie a suo esclusivo vantaggio: ogni centesimo d'imposta pagato in più dalle colonie sarebbe stato un centesimo pagato in meno dai cittadini britannici. I coloni avrebbero lavorato e prodotto solo a vantaggio della madrepatria "contro la chiara ed evidente regola per cui l'uomo laborioso ha diritto alla proprietà dei frutti del suo lavoro" come disse Samuel Adams uomo politico di Boston. Iniziò così la protesta sulla base del principio "No taxation without rapresentation", nelle città americane furono organizzate diverse manifestazioni di piazza (mass meeting) guidate da associazioni spontanee chiamate "Liberty Sohns" e capeggiati da leader appartenenti alla classe media, come Sam Adams, Richard Lee, Thomas Jefferson, Thomas Paine. Le nuove idee di rivolta si diffusero facilmente nelle diverse colonie anche per mezzo dei comitati di corrispondenza che tenevano informati i cittadini con lettere, volantini e opuscoli. I giornalisti assunsero il ruolo di guida della protesta e fecero della stampa un potente veicolo di propaganda contro le pretese del Parlamento di Londra. Quello fu l'avvio di un prolungato braccio di ferro, costellato da episodi violenti da entrambi le parti. Gli Americani sostenevano che, se pagavano le tasse, volevano almeno mandare in Parlamento dei propri deputati e votare leggi commerciali favorevoli alle colonie. Gli Inglesi non ascoltarono i consigli moderati di due illustri politici del tempo: William Pitt il vecchio e Burke e nel 1766 dopo aver abrogato lo Stamp Act poiché troppo impopolare (infatti, in America i commercianti inglesi erano messi nel catrame e cosparsi di piume, pena riservata ai ladri e facevano ingoiare loro del tè) ma in compenso introducevano i townshend sul tè (molto importato) e altri prodotti di prima necessità. Le colonie reagirono ai dazi ed alle tasse impedendo alle navi inglesi di scaricare le loro merci sul suolo americano e ottennero dal Parlamento la revoca dei provvedimenti tranne quello della tassa sul tè. Il successo ottenuto con quest'azione comune creò tra le colonie profondi legami "Le colonie erano state sempre in conflitto e follemente gelose le une delle altre ma ora. sono unite. e non dimenticheranno facilmente la forza che deriva da questa stretta unione d'intenti" scrisse Joseph Warren del Massachussets. Uno scontro riguardo i dazi imposti dall'Inghilterra e facente parte della lotta anti tasse, tra dimostranti americani e truppe britanniche sfociò nell'uccisione di cinque civili (Boston 1770) che i giornali ingigantirono con titoli a piena pagina riguardo quello che fu definito il massacro di Boston. Nel 1773 il Parlamento inglese affidò in esclusiva il commercio del tè alla Compagnia delle Indie Orientali che riversò tonnellate di tè sottocosto sui mercati americani per battere la concorrenza del contrabbando delle colonie, infatti, fino a quel momento il tè consumato dai coloni americani era stato oggetto di contrabbando tra Americani ed Olandesi, in violazione delle leggi britanniche ed aveva un costo elevato.Allora i contrabbandieri di Boston, travestiti da pellirosse, assalirono re navi cariche di tè ancorate nel porto e rovesciarono tutto il loro carico in mare, poi presero di mira i magazzini portuali, distribuendo una parte del bottino ai Bostoniani che applaudirono l'azione e gettando tutto il rimanente in mare. Quest'episodio è noto come Tea Party of Boston. Di fronte a questo ed ad altri Tea Parties Giorgio III decise di intervenire con durezza per dare un esempio a tutte le colonie e ricordare loro che dipendevano dalla corona inglese: tramite il Parlamento fece emanare i "Coercive Acts" con i quali s'imponeva la chiusura del porto di Boston, fintanto che il tè non fosse stato risarcito e rafforzò l'autorità del Governatore, cui inviò nuove truppe. Per il Massachussets questi provvedimenti significavano la perdita d'ogni autonomia, il blocco delle principali attività economiche e la povertà "[gli inglesi] ci profilano un quadro di miseria, ma.la virtù dei nostri avi è la nostra guida: essi si contentavano di lumache e di molluschi" scrisse Samuel Adams. Le altre colonie corsero in aiuto della città, furono inviati soccorsi d'ogni genere e nel settembre del 1774 fu convocato a Filadelfia il primo congresso continentale dei rappresentanti al quale partecipavano tutti i delegati delle tredici colonie per decidere quale azione comune intraprendere. Questi decisero di interrompere tutti gli scambi commerciali con l'Inghilterra e di "incoraggiare la frugalità, l'economia, la laboriosità, promuovere l'agricoltura, le arti e l'industria, soprattutto quelle della lana" nell'attesa del ripristino delle condizioni vigenti prima del 1763. Ma le richieste del Congresso di considerare le colonie autonome, pur restando nell'ambito dell'Impero Britannico e la decisione di sospendere per protesta i commerci con l'Inghilterra, furono considerati dalla Corona un atto di ribellione che doveva essere soffocato con la forza e re Giorgio inviò nuove truppe per reprimere la rivolta. Gli Americani, però, ben lungi dal lasciarsi nuovamente imprigionare, e questa volta sarebbe stata molto più terribile delle precedenti, dalle tasse e dai dazi inglesi, speravano che almeno Benjamin Franklin, da molti anni impegnato al Parlamento inglese riuscisse a convincere questi di un allentamento da parte britannica, delle catene che tenevano legate le colonie d'oltreoceano, facendo presente che quest'atteggiamento alla lunga sarebbe diventato controproducente, perché un individuo, continuamente sottoposto a vessazioni, avrebbe finito per ribellarsi, e così stavano facendo le colonie americane, stufe di esser maltrattate dal regime tirannico inglese. I discorsi di Franklin, però, non ebbero pesa sul Parlamento ed egli allora, prevedendo ormai un'imminente guerra tra le colonie americane e la madrepatria inglese, si adoperò per perorare la causa separatista e rivoluzionaria, presso le principali potenze europee del tempo nemiche dell'Inghilterra, perché questa, dopo la vittoria nella guerra dei sette anni contro la Francia, aveva la completa supremazia sui mari, ostacolando i commerci degli Spagnoli, dei Portoghesi, degli sconfitti Francesi e degli Olandesi. Quindi gli Americani, vista l'impossibilità di trattative con l'Inghilterra, nel 1775 cominciarono ad arruolare nelle 13 colonie dei volontari per la formazione di un esercito di liberazione in caso di un attacco da parte inglese. Testimonianze del monopolio inglese La produzione e il commercio delle colonie inglesi d'America erano rigidamente subordinati agli interessi di Londra. In proposito a ciò i seguenti passi tratti dalle leggi inglesi del Sei-Settecento stabiliscono nel primo l'obbligo per i coloni di servirsi unicamente di navi inglesi. Il secondo proibisce ai coloni di impiantare manifatture di cappelli che devono restare prodotto esclusivo dell'Inghilterra, il terzo fissa un'identica proibizione per i laminati di ferro e le fonderie: i contravventori erano puniti con pesanti multe, il quarto è tratto da un seduta della Camera dei Comuni durante un intervento di Benjamin Franklin, mentre il quinto riguardo i problemi dei coloni prima della rivoluzione ed è tratto da un'arringa di Thomas Jefferson rivolta al Primo Congresso Continentale E' obbligatorio servirsi di navi inglesi "Si decreta che, dal 25 marzo 1698, non si potranno più importare od esportare beni e mercanzie da alcuna colonia, se non imbarcate su navi costruite in Inghilterra o in Irlanda e di proprietà di persone inglesi od irlandesi, e governate da equipaggi, i cui tre quarti e il comandante siano dei sopradetti paesi.pena la perdita delle navi e delle merci." E' vietato fabbricare ed esportare cappelli "Poiché l'arte ed il segreto di fabbricare cappelli ha raggiunto in Inghilterra un alta perfezione e considerevoli quantità di cappelli fabbricati in questo regno sono stati esportati e si esportano nelle colonie. si stabilisce che a partire dal 19 settembre 1732 non si potranno più ne caricare ne spedire dalle colonie cappelli o feltri finiti e non con lo scopo di esportarli. Si stabilisce inoltre che nessuna persona residente nelle colonie potrà fabbricare o far fabbricare feltri o cappelli di lana o d'altro materiale a meno che non sia stato prima a servizio come apprendista del mestiere per almeno sette anni." E' proibita la lavorazione del ferro. "Affinché il ferro in verghe e la ghisa grezza prodotti nelle colonie d'America possano essere ulteriormente lavorati in Inghilterra si decreta che a partire dal 24 giugno 1750 non potrà essere impiantata o una volta impiantata continuare a funzionare nessuna fabbrica od altra attrezzatura per il taglio o la laminatura del ferro o fonderia funzionante con magli meccanici o acciaieria.. pena una multa di 200 sterline." Nel 1766 dopo lo Stamp Act, i coloni inviarono a Londra vari delegati tra i quali Benjamin Franklin e il dialogo successivo si svolse durante una seduta della Camera dei Comuni. CC: Qual è il vostro nome e il luogo della vostra residenza? BF: Franklin di Filadelfia CC: Gli Americani pagano tasse? BF: Sì, molte e molto pesanti CC: A quale scopo sono imposte queste tasse? BF: Per provvedere alle spese militari e civili e per pagare i pesanti debiti contratti dopo l'ultima guerra CC: Il popolo è in grado di pagare queste tasse? BF: No, le regioni di frontiera lungo il continente sono state frequentemente saccheggiate dal nemico, sono molto impoverite e non possono pagare che poche tasse. CC: Qual era l'orgoglio degli Americani? BF: Di seguire la moda dell'Inghilterra. CC: Qual è ora? BF: Di portare i vecchi abiti usati fino a che non potranno fabbricarsene essi stessi dei nuovi. In seguito alle trattative il bollo sarà abolito. Discorso di Jefferson Oltre ai dazi che stabiliscono sui nostri articoli d'esportazione ed importazione le leggi del Parlamento inglese ci vietano l'accesso a tutti i mercati a nord del capo Finisterrae, nel regno di Spagna, per la vendita di prodotti che l'Inghilterra non ci compra e per l'acquisto di altri di cui non può rifornirci. Queste leggi ci fanno divieto di esportare alla ricerca d'altri compratori, l'eccedenza di nostro tabacco residua, dopo che è stato soddisfatto il consumo dell'Inghilterra, di modo che noi siamo costretti a cederla al mercante britannico al prezzo che più gli piace offrirci per vederla rispedita da quest'ultimo sui mercati stranieri dove egli raccoglierà il frutto di una vendita del prodotto al suo prezzo effettivo. Chiediamo licenza di rammentare a Sua Maestà alcune leggi del Parlamento inglese, le quali ci vorrebbero proibire di fabbricare per nostro uso quegli articoli le cui materie prime produciamo nelle nostre stesse terre con il nostro lavoro. In virtù di una loro legge è fatto divieto ad un suddito americano di farsi un copricapo con la pelliccia che lui ha cacciato, magari nella sua stessa proprietà, esempio di dispotismo di cui non si può trovare parallelo neppure nei periodi di peggiori abusi della storia inglesi. In virtù di un'altra legge non c'è consentito di lavorare il ferro che noi estraiamo e malgrado il peso di questa merce e la sua essenziale importanza in ogni ramo dell'agricoltura, noi siamo cotteti a pagare il suo trasporto in Inghilterra e poi di nuovo in America oltre alla commissione e all'assicurazione al fine di mantenere non uomini ma macchine nell'isola d'Inghilterra. Noi però non denunciamo a Sua Maestà l'ingiustizia di queste leggi nell'intento di fondare su tale principio la causa della loro nullità. Il vero fondamento sul quale dichiariamo queste leggi nulle è che il Parlamento inglese non ha alcun diritto di esercitare la sua autorità sopra di noi. Esiste forse ragione alcuna perché centosessantamila elettori nell'isola d'Inghilterra debbano dettare legge a quattro milioni d'individuo negli Stati d'America ognuno dei quali è uguale a ciascuno di quelli per virtù, intelletto e forza fisica? Se si dovesse ammettere ciò anziché essere un popolo libero come abbiano supposto fino ad ora e come intendiamo continuare ad essere ci troveremmo d'improvviso ad essere schiavi non di uno ma di centosessantamila tiranni. L'abolizione della schiavitù domestica è il gran desiderio di quelle colonie nelle quali è stata sventuratamente introdotta nell'epoca della loro infanzia. Ma prima di procedere all'affrancamento degli schiavi che possediamo è necessario impedire ogni ulteriore importazione dall'Africa. Ciò malgrado i nostri ripetuti tentativi di conseguire tale scopo mediante l'imposizione di dazi corrispondenti ad un divieto espresso, si sono finora infranti contro il veto di Sua Maestà la quale ha così anteposto il vantaggio immediato di pochi corsari inglesi agli interessi permanenti degli stati americani ed ai diritti della natura umana, gravemente oltraggiata da questa pratica infame. (tratto dall'opera di Thomas Jefferson "Esposizione Sommaria dei diritti dell'America Britannica" nel 1774 quando ormai alla vigilia della guerra d'indipendenza infuriava la polemica con la madrepatria. La Dichiarazione d'Indipendenza Nel 1776 i delegati del secondo Congresso di Filadelfia avevano approvato, insieme alla Dichiarazione d'Indipendenza anche un preambolo politico, preparato da Thomas Jefferson, nel quale erano enunciati alcuni principi fondamentali che dovevano essere alla base di nuovi stati indipendenti : i diritti naturali degli uomini ("alla vita, alla libertà, alla ricerca della felicità") la sovranità popolare ed il diritto dei sudditi di destituire i governanti che non rispettassero la libertà del popolo. Alla fine della guerra tutte le tredici colonie diventate stati indipendenti si diedero una nuova Costituzione in alcune di queste era inserita una Dichiarazione dei Diritti che ricalcava il preambolo del 1776, inoltre le Costituzioni introdussero il principio,di derivazione illuministica della separazione dei tre poteri e della elettività di tutte le cariche pubbliche. Il discorso preliminare che apre la Dichiarazione d'Indipendenza è commosso e solenne. La decisione dei coloni di separarsi dalla madrepatria è sofferta,meditata,discussa e si vuole portare fino in fondo "Quando nel corso degli umani eventi si rende necessario ad un popolo sciogliere i legami politici che lo avevano unito ad un altro e assumere tra le potenze della terra quel posto separato ed uguale al quale gli danno diritto le leggi della natura e di dio, un giusto rispetto per le opinioni dell'umanità esige che esso renda note le cause che lo costringono alla separazione". Il 4 luglio 1776 il Congresso di Filadelfia approvò la Dichiarazione d'Indipendenza che proclamava:"Noi riteniamo che tutti gli uomini sono creati uguali;che essi sono dal Creatore dotati di certi inviolabili diritti:che fra questi diritti sono la vita,la libertà e la ricerca della felicità". Essa affermava inoltre il diritto dei popoli alla rivoluzione quando il sovrano calpestava questi diritti:"Ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla ed istituire un nuovo governo fondato su tale principi". Dal diritto alla libertà rimasero esclusi gli schiavi e all'ultimo fu cancellato dalla Dichiarazione il divieto alla tratta dei negri. In nome dei principi sopra enunciati ".queste colonie sono e per diritto devono essere stati liberi e indipendenti, sciolti da ogni fedeltà alla Corona Britannica." e come tali ".hanno pieno potere di muovere guerra,concludere pace, stringere alleanze, stabilire rapporti commerciali e compiere tutti gli atti e le cose che gli stati indipendenti possono fare di diritto.". Pur con i suoi limiti, la Dichiarazione ebbe un'importanza ed un eco enorme :per la prima volta dopo secoli d'assolutismo nasceva uno stato fondato sul rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e della sovranità popolare. Anche se inizialmente in America il diritto al voto e soprattutto il diritto di essere eletti fu riservato ai cittadini più abbienti, la Dichiarazione ispirò tutti i movimenti e le rivoluzioni democratiche dei decenni successivi. La guerra d'indipendenza All'inizio della guerra la situazione militare si presentava nettamente favorevole all'Inghilterra che aveva inviato in America un esercito poderoso, ben armato e disciplinato e che controllava con la sua flotta atlantica l'afflusso d'armi e rifornimenti all'esercito impegnato nelle colonie.invece gli americani erano privi di una flotta da guerra e per i rifornimenti dovevano affidarsi ai contrabbandieri olandesi e il loro esercito era formato da poche migliaia di volontari, male armati, poco addestrati e non abituati alla disciplina nei confronti degli ufficiali. Ma a loro favore erano elementi che si sarebbero rivelati decisivi: i soldati americani erano volontari che combattevano con entusiasmo per la loro terra e per le loro idee di libertà, mentre una buona parte dell'esercito inglese era formato da mercenari per lo più tedeschi. Gli Americani erano comandati da un generale che pur non essendo uno stratega dimostrò notevoli capacità militari: George Washington. Il Continental Army si scontra per la prima volta con l'esercito inglese a Lexington (North Carolina) nell'aprile 1775. numerosi reparti inglesi sono inviati da Boston a Lexington per sedare una rivolta dei minutemen (soldati pronti a marciare a qualunque appello, costituitisi dopo il grido pronunciato per primo da Patrick Henry "datemi la libertà o la morte" contro i soprusi inglesi), tentando di coglierli di sorpresa, Ma un infiltrato del servizio segreto di George Washington ha sentore del fatto e si accorda con i ribelli, se avesse fatto due segnali con la lanterna, gli Inglesi stavano arrivando dal mare, uno soltanto da terra. Dopo aver visto il segnale, un patriota Paul Revere, con un'epica cavalcata notturna informa i coloni dell'imminente attacco inglese e fa in modo che questi possano difendersi senza essere colti di sorpresa riuscendo a respingere gli Inglesi (18 aprile) che allora tentano di assalire più a sud gli americani, ma sono respinti a Concord (North Carolina) sempre nell'aprile del 1775, l'esercito inglese, allora, forte dei rinforzi appena giunti, attaccano nuovamente Concord conquistandola (19 aprile 1775) ripiegando quindi su Lexington, su Charleston su Boston. Quindi essendo la città sotto il dominio dei ribelli si scontrano con le forze americane a Bunker's Hill (presso Boston) dove un esiguo numero di combattenti americani respinge per ben due volte tremila soldati prima di arrendersi (giugno 1775). l'esercito inglese si muove verso Charleston assediandola (1776) senza riuscire ad espugnarla ed il generale Lord Cornwallis, comandante in capo dell'esercito di sua Maestà Giorgio III, decide di attendere gli sviluppi della situazione sperando che i Ribelli, dopo questo inizio di guerra a loro sfavorevole, decidano di arrendersi. Invece il 4 luglio 1776 si riunisce a Filadelfia il Secondo Congresso delle Colonie, dove George Washington, Thomas Jefferson, Benjamin Franklin, James Madison, John Adams leggono e sottoscrivono la Dichiarazione d'indipendenza e la guerra contro la madre patria Inghilterra. Iniziano così ad accorrere da tutte le parti i coloni che sono inquadrati nei ranghi del Continental Army composto da gente non abituata all'arte militare. Il 26 dicembre 1776 il generale Washington, appostatasi nei pressi del fiume Delaware, decise di attraversarlo e con un'azione di sorpresa giunge a Trenton (New Jersey) dove sbaraglia l'esercito inglese agli ordini del colonnello Rall (1777) e si dirige alla volta di Princeton, dove è accampato un grosso contingente militare inglese. Benché inferiori di numero, i Ribelli riescono a tenere impegnato l'intero corpo d'armata britannico tutto il giorno (2 gennaio 1777) e durante la notte tra il due e il tre Washington, con un abile mossa strategica, aggira il fianco sinistro del reparto nemico sorprendendolo il giorno successivo e riportando una completa vittoria. Intanto Lord Cornwallis riesce a prendere la città di Filadelfia dopo un lungo assedio mentre il generale Buorgain con le sue truppe prende la cittadina d'Albany e si apposta a Saratoga, presso il campo degli uomini del generale Gates. Il 19 settembre 1777 i due eserciti si scontrano ed il risultato della battaglia è incerto finche i Ribelli non respingono gli Inglesi. Il generale Buorgain ricostruisce le sue forze e il 7 ottobre attacca il contingente americano essendo respinto una seconda volta, ripiega su Saratoga e è sconfitto l'8 ottobre dal generale Gates e sì trova senza risorse in territorio ostile, quindi in seguito alla promessa di Gates della libertà in cambio della resa, 3000 militari inglesi consegnano le armi il 14 ottobre ed il Congresso ordina di prenderli tutti prigionieri, scavalcando le decisioni di Gates. I generali inglesi progettavano, secondo lo stile delle guerre europee, campagne tese, con grandi manovre avvolgenti, a conquistare e isolare intere regioni, senza tener conto degli enormi problemi logistici che le dimensioni continentali del conflitto creavano e senza capire che la conquista di territori scarsamente abitati non significava niente dal punto di vista tattico e strategico.Un altro importante vantaggio che giocò a favore dei Ribelli fu la loro perfetta conoscenza del territorio, spesso accidentato, coperto da paludi e foreste impenetrabili dove adottarono con successo una tecnica di guerriglia basati su piccoli gruppi d'uomini mobili, che facilmente riuscivano a colpire le Giubbe Rosse inglesi facili bersagli con le loro divise colorate. Meno fortuna ha la guerra per mare ,infatti l'ammiraglio Jones non è in grado di impedire il blocco navale inglese che blocca i rifornimenti in America.Ma i coloni si giovavano dell'esperienza di generali europei accamparsi in loro aiuto come il polacco Kosciusko e il francese LaFayette.Le sorti della guerra sono in questo momento a favore degli Insorti: il generale prussiano Von Stauben organizzatore delle truppe americana vince gli Inglesi a Monmouth e a Yorktown (1778) ma la notizia più importante per la guerra e per il morale degli insorti è l'entrata in guerra al loro fianco della Francia e della Spagna, finalmente convinte dalle perorazioni di Benjamin Franklin presso le corti, la partecipazione dei francesi alla guerra d'indipendenza americana ebbe un altro effetto del tutto inatteso, centinaia di volontari, tra i quali l'aristocratico d'idee illuministe LaFayette che divenne stretto collaboratore di Washington affluirono elle 13 colonie e vi scoprirono un mondo nuovo, pieno di gente colta ed entusiasta che conosceva a fondo Voltaire e Rousseau ma anche Newton e le macchine a vapore di Watt e che per la prima volta applicava l'Illuminismo alla azione politica e combatteva in nome dell'eguaglianza. In America 37 giornali vendevano una media di quattromila copie al giorno e discutevano sulle loro pagine d'indipendenza, di tasse, di scienza e di religione grazie alla più assoluta libertà di stampa e d'opinione. La flotta francese è sconfitta da quella inglese agli ordini dell'ammiraglio Howe mentre gli Spagnoli invece attaccano via terra muovendosi dalla Florida ma vengono anch'essi ricacciati, e gli stessi ribelli sono vinti dal generale Burgdyng a Ticonderoga (New York) e a Fort Edward. Intanto anche la Spagna passa all'attacco navale tentando inutilmente di espugnare Gibilterra difesa strenuamente ma riescono ad espugnare Minorca ed in America riescono a sfondare il fronte inglese appostato sul confine tra le ex colonie britanniche e quelle spagnole. Da parte inglese il generale Clinton, nuovo comandante delle truppe britanniche, delegato in luogo di Lord Cornwallis dopo la sconfitta di Saratoga, marcia sì Charleston, in mano ai Ribelli, invade la South Carolina, stringe d'assedio la città costiera e dopo una lunga resistenza oppostagli, aiutato dalla fame che aveva stretto nella sua morsa ala città, la espugna chiudendo la via degli approvvigionamento provenienti da Francia e Spagna. Vi è subito il tentativo da parte americana di riprendere Charleston (1780), nodo marittimo vitale per la sopravvivenza delle colonie, ma vanamente. Nel golfo del Messico l'ammiraglio Rodney conquista Martinica, Santa Lucia e Grenada e libera Capo Vincente dagli Spagnoli, issando il vessillo reale inglese. Contro la guerra corsare inglese, le nazioni di Spagna, Francia, Russia, Olanda, Svezia, Danimarca, Austria e Prussia, proclamano la neutralità armata sui mari (il principio "la bandiera neutrale protegge le merci nemiche all'infuori di quelle di contrabbando (belliche) " è accolto anche dal moderno diritto marino). Guidate dall'ammiraglio Rochambeau, truppe francesi sbarcano a Rhode Island e cacciano i soldati inglesi. Nell'agosto del 1780 Lord Cornwallis, ex comandante in capo, conquista Charleston e Campden sconfiggendo Gates che è destituito dall'incarico. Nel 1781 le truppe inglesi più volte respinte dai soldati americani per terra riescono a stento a mantenere la supremazia marittima su Spagna e Francia. Il 16 maggio la flotta interviene in aiuto della città di Yorktown, ed incontra nella baia di Chesapeake la flotta del conte di Grasse, e dopo 4 giorni di combattimento deve battere in ritirata, e la sorte della città è segnata quando le truppe francesi tornate nel settembre cacciano gli Inglesi ma non riescono a sbarcare. Sulla terraferma Burgddyng taglia i rifornimenti e tiene in scacco Saratoga (17 settembre 1781) che è liberata dagli Insorti mentre l'esercito inglese si ritira e Cornwallis è bloccato a Yorktown da Washington che gli sbarra la strada e il 6 ottobre vi è la resa di 7500 soldati inglesi (tra cui Gneiseau). L'esercito inglese tenta un'ultima sortita prima della resa il 16 ottobre. Nel 1783 con la pace di Versailles, l'Inghilterra riconosce l'indipendenza delle excolonie americane, Tobago e il Senegambia passano alla Francia, Minorca alla Spagna. Tornando in Francia i volontari ritrovarono il mondo chiuso dei privilegi e dell'aristocrazia, un'agricoltura soffocata dai vincoli feudali, una polizia sempre all'erta pronta a chiudere un giornale troppo audace o ad arrestare un cittadino troppo critico verso il clero o la monarchia. Le idee che circolavano tra i ceti più colti cominciarono sempre più frequentemente a diventare azione concreta e la Guerra d'Indipendenza Americana cominciò a sembrare a molti la prova generale di un altro grande capovolgimento europeo che avrebbe trovato in Francia il terreno più fertile dal quale partire. In Europa la nascita dello stato americano non era passata inosservata: si erano stabiliti nuovi legami commerciali e per gli europei si era aperta la possibilità di emigrare oltre oceano, ma soprattutto gli avvenimenti nel nuovo mondo avevano fatto nascere ovunque la sensazione che si stesse aprendo un 'era nuova per la storia mondiale. L'illuminismo aveva diffuso in molti l'idea de progresso ,la convinzione che con i mali dell'uomo dovuti all'ignoranza ed ai pregiudizi del passato,sarebbero stati superati grazie alla ragione :la rivoluzione americana appariva agli intellettuali come il primo passo concreto verso il rinnovamento. Soprattutto i francesi vedevano l'America come una terra non rovinata da un vecchio regime, in cui non esistevano classi privilegiate,cariche ereditarie per legge, corporazioni che ostacolavano la libera iniziativa economica: l'America era per l'Europa il simbolo degli anni futuri. In Europa divenne intensa la produzione letteraria ispirata alle esperienze americane: poesie,saggi e dissertazioni filosofiche presentavano,spiegavano,esaltavano la rivoluzione americana "Di là dalle coste di Franklin erompe un caldo soffio di libertà.più vasto si aprì il cuore dell'uomo,il suo desiderio vide fiorire giorni di felicità."scrisse il poeta tedesco Isaac Von Gerning. Ma soprattutto in Europa si parlava ,si discuteva del modello americano di stato considerato la realizzazione di quegli ideali di libertà e uguaglianza proposti dai filosofi illuministi. Gli Americani avevano indicato la via da seguire: un'Assemblea Costituente (la Convenzione) che agiva a nome del popolo affermando i diritti individuali (la Dichiarazione dei Diritti) e creando l'ordinamento dello Stato (la Costituzione). Furono soprattutto le costituzioni d'alcuni stati americani come la Virginia o il Massachussets a suscitare un dibattito politico in Europa:in special modo in Francia nei salotti,nei caffè e sulla stampa la discussione contribuì alla riflessione su importanti temi politici come l'origine della sovranità, la natura della rappresentanza politica (cioè il rapporto esistente tra coloro che sono stati eletti ad una carica pubblica) o la modo per redigere una Costituzione. Quindi la rivoluzione americana ebbe un 'ampia risonanza in Europa dove fu salutata come segnale di prossime innovazioni civili, e un esempio da seguire come attestano alcune testimonianze dell'epoca: "Ci auguriamo che la rivoluzione americana sia per il mondo un segnale;che gli uomini insorgano e spezzino le catene in cui da se stessi si sono legati per ignoranza e superstizione; che essi finalmente conoscano la soddisfazione di scegliere la forma del proprio governo. Ormai gli occhi di tutti sono aperti sui diritti dell'uomo e i lui della scienza hanno tolto i veli a questa evidente verità, che gli uomini non sono nati con una sella sul dorso, pronta ad essere montata da qualche privilegiato. " (tratto da un discorso di Thomas Jefferson esponente del partito repubblicano federalista), mentre Christoph Ebeling,uomo politico tedesco, scrisse "L'America deve servire da esempio al mondo". Anche Heinrich Steffens, scrittore danese, ha lasciato il suo pensiero "E' stato un bellissimo giorno quello in cui abbiamo celebrato la vittoria della libertà, conquistata dopo la lotta. Dopo aver riempito i bicchieri di punch, abbiamo brindato alla prosperità della nuova Repubblica. Certamente questa vittoria era annunciatrice di nuovi grandi avvenimenti. Nel porto tutte le navi hanno issato la bandiera per salutare con spari la nascita di questa nuova nazione". Quindi la rivoluzione americana aveva avuto una risonanza in tutto il continente europeo e soprattutto in quegli stati come la Francia,dove erano maggiori le concentrazioni d'illuministi e d'assertori della libertà perché lo stato francese era governato da una monarchia assoluta verticistica e da una ristretta casta di nobili. Così un caldo vento di libertà spirò sull'avido terreno europeo, portando speranza a tutti gli oppressi in un mondo migliore come cittadini di uno stato democratico fondato sull'Eguaglianza, Fratellanza, Libertà e sulla tolleranza religiosa reciproca delle confessioni, a differenza dei secoli precedenti.

 
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