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ERESIE
Testi tratti dal sito: www.eresie.it di Douglas Swannie

LE ERESIE


Varchi, Benedetto (1503-1565)



Il letterato e storico Benedetto Varchi nacque a Firenze nel 1503 da una
importante famiglia (il padre era notaio) originaria di Montevarchi. Dopo un
breve periodo di apprendistato in bottega, V. fu mandato dal padre a scuola,
dove primeggiò nello studio del latino.
A 18 anni, si recò a Pisa per iscriversi alla facoltà di legge e, dopo la
laurea, diventò notaio, subentrando al padre, morto nel 1524, ma ben presto
abbandonò questo mestiere per dedicarsi alla letteratura, guadagnandosi nel
contempo da vivere facendo il segretario o il precettore per famiglie in
vista dell'epoca. Inoltre si legò al partito degli anti-medicei, capitanata
dalla famiglia Strozzi, ma la fallita ribellione del 1537 lo costrinse ad
andare in esilio, dapprima a Padova, poi a Bologna nel 1540.
Nella città felsinea, V. fu travolto da alcuni scandali e si trovò ben
presto in gravi problemi economici: fu quindi lieto di accettare l'invito a
rientrare a Firenze nel 1543 da parte di Cosimo I de' Medici (1537-1574),
presso il quale intercedette positivamente il segretario del duca, Pier
Francesco Riccio.
Rientrato a Firenze, V. divenne un personaggio di spicco dell'ambiente
letterario e religioso riformista della città.
Dal punto di vista letterario, V. fu molto eclettico: iscritto all'Accademia
Fiorentina, egli mostrò la sua cultura enciclopedica con scritti di
linguistica e critica dantesca (noto è il trattato L'Ercolano), estetica e
arte figurativa, alchimia, botanica, divulgazione filosofica, una commedia
(La suocera), nonché con un'abbondante produzione di centinaia di sonetti,
non sempre di qualità letteraria eccelsa, ma molto significativi per
analizzare l'evolversi del suo credo religioso, come, ad esempio il sonetto
(Donna, che, come chiaro a ciascun mostra .) del 1547/48, dedicato a
Caterina Cibo, duchessa di Camerino, che esaltava Juan de Valdés, Vittoria
Colonna e Pietro Bembo come cercatori fortunati sulla strada della salvezza
eterna dell'anima.
Infatti, come impegno religioso riformista, V. fu membro attivo
dell'intellighenzia evangelica fiorentina, molto presente nell'Accademia
Fiorentina, e tra cui si sono annoverati il letterato Pier Vettori
(1499-1585), Bartolomeo Panchiatichi, Pier Francesco Riccio, Pietro
Carnesecchi, Ludovico Manna e Marcantonio Flaminio.
Nel 1547 il duca Cosimo de' Medici lo incaricò di scrivere la Storia
Fiorentina: l'opera, in sedici volumi, narrava la storia della città nel
periodo 1527-38, cioè dalla ribellione fiorentina coincidente con la
cacciata di Alessandro de' Medici (duca 1525-1527 e 1530-1537) fino alla
salita al potere di Cosimo nel 1537 e al suo governo della città.
A parte le evidenti intenzioni adulatorie dell'opera, il pregio stava
soprattutto nella tecnica quasi giornalistica di raccogliere documenti e
carte di archivio e di intervistare i testimoni diretti di quegli anni. Tra
l'altro, convinto nella necessità di una Chiesa più autentica e meno
sfarzosa e avida, V. poté prendersi la soddisfazione di bollare il famoso
Sacco di Roma del 1527 con la convinzione che mai non fu gastigo né più
crudele né più meritato.
Nel 1555 V. ricevette in dono da Cosimo I la villa della Topaia, a Castello,
dove trascorse gli ultimi dieci anni della sua vita.
Ma una profonda crisi spirituale lo portò alla sorprendente decisione, nel
1565, di diventare prete cattolico. Il duca gli affidò allora la Pieve di
Montevarchi, ma la morte, giunta nel dicembre dello stesso 1565, non gli
permise di tornare al paese di origine della sua famiglia.


Varotta (o Verotti o Barotta), Marcantonio (m. 1568)



Marcantonio Varotta (o Verotti o Barotta), figlio di Nicolò Varotta, nato a
Venezia, era un pittore di stendardi d'oro e, in seguito, divenne un
tessitore di taffettà (tessuti di seta).
Nel maggio 1564 si recò a Lione per arruolarsi come mercenario nelle guerre
religiose in Francia, ma, scoppiata la pace, decise, per curiosità, di
visitare Ginevra.
Qui incontrò il nobile concittadino Andrea da Ponte (1508-1585, fratello del
futuro doge Niccolò da Ponte), il marchese di Vico Galeazzo Caracciolo ed il
lucchese Niccolò Balbani, le cui prediche lo convinsero a diventare
calvinista.
Nel 1565 V. tornò in Italia, dapprima a Torino, poi a Milano, Lodi, Mantova,
ed infine a Venezia, mantenendo comunque una notevole discrezione sulla
propria nuova fede. A casa sua invece non fece mistero ad amici e parenti
sul suo credo religioso e tutti si prodigarono inutilmente a cercare di
riconvertirlo. Per paura di essere denunciato all'Inquisizione, dopo poco,
V. riprese il suo pellegrinare per l'Italia, visitando Padova, Piacenza,
Milano, Roma, Siena. Alla fine dell'aprile 1566, dopo un breve rientro a
Venezia, V. ripartì per arruolarsi come mercenario in Ungheria, ma,
essendosi ammalato, si fece congedare e sulla strada per Cracovia, si fermò
ad Austerlitz, in Moravia. Qui, nell'autunno 1566, V. fu ospitato da Niccolò
Paruta, che gli raccontò della morte di Bernardino Ochino in casa sua e che
cercò inutilmente di convertirlo all'anabattismo.
Il soggiorno ad Austerlitz fu fonte di delusione e di disgusto per
l'artigiano veneziano a causa della proliferazione e della litigiosità delle
sette, di cui fece un dettagliato elenco durante il suo interrogatorio:
c'erano Fratelli Boemi, luterani, calvinisti, anabattisti, hutteriti,
sabbatariani, ariani, svizzeri (si suppone intendesse zwingliani) e
samosateni e giuseppini, cioè due varianti di antitrinitariani. Egli
abbandonò quindi la Moravia per Vienna, dove, forse temendo di morire per
una malattia, si decise di confessarsi presso il convento domenicano, il
priore del quale lo esortò a presentarsi all'Inquisitore di Udine Santo
Cytinio.
Processato nel tribunale dell'Inquisizione a Udine, rese una dettagliata
confessione il 21 gennaio 1567, abiurando e ritornando al Cattolicesimo.
Tuttavia la macchina dell'Inquisizione, messa in moto dalla sua spontanea
confessione, non si accontentò dell'abiura: V. fu infatti spedito a Roma,
dove il processo si concluse con la pena capitale per impiccagione, seguita
dal rogo, eseguita a Ponte Sant'Angelo il 6 dicembre 1568.


Soranzo, Vittore (o Vettore), vescovo di Bergamo (1500-1558)



Vittore (o Vettore) Soranzo, era nato a Venezia nel 1500, primogenito del
patrizio Alvise Soranzo e della moglie Lucia Cappello, ed aveva studiato a
Padova.
Uscito dall'università, egli intraprese la carriera ecclesiastica e fu
nominato cameriere segreto di Papa Clemente VII (1523-1534), ma in seguito
conobbe importanti figure dell'evangelismo e riformismo italiano, come
Giovanni Morone, Alvise Priuli, Pietro Carnesecchi, Vittoria Colonna,
attraverso i quali venne a contatto con le idee di Juan de Valdés.
Dopo la dissoluzione dei circoli valdesiani, S. abitò, tra la fine del 1541
e l'inizio del 1542, nella casa viterbese del cardinale Reginald Pole, dove
fece la conoscenza di altri pensatori eterodossi come Apollonio Merenda e
Marcantonio Flaminio, e studiò, apprezzandolo, il Beneficio di Christo di
Benedetto Fontanini da Mantova. Tuttavia, pur sentendo il fascino delle idee
dell'ambiente dei circoli di Valdès e di Pole, S. non avvertì mai la
necessità di doversi distaccare dalle istituzioni ecclesiastiche cattoliche,
e mantenne quindi un atteggiamento abbastanza nicodemitico.
Amico e allievo del cardinale Pietro Bembo, fu da questi delegato a
subentrare come vescovo della diocesi di Bergamo, nel cui ruolo si installò
nel 1544.
Pio, onesto e favorevole al dialogo con la Riforma, S. diede immediatamente
luogo ad una decisa svolta nella lotta contro gli abusi ed i vizi del clero
bergamasco, e chiamò a predicare un minorita itinerante alquanto eterodosso,
Bartolomeo Golfi Della Pergola, favorevole alla giustificazione per fede, ma
nel contempo le sue azioni gli inimicarono i Rettori, cioè le autorità
civili locali.
Infatti, benché nel 1549 S. avesse aperto e presieduto, lui stesso, un
tribunale dell'Inquisizione [venne, tra gli altri, condannato a morte in
contumacia nel 1551 il medico calvinista Guglielmo Gratarolo (1516-1568)],
ebbe comunque luogo una velenosa campagna di calunnia nei suoi confronti:
mediante anonimi opuscoli, lo si accusò di eresia luterana, assieme al
notaio Giorgio de Vavassori (o Vavassoribus) di Medolago (o più
semplicemente Giorgio Medolago) (1483-ca. 1551).
Questi era già stato inquisito per luteranesimo e imprigionato nel 1536 per
ordine del vescovo Pietro Lippomano, ma i familiari e amici (i Vavassori di
Medolago erano una conosciuta e potente dinastia di notai a Bergamo) avevano
assaltato la prigione di Santo Stefano, liberandolo e permettendogli di
fuggire a Venezia. Rientrato a Bergamo nel 1549, Giorgio de Vavassori si
trovò coinvolto appunto in questa campagna antiluterana contro il vescovo
della città, complicata dall'arrivo nel 1550 del fanatico Inquisitore fra
Michele Ghisleri, il futuro papa Pio V (1566-1572), il quale, in un primo
momento, dovette ignominiosamente battere in ritirata, abbandonando Bergamo
con un cavallo preso in prestito, poiché si trovò in grave pericolo di vita
a causa dell'ostilità dei bergamaschi. Questi erano stati sobillati dal clan
dei Vavassori, in seguito al nuovo arresto e trasferimento del loro
congiunto nelle carceri di Venezia, dove in seguito morì.
Tuttavia Ghisleri non era certo uno che mollava facilmente la presa, quando
sentiva odore di eresia: continuò quindi a raccogliere testimonianze e prove
contro S., che riuscì a far arrestare nel 1551 e rinchiudere a Castel
Sant'Angelo, a Roma. Particolarmente compromettente fu il ritrovamento di un
quaderno del vescovo, con la trascrizione dei testi della Confessio
Augustana e della Praefatio in Novum Testamentum di Lutero, le copie di
varie lettere, come quelle da Lutero a Baldassarre Altieri d'Aquila, o di
Bucero ai "fratelli italiani" e altre letture proibite.
S. fu processato a Roma, ma assolto dal Santo Uffizio, venne reintegrato
nella sua diocesi nel 1554. Tuttavia, dopo tre anni, egli fu nuovamente
inquisito in seguito all'arresto del cardinale Morone nel 1557. Nell'aprile
di quell'anno, il papa Paolo IV (1555-1559) dichiarò nulli tutti gli atti di
S. come vescovo di Bergamo e considerò la sede vacante dal 1547, in quanto
il privilegio a S., concesso dal Bembo ad beneplacitum nostrum, era venuto a
decadere con la morte di quest'ultimo in quell'anno.
Comunque S. morì nel 1558 senza che si potessero prendere ulteriori
provvedimenti contro di lui.


Quinto-monarchisti (XVII secolo)



I Fifth Monarchy Men o Fifth Monarchists (Quinto-monarchisti) furono un
movimento religioso millenarista inglese, attivo dal 1649 dal 1661, cioè per
tutto il periodo del Commonwealth del Lord Protettore Oliver Cromwell
(1599-1658).
Il nome di quinto-monarchisti della setta prese origine dall'episodio del
libro di Daniele, nell'Antico Testamento, dove il profeta interpretò il
sogno del re Nabucodonosor, profetizzando l'avvento di un quinto regno,
fatto sorgere da Dio e che avrebbe distrutto i precedenti e sarebbe durato
per sempre.
Questi riferimenti al millenarismo furono molto frequenti durante gli anni
1640-1660, il ventennio cioè della storia inglese che comprendeva la guerra
civile, la decapitazione del re Carlo I (1625-1649), e il successivo
interregno, periodo nel quale proliferarono sette e pubblicazioni
apocalittiche, come il popolare The personal reign of Christ upon Earth (il
regno personale di Cristo in terra) del 1642, scritto dal reverendo q. Henry
Archer, il quale profetizzò la conversione dei giudei e la distruzione di
turchi nel 1650 e la parusia (seconda venuta in terra di Cristo) per il
1700.
La setta q. generò intorno al 1649 da alcuni predicatori laici e religiosi
indipendenti e battisti, che avevano in comune lo spirito millenarista, il
cui messaggio era di prepararsi alla parusia, riformando il parlamento ed il
governo inglese. Altri elementi erano l'amore fraterno per i poveri, il
rilascio dal carcere dei debitori, l'abolizione delle tasse.
Il un primo momento i q. appoggiarono Oliver Cromwell, con la speranza che
egli avrebbe riformato la società corrotta, e in ciò essi si allinearono
alle attese del levellers di John Lilburne, ma quando Cromwell decise di
perseguitare i levellers e di reprimere un tentativo di ammutinamento di
solidarietà nell'esercito, usando la parte rimastagli fedele del New Model
Army [l'esercito parlamentare, comandato da Sir Thomas Faifax (1601-1671)],
nella battaglia di Burford del maggio 1649, i q. si trovarono ad essere
l'unica forza di opposizione al futuro Lord Protettore.
Cromwell tuttavia isolò progressivamente i q., dapprima sciogliendo nel
dicembre 1653 il parlamento Barebone [chiamato così dal nome da uno dei suoi
più influenti membri: Praise-God Barebone (ca.1596-1680)], dove i q. avevano
un notevole appoggio dai delegati radicali, poi varando un nuovo parlamento
e governo favorevoli alla sua politica.


Thomas Harrison
Alfiere della protesta q. fu l'ex generale di brigata Thomas Harrison
(1610-1660), deputato nel parlamento Barebone ed amico intimo di Cromwell.
Forte della sua immagine di eroe nazionale, Harrison poté parlare a nome dei
q., aiutando la loro causa, ma Cromwell spazzò via anche la sua opposizione,
facendolo degradare ed arrestare per ben due volte pretestuosamente per
sovversione. Ironia della sorte, Harrison fu fatto impiccare, e poi
squartare mentre ancora moribondo, non da già Cromwell, bensì nel 1660 dai
realisti di Carlo II (1649-1685), che non gli avevano mai perdonato di aver
firmato nel 1649 la condanna a morte di Carlo I.
Alla morte di Harrison, la leadership dell'ala più oltranzista dei q. fu
assunta dal commerciante in botti Thomas Venner (m.1661), che aveva già
organizzato dei complotti, falliti, contro Cromwell nel 1657 e 1659.
Venner tentò una disperata insurrezione nel gennaio 1661, ma, come era
prevedibile, il colpo fallì e Venner e gli altri capi della rivolta furono
decapitati. Le successive repressioni stroncarono definitivamente il
movimento q., oltre a perseguitare anche altre sette, a causa delle loro
dottrine simili a quelle dei q., come i quaccheri, i giacobiti e i
sabbatariani.


Ghetti da Volterra, Andrea  (m. 1578)



Predicatore agostiniano, come Agostino Mainardi, Ambrogio Cavalli, Giulio
Della Rovere, Giuliano Brigantino, Andrea Ghetti da Volterra si mise in luce
per le sue idee luterane a Trento nel 1542 e a Mantova nel 1543.
Nel 1544 egli predicò presso la corte di Renata di Francia a Ferrara e
pubblicò un discorso, che gli costò la denuncia all'Inquisizione.
Fu assolto, ma le sue prediche nel periodo 1546-49 a Trento [dove poté agire
indisturbato sotto la protezione del vescovo Cristoforo Madruzzo
(1512-1578)], Mantova, Napoli, Venezia, Ferrara (nuovamente nel 1547),
Firenze e Genova lo portarono ad un nuovo processo, da cui se la cavò con
un'abiura, ma soprattutto grazie alla protezione del cardinale Girolamo
Seripando (1493-1563).
Nel 1548 G., come decano della facoltà di Teologia a Firenze, intervenne per
salvare dall'arresto il confratello predicatore Alessio Casani (1491-1570),
accusato di luteranesimo.
Nel 1553 lo troviamo ancora da Renata di Francia e poco dopo per la terza
volta il Sant'Uffizio romano lo fece arrestare e rinchiudere nel carcere di
Ripetta nel 1555.
In questo carcere rimase quattro anni dividendo la cella con Bartolomeo
Spadafora e Giovanni Francesco Verdura, ex vescovo valdesiano di Cheronissa.
G. riuscì a fuggire dalla galera solo nel 1559, in seguito ai moti popolari
del 18 e 19 agosto, scatenatisi alla morte del papa Paolo IV (1555-1559), il
noto Gian Pietro Carafa, il più violento oppositore ad ogni dialogo con il
protestantesimo.
Comunque nel 1560 il G. fu assolto e nel 1563 fu perfino autorizzato da Papa
Pio IV (1559-1565) a partecipare ad alcune sessioni finali del Concilio di
Trento (1545-1563).
G. morì nel 1578.


Varotta (o Verotti o Barotta), Marcantonio (m. 1568)



Marcantonio Varotta (o Verotti o Barotta), figlio di Nicolò Varotta, nato a
Venezia, era un pittore di stendardi d'oro e, in seguito, divenne un
tessitore di taffettà (tessuti di seta).
Nel maggio 1564 si recò a Lione per arruolarsi come mercenario nelle guerre
religiose in Francia, ma, scoppiata la pace, decise, per curiosità, di
visitare Ginevra.
Qui incontrò il nobile concittadino Andrea da Ponte (1508-1585, fratello del
futuro doge Niccolò da Ponte), il marchese di Vico Galeazzo Caracciolo ed il
lucchese Niccolò Balbani, le cui prediche lo convinsero a diventare
calvinista.
Nel 1565 V. tornò in Italia, dapprima a Torino, poi a Milano, Lodi, Mantova,
ed infine a Venezia, mantenendo comunque una notevole discrezione sulla
propria nuova fede. A casa sua invece non fece mistero ad amici e parenti
sul suo credo religioso e tutti si prodigarono inutilmente a cercare di
riconvertirlo. Per paura di essere denunciato all'Inquisizione, dopo poco,
V. riprese il suo pellegrinare per l'Italia, visitando Padova, Piacenza,
Milano, Roma, Siena. Alla fine dell'aprile 1566, dopo un breve rientro a
Venezia, V. ripartì per arruolarsi come mercenario in Ungheria, ma,
essendosi ammalato, si fece congedare e sulla strada per Cracovia, si fermò
ad Austerlitz, in Moravia. Qui, nell'autunno 1566, V. fu ospitato da Niccolò
Paruta, che gli raccontò della morte di Bernardino Ochino in casa sua e che
cercò inutilmente di convertirlo all'anabattismo.
Il soggiorno ad Austerlitz fu fonte di delusione e di disgusto per
l'artigiano veneziano a causa della proliferazione e della litigiosità delle
sette, di cui fece un dettagliato elenco durante il suo interrogatorio:
c'erano Fratelli Boemi, luterani, calvinisti, anabattisti, hutteriti,
sabbatariani, ariani, svizzeri (si suppone intendesse zwingliani) e
samosateni e giuseppini, cioè due varianti di antitrinitariani. Egli
abbandonò quindi la Moravia per Vienna, dove, forse temendo di morire per
una malattia, si decise di confessarsi presso il convento domenicano, il
priore del quale lo esortò a presentarsi all'Inquisitore di Udine Santo
Cytinio.
Processato nel tribunale dell'Inquisizione a Udine, rese una dettagliata
confessione il 21 gennaio 1567, abiurando e ritornando al Cattolicesimo.
Tuttavia la macchina dell'Inquisizione, messa in moto dalla sua spontanea
confessione, non si accontentò dell'abiura: V. fu infatti spedito a Roma,
dove il processo si concluse con la pena capitale per impiccagione, seguita
dal rogo, eseguita a Ponte Sant'Angelo il 6 dicembre 1568.


Villanova (Villanovanus o Villanueva o Villeneuve o Bachuone), Arnaldo di
(1234/1240-1312/1313)



Arnaldo di Villanova fu un vero e proprio umanista ante litteram: infatti
era un famoso medico, alchimista, farmacista, filosofo, astrologo, teologo,
mistico e letterato del suo tempo. Nacque tra il 1234 ed il 1240 per
l'appunto, a Villanova, ma, poiché si sa pochissimo sulla prima parte della
sua vita, non è dato di sapere neanche di quale Villanova si tratta, essendo
questo un toponimo piuttosto diffuso in Italia, Spagna (come Villanueva), e
Francia (come Villeneuve). Alcuni fonti propendono per quest'ultima nazione,
a causa dei suoi studi universitari a Montpellier ed a Parigi, dove si
laureò in medicina nel 1270.
Successivamente egli viaggiò e visitò moltissime città dell'Europa (a parte
le già menzionate Parigi e Montpellier): Lione, Avignone, Barcellona,
Valencia, Madrid, Tarragona, Toledo, Roma, Firenze, Napoli, Salerno, Palermo
e Bologna.
V. conosceva l'ebraico e l'arabo, aveva studiato, e successivamente
insegnato, medicina, farmacologia e botanica [il famoso mistico spagnolo
Raimondo Lullo (1232/6-1315), detto Doctor Illuminatus, fu un suo allievo].
Fu medico personale di ben quattro papi [Innocenzo V (1276), Bonifacio VIII
(1294-1303), Benedetto XI (1303-1304) e Clemente V (1305-1314)], due re
d'Aragona [Pietro III il Grande (1276-1285) e Giacomo II il Giusto
(1285-1327)], un re di Napoli [Roberto d'Angiò (1309-1343)] e infine un re
di Sicilia [Federico II d'Aragona (1296-1337)].
Nel 1296, prendendo spunto dalle dottrine di Gioacchino da Fiore e Pietro di
Giovanni Olivi, scrisse una Expositio Apocalypsis, e, qualche anno dopo, un
De adventu Antichristi, nei quali ipotizzava l'arrivo dell'Anticristo per il
1367. Durante un suo viaggio in Francia nel 1301 per conto di Giacomo II di
Aragona, egli fu denunciato dai teologi dell'Università di Parigi
all'Inquisizione, ma la protezione del re di Francia, Filippo IV il Bello
(1285-1314) e soprattutto quella del Papa Bonifacio VIII, più interessato a
continuare ad usufruire delle sua capacità come medico che alle sue idee
dottrinali, lo salvò dalle grinfie del Santo Uffizio, e poté lasciare la
Francia.
Nel 1304, V. presentò a Papa Benedetto XI un suo programma per la riforma
della Chiesa, basata sulla povertà, purezza, umiltà e carità, ma tutto si
arenò a causa della improvvisa morte del pontefice il 7 Luglio dello stesso
anno. Della morte fu ingiustamente incolpato il francescano Bernard
Délicieux, il quale aveva incautamente scritto a V. che dalle profezie di
Gioacchino da Fiore si poteva desumere la morte del papa per il 1304:
effettivamente il papa morì in quell'anno, ma per una indigestione di
fichi...avvelenati con polvere di diamante da Guglielmo di Nogaret, l'anima
nera di Filippo il Bello.
Al re era rimasta "indigesta" una bolla papale con una sua condanna come
mandante (ed era vero) per il famoso episodio dello "schiaffo di Anagni" a
Papa Bonifacio VIII.
In una clima non favorevole, l'ostinato e incauto V. ripropose lo scritto al
successore Clemente V (1305-1314): il Papa non gradì il libro e fece
imprigionare il suo autore per un certo periodo, mentre, nello stesso
periodo, l'inquisizione catalana proibì la diffusione dei suoi libri.
Evidentemente il suo ostracismo durò poco perché, pochi anni dopo, nel 1309,
V.  fu chiamato da Papa Clemente V (di cui divenne medico e alchimista) a
riorganizzare l'Università di Montpellier.
Egli giocò inoltre un ruolo molto importante nel trattative tra i
francescani spirituali della Provenza e i conventuali. Infatti egli
intercedette presso il re di Napoli Carlo II d'Angiò (o forse suo figlio
Roberto) e presso lo stesso Clemente V, per cercare una intermediazione tra
il generale dell'ordine, Gundisalvo di Valleboa e i capi spirituali, Raymond
Gaufredi, Guy de Mirepoix, Bartolomeo Sicardi e Ubertino da Casale.
L'incontro effettivamente avvenne nel 1310 e produsse qualche concessione
agli spirituali.
Infine V. morì nel 1312/1313 ca., in un naufragio in mare presso Genova,
mentre si recava ad Avignone al capezzale del suo illustre paziente,
Clemente V.


Niclaes (o Niclas), Hendrik (o Heinrich) (ca.1502- ca.1580) e Famiglia
d'amore o familisti e grindletoniani



La vita
I dati sulla nascita di Hendrik Niclaes sono alquanto confusi: egli nacque
il 9 o 10 Gennaio 1502 (o forse 1501), probabilmente a Münster, dove
comunque visse nella prima parte della sua vita come merciaio. Da piccolo fu
soggetto a visioni mistiche e all'età di 27 anni, essendosi accostato alle
dottrine riformiste, fu imprigionato con l'accusa di eresia.
Dopo la sua liberazione dovuta per mancanza di prove, N. emigrò con la sua
famiglia ad Amsterdam, dove però fu nuovamente imprigionato con l'accusa di
essere stato complice nella famosa rivoluzione anabattista di Münster
(1534-1535).
In seguito N. si dedicò ad una vita, simile a quella seguita nel secolo
successivo dai pietisti. Nel 1539-40 N. ebbe una visione di Dio, che
riversava su di lui lo spirito del vero amore di Gesù Cristo, secondo le sue
parole. La stessa visione lo sollecitò a fondare una comunità denominata
Famiglia d'amore (Familia caritatis) (solo omonimo del movimento odierno,
fondato nel 1968 da David Brandt Berg): si trasferì quindi nella remota
provincia della Frisia orientale, ad Emden, dove visse per vent'anni,
viaggiando spesso, in Olanda, Fiandre, Francia e Inghilterra, sia per motivi
legati alla sua professione di merciaio che per motivi religiosi.
Il suo credo religioso, come tracciato nel suo principale libro
Un'introduzione alla Santa Comprensione dello Specchio di Giustizia, era
infatti una miscela di varie dottrine:
L'antinomianismo (o antinomismo): le leggi dell'uomo non erano più valide
per chi aveva ottenuto il perfetto stato di grazia divina. Questo spirito
divino, secondo il concetto antinomiano di N., metteva la comunità e suoi
adepti al di sopra della Bibbia, dei Credi, della liturgia e delle leggi. In
questo senso, anche le dottrine della setta medioevale dei Fratelli del
libero spirito non gli erano certo estranee,
Il panteismo mistico, e
L'anabattismo (per entrare nella comunità bisognava essere ribattezzati),
quest'ultimo derivato dall'influenza di David Joris.
Tuttavia, poiché N. e suoi seguaci non seguivano alcuna particolare forma di
liturgia, molti di loro, compreso lo stesso N. continuavano a ritenersi
parte della Chiesa Cattolica. Contemporaneamente essi osservavano una
stretta forma di nicodemismo (il praticare di nascosto un credo religioso,
adeguandosi in pubblico a seguire quello ufficiale), che non favorì certo la
diffusione della setta, rimasta sempre confinata a livello di parenti e
amici intimi degli adepti.
Tuttavia la propaganda di N. non poté passare inosservata per sempre e circa
vent'anni dopo, nel 1560, egli dovette fuggire per evitare l'arresto da
parte delle autorità di Emden.
A quel punto N. condusse una vita errante, risiedendo a Kampen, Utrecht, in
Inghilterra fino al 1569, ed infine, dal 1570, a Colonia.
E fu proprio a Colonia, dove pare N. morì nel 1580 circa.


La Famiglia d'Amore e i familisti
La dottrina di N. sopravvisse al suo ideatore almeno fino al 1604 sotto
forma di comunità di familisti segretamente costituite e sparse in Olanda,
Germania, Francia e Fiandre.
Un caso a parte furono i familisti in Inghilterra, il cui capo Christopher
Vitel tradusse molti degli scritti di N. in inglese.
Nel 1574 e nel 1580 il governo inglese di Elisabetta I (1558-1603)
procedette contro i familisti, condannando i loro libri e imprigionando gli
aderenti. Particolarmente accanito nella persecuzione nei loro confronti fu
il predicatore puritano John Knewstub (1544-1624).
Tuttavia la setta non scomparve, come testimoniano le petizioni, non
accolte, indirizzate dai familisti al successivo re Giacomo I (1603-1625),
il quale comunque accusava questa setta di essere tra i principali
responsabili della nascita del Puritanesimo.
Un caso a parte di familismo fu la setta denominata dei grindletoniani, dal
paese di Grindleton, nella contea inglese dello Yorkshire, influenzata dalle
prediche del pastore Roger Brerely (m. 1637) e attiva dal 1610 al 1630 circa
e i cui collegamenti con i familisti sembrano abbastanza accertati,
particolarmente per quanto concerne la dottrina antinomiana. Brerely infatti
predicava che la dottrina del Vangelo insegnava non quello che dobbiamo fare
a Dio, ma casomai quello che noi dobbiamo ricevere da Lui.
Anche il reverendo John Pordage, fondatore della Società dei Filadelfi, fu
influenzato dal familismo e durante il periodo storico repubblicano del
Commonwealth (1649-1658) di Oliver Cromwell, diversi libri familisti furono
ristampati: si ritiene che per il suo famoso libro Pilgrim's Progress lo
scrittore battista John Bunyan abbia tratto ispirazione da alcuni concetti
familisti.
Infine durante la Restaurazione (dopo il 1660), la setta scomparve,
fagocitato da gruppi radicali come i Quaccheri, (George Fox, il fondatore,
disse di aver convertito molti familisti alla sua causa) Battisti e
Unitariani, e all'inizio del diciottesimo secolo, gli autori riferirono di
solo un anziano adepto ancora in vita.


Voetius, Gisbertus (Voet, Gisbert o Gijsbert) (1588-1676)



La vita
Il teologo calvinista Gisbertus Voetius, nato a Heusden, vicino a Utrecht,
in Olanda nel 1588, studiò all'università di Leida, diventando dapprima
predicatore a Vlijmen nel 1611 e poi ricoprendo lo stesso ruolo nel suo
stesso paese natale nel 1617.
Nello stesso periodo, V. si allineò teologicamente alle posizioni calviniste
di Franz Gomar, ed ebbe un ruolo importante nel concilio di Dort (Dordrecht)
del 1617-1618, convocato per discutere, o meglio per condannare, le
posizioni arminiane.
Nominato nel 1634 professore ad Utrecht di teologia e lingue orientali, V.
incarnò sempre più l'ortodossia calvinista più rigorosa ed entrò in feroce
polemica sia con il famosissimo Cartesio (René Descartes, 1596-1650),
residente in Olanda dal 1629, che difendeva la tolleranza religiosa e i
diritti dell'uomo, che con Cornelius Jansen (Giansenio).
Contemporaneamente V. sviluppò un acceso dibattito con Johannes Cocceius, un
teologo riformato tedesco stabilitosi in Olanda, non solo perché questi
difendeva i principi filosofici di Cartesio, ma soprattutto perché aveva
osato criticare V. e i suoi seguaci di essere troppo scolastici. Cocceius si
era impegnato a riscrivere una esegesi biblica, più personale e pratica, che
tenesse conto del vero (secondo lui) significato del testo sacro più che le
interminabili elucubrazioni mentali dei teologi "sistematici" della scuola
di V. Per Cocceius, le Sacre Scritture venivano man mano elaborate dai vari
sconosciuti redattori di allora per i popoli loro contemporanei sulla base
del loro livello di comprensione del messaggio divino (una sorta di
rivelazione progressiva).
Tuttavia, nella disamina di Cocceius, il messaggio del Nuovo Testamento
diventava decisamente diverso dal Vecchio Testamento ed alcune cose
contenute nel VT, come ad esempio l'osservanza del giorno di riposo
(Sabbath), non erano considerate più valide. Posizione inaccettabile per V.,
per il quale si perdeva così l'unità della Verità, cioè la Verità era Una
proprio perché Dio, ispiratore delle Sacre Scritture, era Uno.
Per ribadire la sua posizione, nel 1637 V. scrisse Dei fondamentali articoli
ed errori, dove riprese il punto di vista del teologo gesuita Tanner,
esposto nel 1601, cioè che tutti gli articoli di fede, insegnati nella
Bibbia, erano fondamentali e necessari per la salvezza.
Ma la polemica tra V. e Cocceius continuò per tutta la loro vita,
influenzando pesantemente la vita accademica olandese dell'epoca: si arrivò
a tal punto che nei vari atenei il numero di voetiani e di cocceiani veniva
rigorosamente mantenuto uguale pur di non favorire nessuna fazione.
V. morì nel 1676.


La dottrina
V. elaborò una sua dottrina per quanto riguardava la disputa sullo stato
degli eletti prima della conversione: egli affermò che i bambini eletti di
genitori credenti venivano rigenerati già nell'infanzia grazie alla loro
relazione esterna (attraverso i genitori stessi) con il patto della Grazia.
Profondamente influenzato dal movimento inglese dei puritani, di cui
accettò, in contrasto con Cocceius, il semisabbatarianismo, V. fu un
precursore, ante litteram, del movimento pietista. Egli riunì infatti un
piccolo gruppo di Cristiani che cercavano una loro etica morale, conformando
la loro vita alle leggi di Dio e rispettando alcuni "precisi" divieti,
atteggiamento caratteristico anche dei metodisti.




Gomar (o Gomarus), Franz (o Francois) (1563-1641) e gomaristi



Il teologo Franz Gomar nacque a Bruges, in Belgio, il 30 gennaio 1563, da
una famiglia, che nel 1578 abbracciò la fede protestante e fu per questo
costretta ad emigrare nel Palatinato, in Germania.
G. studiò a Strasburgo, sotto l'insegnamento dell'educatore riformato
Johannes Sturm (1507-1589), successivamente a Neustadt con i professori
riformati Zacharius Ursinus (Zaccaria Ursino)(1534-1583) e Girolamo Zanchi,
cacciati da Heidelberg perché non luterani, ed infine nel 1582 in
Inghilterra, e più precisamente ad Oxford con il puritano John Rainolds
(1549-1607) e a Cambridge con il calvinista William Whitaker (1548-1598). In
quest'ultima università G. si laureò nel 1584.
Tra il 1587 ed il 1593 G. fu pastore di una chiesa riformata olandese a
Francoforte, ma nel 1594 gli fu offerto il posto di professore di teologia
all'università di Leida, in Olanda.
Nel 1602 divenne suo collega Jacob Arminius, successore del professore di
teologia Franz Junius (1545-1602): lo scontro ideologico fra Arminio,
fautore dell'introduzione del libero arbitrio nel calvinismo e G., rigido
osservante della forma più estrema del calvinismo, il cosiddetto
supralapsarianismo, fu immediato e senza quartiere. La leadership di G. fu
tale che i suoi seguaci assunsero il nome di gomaristi.
Nonostante la strenua opposizione di G., alla morte di Arminio nel 1609,
diventò suo successore alla cattedra di teologia, il suo seguace Konrad von
der  Vorst (Vorstius) (1569-1622), che pubblicò nel 1610 il Tractatus
Theologicus de Deo, ritenuto da G. un testo eretico [Vorstius sarebbe stato
poi condannato da sinodo di Dort (1618-19) ed espulso dall'Olanda].
Nel 1611, però, amareggiato per le polemiche sorte con l'elezione di
Vorstius, G. decise di rassegnare le dimissioni per ricoprire di seguito i
ruoli di predicatore di una chiesa riformata a Middleburg nel 1612, poi
professore di teologia a Saumur nel 1614 ed infine, dal 1618 fino alla
morte, professore di teologia e lingua ebraica a Groningen.
Ciò non gli impedì, comunque, di partecipare al sinodo di Dort (Dordrecht)
nel 1618-19, dove, grazie alla sua influenza, venne condannata ufficialmente
la dottrina arminiana, e di contribuire alla traduzione in olandese del
Vecchio Testamento nel 1633.
G. morì a Groningen l'11 gennaio 1641.

Seekers (o waiters o ariani legantini) (XVII secolo)



I seekers furono una setta protestante inglese del XVII secolo, fondata dai
tre fratelli Legate, Walter, Thomas e Bartolomew, separatisti inglesi attivi
a Londra tra il 1590 ed il 1612, dal cui cognome la setta prese il nome
anche di ariani legatini.
Come altre sette dell'epoca, i Legate ed i loro seguaci rigettavano
qualsiasi forma di rituale e di religione organizzata, respingendo sia la
Chiesa Cattolica che quella Anglicana come corrotte e considerando se stessi
come i nuovi apostoli di Dio, gli unici che potevano rifondare una vera e
valida Chiesa. In attesa di questo evento, i seekers decisero che avrebbero
aspettato in silenzio, da cui anche il nome di waiters (coloro che
aspettano) ed in effetti le loro riunioni consistevano principalmente in
momenti di silenzio e contemplazione.
I fratelli Legate non vissero a lungo nel loro movimento: Walter morì
annegato, Thomas finì i suoi giorni in prigione a Newgate, mentre Barthomew
fu bruciato sul rogo, assieme all'anabattista Edward Wightman, l'11 aprile
1612 a Litchfield. Fu l'ultimo rogo pubblico per eresia in Inghilterra.
La setta continuò, dopo la morte dei suoi fondatori, per un centinaio di
anni, fino all'inizio del XVIII secolo, venendo man mano riassorbita dal
movimento dei quaccheri, che avevano alcune convinzioni in comune con i s.,
diversi dei quali decisero, per l'appunto, di confluire nella setta fondata
da George Fox.


Waldhausen (o Waldhouser), Conrad (m. 1369)



Conrad Waldhausen, predicatore agostiniano tedesco, predicò per anni nella
cattedrale di Praga, denunciando il comportamento immorale di certi
ecclesiastici e lo sfoggio di ricchezza delle classi nobili praghesi.
W., pur predicando in tedesco, ebbe una certa influenza su Jan Milìc, un
riformatore ceco, fondatore nel 1372 della comunità "Nuova Gerusalemme"
dedicata alla formazione di predicatori e al recupero delle prostitute.
Milìc subentrò a W. come predicatore principale della cattedrale alla morte
di quest'ultimo nel 1369.


Lilburne, John (ca. 1614-1657) e i levellers (XVII secolo)



I Levellers (livellatori), un gruppo politico-religioso inglese del XVII
secolo, erano noti per la loro filosofia rivolta alla democrazia sociale e
per la lotta a favore della tolleranza religiosa.
Il gruppo fu fondato da John Lilburne (ca.1614-1657), un ufficiale
dell'esercito e amico personale del futuro Lord Protettore del Commonwealth
Oliver Cromwell (1599-1658), assieme allo scrittore Richard Overton (att.
1631-1664) e all'umanista William Walwyn (1600-1680).
I l. avevano a cuore i diritti democratici della classe media ed enunciarono
il loro programma (attuale perfino nel XX secolo, ma addirittura
rivoluzionario nel XVII secolo), nel trattato A Remonstrance of many
Thousand Citizens (Una protesta di migliaia di cittadini), scritto da
Overton nel 1646: abolizione della monarchia e della Camera dei Lord,
suffragio universale per la maggior parte degli inglesi (quelli liberamente
nati), separazione Chiesa/Stato, riforme fiscali e legali, un governo che
rispondesse al popolo con diritti garantiti e libertà per il popolo stesso.
Inoltre i l. divennero molto popolari presso l'esercito inglese, quando si
dichiararono favorevoli ad alcune richieste di questo nel 1647, tuttavia,
nel 1648, a fianco degli indipendenti, essi entrarono in conflitto con il
nuovo parlamento controllato dai presbiteriani. Questi stavano cercando di
barattare l'appoggio del re Carlo I (1625-1649), con una riforma, in senso
presbiteriano, della Chiesa Anglicana.
Paradossalmente, l'esecuzione di Carlo I nel gennaio 1649 e la salita al
potere di Oliver Cromwell, due avvenimenti apparentemente a loro favorevoli,
coincise invece con il declino delle fortune dei l. Lilburne accusò
pesantemente l'antico amico di aver scippato il potere dal popolo ed arrivò
al punto di chiedere la messa in stato di accusa di Cromwell per alto
tradimento.
Quest'ultimo cercò quindi di eliminare il movimento, perseguitando i suoi
capi: fece arrestare Lilburne e gli altri fondatori e schiacciò, con la sua
New Model Army [l'esercito parlamentare, comandato da Sir Thomas Fairfax
(1601-1671)] nella battaglia di Burford del maggio 1649, un tentativo di
ammutinamento di solidarietà nell'esercito.
Proprio nel biennio 1649-50, i l. radicalizzarono il loro messaggio sociale
aiutando lo sviluppo del movimento dei diggers, anch'esso una setta
riformatrice ma più interessata alla gente comune e povera: questa
temporanea alleanza alienò molti delle simpatie verso i l. da parte di
persone spaventate dalle tesi da "esproprio proletario" dei diggers.
Comunque nel 1650 i capi l. furono liberati, eccetto Lilburne, il quale,
processato e condannato, fu esiliato a Bruges, in Belgio, da dove rientrò
nel 1653, per essere nuovamente arrestato e mandato alla prigione londinese
di Newgate. Fu in seguito rimandato in esilio, questa volta sull'isola di
Jersey, e solo nel 1655, in seguito al peggioramento del suo stato di
salute, Lilburne, nel frattempo convertitosi al movimento quacchero, fu
fatto liberare da Cromwell, che gli assegnò anche una pensione.
Lilburne morì a Eltham il 29 agosto 1657.
Il movimento l. non sopravvisse molto al proprio fondatore: nonostante si
registrassero ancora loro interventi o scritti negli anni successivi, la
setta si esaurì durante il periodo della Restaurazione del re Carlo II
(1649-1685).



De Ries, Hans (1553-1638) e waterlanders



I waterlanders
Dopo la morte nel 1561 del leader anabattista Menno Simons, i suoi seguaci
furono denominati mennoniti: quasi immediatamente iniziarono le secessioni
interne al movimento: la prima e più importante fu quella dei waterlanders
(il Waterland era la regione costiera nell'Olanda settentrionale), che
parteciparono attivamente alla guerra di liberazione dell'Olanda contro gli
spagnoli, sia consegnando a Guglielmo d'Orange una forte somma nel 1572, sia
inviando volontari a combattere a fianco dei calvinisti, cosa ancora più
straordinaria, vista la tipica vocazione non violenta dell'anabattismo.
In seguito, il governo olandese li trattò tutto sommato abbastanza bene,
affrancando i loro templi e orfanotrofi dal pagamento delle tasse,
permettendo loro di fare semplici dichiarazioni al posto dei giuramenti nei
tribunali e esentandoli dalla leva militare dietro pagamento di una somma
concordata.


Hans De Ries
Hans De Ries, medico anabattista residente in Alkmaar, nacque nel 1553 e fu,
come si è detto, il capo spirituale dei mennoniti olandesi per 54 anni, dal
1577 al 1638, anno della sua morte, ma anche colui che salvò il movimento
mennonita portandola a dottrine più ortodosse.
Nonostante l'impegno di sostegno a Guglielmo d'Orange per la lotta di
liberazione, i mennoniti waterlanders erano rimasti profondamente pacifici e
questo loro spirito fu ribadito il 22 settembre 1577 nella Confessione di
fede di Waterland, primo atto ufficiale della guida spirituale di R. stesso,
in cui si condannò la guerra e la violenza, oltre a sottolineare i soliti
punti cardini dell'anabattismo: battesimo solo degli adulti, negazione del
peccato originale, condanna del giuramento, obbedienza condizionata alle
autorità locali.
Nel 1581 R. convocò il primo sinodo dei waterlanders, con la partecipazione
di 12 congregazioni e dove venne adottata un primo codice di disciplina.
Nel 1615, dopo notevoli discussioni e polemiche interne, la corrente
waterlander fu ampliata dopo l'ammissione del gruppo separatista inglese di
John Smyth, il fondatore dei battisti inglesi.
Per facilitare la comprensione dei concetti anabattisti da parte dei nuovi
confratelli, R. scrisse, assieme a Lubbert Gerritsz (1560-1612), nel 1608,
un'altra confessione di fede in 38 articoli, denominata Confessione di Hans
de Ries (Belijdenis van Hans de Ries) o Confessione di Waterland
(Waterlandsche Belijdenis), ampliandolo nel 1610 con due articoli
aggiuntivi.
Gli stessi due autori, otto anni dopo, nel 1618, pubblicarono a Hoorn la
Breve Confessione di Fede (Corte Belijdenisse des Gheloofs) in 40 articoli e
l'attività instancabile di scrittore di R. portò nel 1626 alla pubblicazione
della Apologia.
R. non intervenne solo sulla dottrina anabattista, ma anche sulla sua
ritualistica: un suo intervento, per esempio, riguardò la preghiera
silenziosa: infatti inizialmente i mennoniti in Olanda pregavano in silenzio
in ginocchio, sia durante le funzioni pubbliche che a casa propria: questa
usanza è ancora in vigore presso gli Amish ed alcuni gruppi in Stati Uniti.
R. introdusse l'usanza delle preghiere dette ad alta voce durante le
funzioni e senza inginocchiarsi, sebbene questa novità, all'onor del vero,
portò una certa discordia tra i fedeli.
R. morì nel 1638.


Grebel, Conrad (ca.1498-1526)



Conrad Grebel, uno dei fondatori del movimento anabattista, nacque nel 1498
ca. da una famiglia patrizia di Zurigo. Il padre, Jakob, un ricco
commerciante di ferro, ricopriva spesso incarichi ufficiali nel consiglio
cittadino.
G. ebbe un'ottima istruzione studiando a Basilea nel 1514 con l'umanista
Heinrich Loriti, detto Glareano (1488-1563), poi per tre anni a Vienna con
l'umanista Joachim von Watt, detto Vadiano (1484-1551). Alla fine dei suoi
studi viennesi, nel 1518, G. si trasferì a Parigi, dove però fu molto
svogliato e non completò nessun corso di laurea: dopo due anni, rientrò a
Zurigo con una buona cultura di base, ma senza un titolo di studio.
Nella sua città natale, G., in perenne contrasto con il padre per motivi
economici, si sposò nel 1522 con una ragazza di umili origini e nello stesso
anno iniziò a frequentare i circoli umanistici che gravitavano intorno a
Zwingli. Questa frequentazione trasformò il giovane, alquanto indifferente
alle problematiche religiose, in un fervente collaboratore del riformista
zurighese.
Tuttavia, già nel Gennaio 1523, G. ed altri, come Felix Mantz, Wilhelm
Reublin, Hans Brötli e Simon Stumpf, cominciarono a contestare la linea
riformista di Zwingli. In particolare la materia del contendere era la
superiorità della Sacra Scrittura, propugnata da G. e compagni, rispetto
all'autorità dello stato, voluto da Zwingli, che lavorava per ottenere il
consenso unanime del corpus christianum, inteso come l'unità dei fedeli.
Il 26-28 Ottobre 1523, durante un dibattito pubblico, organizzato dal
Consiglio cittadino, avvenne lo scontro tra G. e Zwingli, in particolare
quando si toccò il punto delicato dell'opportunità, dei tempi e metodi di
abolizione della Messa: la prudenza di Zwingli, che desiderava il consenso
del Consiglio stesso, non soddisfaceva G. più portato a decisioni radicali
ed immediate. Anche i moti popolari contro la lentezza delle riforme,
scoppiati in Dicembre 1523, non fecero altro che fornire alle autorità
cittadine il pretesto per espellere Simon Stumpf.
Nel 1524 il gruppo di G. cercò di uscire dal proprio isolamento, presentando
a Zwingli un progetto di riforma politica, prontamente respinto, e scrivendo
una lettera a Thomas Müntzer per chiedere un confronto sulle rispettive
posizioni radicali: non risulta che il riformatore tedesco abbia mai
risposto.
Contemporaneamente si sviluppò la polemica sul battesimo degli infanti:
l'impulso di rigettare il battesimo dei bambini, come polemica
anti-clericale contro i riti della "vecchia" Chiesa, venne da episodi
avvenuti, nella primavera-estate 1524, in due villaggi vicino a Zurigo,
Zollikon, dove operava Johannes (Hans) Brötli, e Wytikon, dove era pastore
Wilhelm Reublin.
G. prese spunto da questi episodi per rifiutarsi di far battezzare il suo
bambino, appena nato. La cosa suscitò un grande scalpore: il rifiutare il
battesimo equivaleva a negare al bambino l'appartenenza alle comunità, sia
sociale che cristiana, che a quel tempo coincidevano nel già menzionato
corpus christianum.
Si pervenne quindi ad una disputa pubblica il 10 e 17 Gennaio 1525 tra il
gruppo di G., da poco rinforzato dall'ex sacerdote Jörg Blaurock, e i
riformatori svizzeri nelle persone di Zwingli e Johann Heinrich Bullinger.
Ma il risultato fu scontato: il Consiglio cittadino censurò la posizione del
gruppo di G., ordinando il battesimo immediato di tutti i bambini entro otto
giorni dalla loro nascita.
Il 21 Gennaio 1525, sfidando il divieto delle autorità cittadine, 15
anabattisti si riunirono in casa di Felix Mantz, e presero la decisione di
procedere al proprio ribattesimo, cosa che fecero la notte stessa: fu G. a
battezzare Blaurock, che poi ribattezzò gli altri. In seguito gli
anabattisti si trasferirono a Zollikon, dove fondarono la comunità dei
"Fratelli in Cristo".
La frattura era avvenuta e la reazione dei riformatori ortodossi non si fece
attendere: il Consiglio cittadino fece arrestare ed interrogare a più
riprese, con una severità sempre più crescente, gli anabattisti.
L'episodio più significativo fu la protesta della comunità di Grüningen, un
distretto vicino a Zurigo, dove lo scontento popolare fu fomentato proprio
dai capi anabattisti Blaurock, G, e Mantz, arrestati e inviati a Zurigo. Qui
si tenne il 6-8 Novembre 1525 un'ulteriore disputa tra gli anabattisti e
Zwingli, che, scontento per l'ostinata posizione degli avversari, li fece
condannare dal Consiglio, il 18 Novembre, a rimanere in carcere.
Il 5 e 6 Marzo 1526, dopo quattro mesi di duro carcere, il Consiglio cercò
di fiaccare la resistenza degli arrestati (i tre sopramenzionati più altri
14 compagni) condannandoli al carcere a pane e acqua, finché essi non
avessero ritrattato, ma 15 giorni dopo, approfittando di una clamorosa
distrazione, gli anabattisti riuscirono ad evadere.
G. si diresse da solo a casa di sua sorella, che abitava nel Cantone
Grigioni, a Maienfeld. Giuntovi stanco e malato, morì di peste poco dopo,
probabilmente nel Luglio 1526, all'età di soli 28 anni.



Cameron, Richard (1648-1680) e cameroniani e covenanters



Situazione storica in Scozia nel XVII secolo: i covenanters
Durante il XVI e XVII secolo, alcuni presbiteriani scozzesi sentirono
l'esigenza di allearsi mediante un patto (covenant) per difendere la propria
religione: nacque così, ad iniziare dal primo accordo del 1557, il partito
dei covenanters (cioè gli uomini del patto).
Fu soprattutto nel 1638 che questo patto assunse un ruolo catalizzante dei
scozzesi contro i tentativi del re inglese Carlo I (1625-1649) e
dell'arcivescovo di Canterbury William Laud (1573-1645) di imporre l'English
Book of Common Prayer (libro inglese delle preghiere comuni) in Scozia. La
crisi sfociò nelle Bishops' wars (guerre dei vescovi) del 1639-40, vinte dai
covenanters e nella prima guerra civile inglese (1642-1646), dove gli
scozzesi si allearono con l'esercito parlamentare di Oliver Cromwell
(1599-1658) in cambio della firma di un patto per attuare una riforma, in
senso presbiteriano, delle chiese d'Inghilterra, Scozia e Irlanda.
Ma, poiché il parlamento inglese non diede in seguito alcun segno di essere
interessato a rispettare i patti, gli scozzesi si allearono con il re Carlo
I, firmando un simile accordo con lui: la conseguenza fu che nella seconda
guerra civile (1648-51) essi lottarono a fianco del re. Tuttavia, nella
battaglia di Preston del 1648, essi persero contro le truppe di Cromwell,
che invasero la Scozia nel 1650-51.
Benché Carlo I venisse decapitato il 30 gennaio 1649, gli scozzesi
continuarono a mostrare lealtà verso il figlio Carlo II (1649-1685), il
quale, in un primo momento, confermò il patto siglato dal padre, salvo
rimangiarsi bellamente la parola alla sua salita al trono nel 1660 e cercare
di imporre con la forza il sistema episcopale anche in Scozia.
Inoltre Carlo II non esitò di scatenare contro i covenanters il tristemente
famoso Avvocato della Corona, Sir George MacKenzie of Rosenhaugh
(1636-1691), soprannominato Bluidy (Bloody) MacKenzie (MacKenzie il
sanguinario), che imprigionò nel carcere di Greyfriars Kirk e mandò al
patibolo centinaia di covenanters.
E fu a questo punto che si inserì la figura del leader religioso-politico
scozzese Richard Cameron.


Richard Cameron (1648-1680)
Richard Cameron, soprannominato il Leone del Patto (The Lion of The
Convenant) era nato nel 1648 circa a Falkland, nella regione scozzese del
Fife, da un modesto bottegaio e aveva studiato per diventare un insegnante e
maestro del coro della locale parrocchia.
Ma, in seguito, egli divenne un sostenitore del sistema presbiteriano puro e
nel 1672, sotto l'influenza del predicatore errante John Welch di Irongray
(1612-1681) [nipote del più noto John Welch di Ayr (ca.1570-1623) e
pronipote del famoso riformatore John Knox] aderì come predicatore alla
corrente dei covenanters.
C. si oppose strenuamente all'intenzione di Carlo II di imporre con la forza
il sistema episcopale anche in Scozia e per questo dovette fuggire per
qualche tempo in Olanda, dove fu ordinato ministro del culto.
Ritornato in Scozia nel 1679,  egli, alla testa di una banda armata di suoi
seguaci, stabilì le basi per una ribellione aperta contro il re, mediante la
Dichiarazione di Sanquhar del 22 giugno 1680.
Fu immediatamente posta una taglia sulla sua testa e solo un mese dopo, il
22 luglio, C. e i suoi furono massacrati dai dragoni reali ad Ayrmoss. In
seguito, la testa e le mani di C. furono esibite come un macabro trofeo su
una porta d'ingresso della città di Edimburgo.


I cameroniani dopo la morte di Cameron
Dopo la "gloriosa rivoluzione" del 1688, culminata con la cacciata di
Giacomo II (1688) e la salita al potere di Guglielmo III (1689-1702) i
militari sopravvissuti tra i seguaci di C. furono amnistiati e formarono la
base del reggimento Cameron.
Per quanto concerne la parte religiosa del suo movimento, i suoi seguaci,
noti come La gente della Società (Society People), si organizzarono in
comunità locali, raggiungendo il numero di qualche migliaio. La
caratteristica del gruppo fu il rifiuto di qualsiasi coinvolgimento degli
adepti in politica e, nel contempo, la rigida separazione tra affari di
Stato e affari della Chiesa.
Tra il 1690 ed il 1706 la Gente della Società rimase senza guida spirituale,
per l'abbandono dei loro tre pastori a favore della Chiesa scozzese
riformata. Solo nel 1706 John Macmillan (ca.1669-1753) divenne il loro
pastore di riferimento e sotto la sua guida, le varie anime del movimento
cameroniano si fusero nella Chiesa Riformata Presbiteriana del Patto
[Reformed Presbyterian Church (Covenanted)], tuttora attiva in Scozia.

Welling, Georg Von (1652-1727)



Lo studioso di occultismo Georg Von Welling nacque a Schwaben, nella regione
tedesca della Baviera nel 1652, lavorò come direttore delle miniere di
Baden-Durlacher fino al 1723 e morì nel 1727.
Egli divenne noto per il suo Opus mago-cabalisticum et theosophicum, un
classico dell'ermetismo alchemico scritto nel 1719 e pubblicato postumo nel
1735 e utilizzato dal grande pensatore e scrittore Johann Wolgang Goethe
(1749-1832) per studiare l'occultismo e l'alchimia.
Il libro, un trattato di teosofia, cosmologia behmenista, alchimia, cabala,
negromanzia e teurgia (l'arte magica di far incarnare divinità in statue),
fu il primo a rivelare che gli alchimisti non erano preoccupati solo della
trasmutazione dei metalli, ma avevano sviluppato un sistema
filosofico-cosmologico completo, basato sulla cabala.
Questo testo fu ripreso anche nelle dottrine della Confraternita della Rosa
Croce d'Oro, il movimento rosacrociano fondato dal tedesco Hermann Fictuld
(m. 1777) verso il 1757 e in quelle della Società americana dell'Armonia,
fondata da Georg Rapp nel 1805.


Gichtel, Johann Georg (1638-1710) e Fratelli della vita angelica



La vita
Il mistico tedesco Johann Georg Gichtel nacque il 14 marzo 1638 a Regensburg
(Ratisbona), in Baviera, da una famiglia in vista della città (il padre era
senatore).
A scuola G. si mostrò versato nelle lingue, approfondendo la conoscenza del
greco, ebraico, siriaco e arabo, ma inviato all'università di Strasburgo per
frequentare la facoltà di teologia, decise di abbandonarla per passare alla
facoltà di legge, non concordando con gli insegnamenti dei teologi docenti
J. S. Schmidt e Philipp Jakob Spener.
Dopo la laurea, G. esercitò la professione di avvocato, dapprima a Spira,
poi a Ratisbona: qui conobbe nel 1664 il barone ungherese Justinianus von
Weltz (1621-1668), un idealista mistico con un programma preciso: riunire le
chiese cristiane e convertire tutto il mondo al Cristianesimo. Per questo
aveva fondato un movimento, denominato Christerbauliche Jesusgesellschaft
(Società di Gesù per l'educazione cristiana), al quale aderì anche G.,
contribuendo con un sistematico attacco contro la chiesa luterana e alcuni
suoi insegnamenti fondamentali, come la giustificazione per fede.
L'atteggiamento di G. suscitò la reazione delle autorità della chiesa
luterana locale, che lo fecero arrestare e rinchiudere per tredici settimane
con la pericolosa accusa di anabattismo (un'accusa del genere poteva portare
anche al rogo), dalla quale scampò grazie all'intervento di un potente
conoscente del padre. Ma non poté sottrarsi alla condanna all'esilio
perpetuo ed alla confisca di tutti i suoi beni da parte dello stato
bavarese.
Nel 1665 G. decise quindi di recarsi in Olanda, terra promessa per la
libertà di pensiero, libertà sì ma.senza esagerare, come egli ben presto si
accorse, quando a Zwolle G. intervenne energicamente a favore del pastore
luterano Friedrich Breckling (1629-1711) fautore di un sistema educativo e
sociale, svincolato dalle istituzioni ecclesiastiche: G. si ritrovò
arrestato, esposto alla gogna, schiaffeggiato pubblicamente ed infine
espulso dalla città olandese!
Finalmente nel 1668 G. arrivò ad Amsterdam, dove abitò per i rimanenti 42
anni della sua vita, contraddistinti da visioni, rivelazioni profetiche,
preghiere e una quantità elevatissima di opere (4.000 pagine di
corrispondenza e diversi trattati), tra cui il più importante è il trattato
Theosophica practica.
Ad Amsterdam egli conobbe la visionaria fiamminga Antoinette Bourignon, ma
soprattutto scoprì gli insegnamenti di Jacob Boehme, di cui fece pubblicare
le opere complete nel 1682.
Nonostante una vita molto solitaria e ritirata, egli riuscì a riunire un
piccolo gruppo di seguaci, denominati Fratelli della vita angelica o
Gichteliani, i quali miravano ad una vita di tipo sacerdotale libera da
desideri carnali e da impegni matrimoniali.
G. morì ad Amsterdam il 21 gennaio 1710.


La dottrina
G. rielaborò la dottrina teosofica di Boehme dei tre principi della Deità
[l'Abisso (il Padre) che desiderava rivelarsi (il Figlio) attraverso un come
processo di riflessione, o introspezione Divina (lo Spirito Santo)], ma
soprattutto del quarto principio, lo specchio divino del processo di
riflessione, denominato Saggezza Vergine o Sophia, di cui G. elaborò gli
otto gradi di azione e rivelazione. Attraverso questo specchio il mondo
creato è l'immagine del mondo divino, le creature appaiono come riflessione
delle idee di Dio e sia Adamo, che Cristo nascono androgini (un concetto
ripreso da Helena Blavatsky nella sua teoria sul Padre-Madre universale).
La razza umana era quindi contenuta nella riflessione della Deità, che
formava una nuova ed invisibile chiesa, il cui scopo era il ritorno alla
Perfezione attraverso tre fasi dell'uomo: l'uomo dell'oscurità, l'uomo
rinato e l'uomo interno (o perfetto).
Gli unici mezzi dell'uomo per ottenere ciò erano: la visione della dualità
del mondo (le forze oscure contrapposte a Sophia) ed il potere della
volontà, che poteva far scoprire il Regno di Dio nascosto nel profondo
dell'anima.
La partecipazione dell'anima umana alle nozze mistiche di Cristo con Sophia
(un'idea dal vago sapore alchemico-rosacrociano) davano all'uomo l'Eterna
Vita.


Wessel Goesport, Johann (o Ruckerath, Johann o Giovanni di
Wessel)(1420-1489)



Johann Wessel Goesport (Giovanni di Wessel) fu l'ultimo degli eretici prima
della Riforma protestante.
Nacque nel 1420 a Groningen, in Olanda, e dal 1449 frequentò l'università di
Colonia, conseguendo la laurea in arti liberali. Successivamente, egli
stesso divenne docente in arti liberali all'università di Heidelberg (in
Germania) dal 1456 al 1457.
Nel 1458 W. si recò a Parigi, dove si convertì al pensiero nominalista, la
corrente filosofica fondata da Roscellino, il quale affermava che solo le
singole essenze esistevano, mentre i generi e le specie erano concetti
universali, noti come semplicemente "universali". Questi universali non
esistevano nella realtà, come invece le essenze, ma erano solo segni
convenzionali o parole (voces) o nomi (da cui l'attributo di nominalista).
W. rimase a Parigi fino al 1473, anno nel quale emigrò per sfuggire alle
conseguenze di un editto del re Luigi XI (1461-1483) proprio contro il
nominalismo. Per il resto della sua vita, W., diventato nel frattempo monaco
agostiniano, fu insegnante di teologia e predicatore nelle città tedesche di
Erfurt, Worms e Mainz. Proprio in questa ultima città, nel 1479, W. fu posto
sotto accusa da parte dell'Inquisizione per le sue idee per certi versi
anticipatori di alcuni temi della Riforma. W. infatti, probabilmente
influenzato dal riformatore boemo Jan Hus, rifiutò ogni rituale cattolico,
di cui non fosse fatto menzione nelle Scritture o nella Patristica, come il
peccato originale, la confessione, la benedizione, l'estrema unzione, le
indulgenze, il digiuno, l'immacolata concezione.
Per questo fu processato, ma essendosi pentito, la condanna fu tramutata in
reclusione a vita, mentre sul rogo finirono i suoi scritti. W. rimase
confinato in un monastero nella sua città natale di Groningen, dove morì il
4 Ottobre 1489.


Hutchinson Marbury, Anne (1591-1643)



Anne Marbury nacque nel luglio 1591 (prima del giorno 20 quando fu
battezzata) ad Alford, nella contea inglese del Lincolnshire ed era la
figlia del reverendo Francis Marbury e di Bridget Dryden.
H. crebbe in una famiglia che aveva già conosciuto l'intolleranza religiosa.
Infatti il padre era stato messo in prigione per due volte per aver
ripetutamente predicato contro l'incompetenza del clero anglicano.
Nel 1612 H. sposò a Londra il mercante William Hutchinson e nel 1634, con il
marito, emigrò a Boston, nel Massachusetts, dove ben presto dovette fare i
conti con i metodi decisamente poco democratici in uso nella colonia della
Massachusetts Bay.
Qui i pastori puritani obbligavano tutti a pregare e digiunare, mantenendo
un rigoroso controllo disciplinare anche sulle riunioni religiose, ma H.
iniziò ad organizzare autonomamente degli incontri settimanali per
commentare i sermoni, ai quali parteciparono centinaia di donne di Boston,
attirando anche uomini (pastori e magistrati).
H. predicava una forma di antinomianismo (o antinomismo), in particolare che
si poteva raggiungere la salvezza basandosi su una esperienza interiore con
lo Spirito Santo, e non osservando rigorosamente le leggi religiose delle
istituzioni e i precetti dei predicatori, un pensiero che ricordava da
vicino quello della setta, molto popolare in Inghilterra all'inizio del XVII
secolo, dei familisti e dei grindletoniani (un gruppo  verosimilmente
collegato ai familisti stessi).
Ma il caso creato da H. investì la colonia puritana del Massachusetts anche
per i risvolti di una lotta politica, che portava con sé: infatti si
fronteggiavano due fazioni, da una parte, favorevoli a H., il governatore
della colonia (solamente per un anno, il 1636) Sir Henry Vane, il
predicatore John Wheelwright (cognato di H.) e il predicatore John Cotton,
mentore spirituale della donna; dall'altra contrari erano il reverendo John
Wilson e John Winthrop, che divenne il nuovo governatore della colonia nel
1637.
I puritani di Boston, che, nel 1635 per mezzo dell'allora governatore
Haynes, già avevano trattato con durezza Roger Williams obbligandolo a
fuggire nel Rhode Island, ancora una volta furono severissimi con chi
attentava al loro predominio religioso nel Massachusetts, comportandosi così
in maniera non molto dissimile dei loro stessi persecutori in Inghilterra,
come il famigerato vescovo anglicano William Laud (1573-1645), la cui azione
li aveva obbligati ad emigrare nelle colonie americane.
Nel novembre 1637 H. e Wheelwright vennero così processati dalla Corte
Generale come eretici. Wheelwright fu esiliato nel New Hampshire, mentre H.
fu posta agli arresti domiciliari, con la speranza che abiurasse le sue idee
religiose, fino al 15 marzo 1638, quando fu nuovamente processata: tra i
suoi accusatori più accaniti ci fu proprio il suo mentore John Cotton. H. fu
scomunicata e bandita da Boston, che lei abbandonò con il marito, i figli e
60 seguaci per sistemarsi in una isola, oggigiorno parte di Rhode Island,
denominata Aquidneck, da loro acquistata dagli indiani Narragansetts (quelli
stessi che avevano accolto favorevolmente Roger Williams) e ivi fondarono la
colonia di Pocasset, l'odierna Portsmouth.
Nel 1642 morì il marito William e H. si recò allora a vivere a Pelham Bay,
nella colonia olandese di Nuova Amsterdam (la futura New York), ma
nell'agosto 1643 essa fu massacrata con cinque dei suoi figli (eccetto una
figlia) e tutta la servitù, durante una razzia compiuta dagli indiani
Mohicani.
I puritani di Boston di allora videro questa tragica morte come un segno
della punizione divina, tuttavia molti studiosi del XX secolo, tra cui la
moglie del presidente degli USA Eleanor Roosvelt, rivalutarono la figura di
H., considerandola come la prima donna americana che lottò per la tolleranza
religiosa e contro la discriminazione verso le donne.



Gomar (o Gomarus), Franz (o Francois) (1563-1641) e gomaristi



Il teologo Franz Gomar nacque a Bruges, in Belgio, il 30 gennaio 1563, da
una famiglia, che nel 1578 abbracciò la fede protestante e fu per questo
costretta ad emigrare nel Palatinato, in Germania.
G. studiò a Strasburgo, sotto l'insegnamento dell'educatore riformato
Johannes Sturm (1507-1589), successivamente a Neustadt con i professori
riformati Zacharius Ursinus (Zaccaria Ursino)(1534-1583) e Girolamo Zanchi,
cacciati da Heidelberg perché non luterani, ed infine nel 1582 in
Inghilterra, e più precisamente ad Oxford con il puritano John Rainolds
(1549-1607) e a Cambridge con il calvinista William Whitaker (1548-1598). In
quest'ultima università G. si laureò nel 1584.
Tra il 1587 ed il 1593 G. fu pastore di una chiesa riformata olandese a
Francoforte, ma nel 1594 gli fu offerto il posto di professore di teologia
all'università di Leida, in Olanda.
Nel 1602 divenne suo collega Jacob Arminius, successore del professore di
teologia Franz Junius (1545-1602): lo scontro ideologico fra Arminio,
fautore dell'introduzione del libero arbitrio nel calvinismo e G., rigido
osservante della forma più estrema del calvinismo, il cosiddetto
supralapsarianismo, fu immediato e senza quartiere. La leadership di G. fu
tale che i suoi seguaci assunsero il nome di gomaristi.
Nonostante la strenua opposizione di G., alla morte di Arminio nel 1609,
diventò suo successore alla cattedra di teologia, il suo seguace Konrad von
der  Vorst (Vorstius) (1569-1622), che pubblicò nel 1610 il Tractatus
Theologicus de Deo, ritenuto da G. un testo eretico [Vorstius sarebbe stato
poi condannato da sinodo di Dort (1618-19) ed espulso dall'Olanda].
Nel 1611, però, amareggiato per le polemiche sorte con l'elezione di
Vorstius, G. decise di rassegnare le dimissioni per ricoprire di seguito i
ruoli di predicatore di una chiesa riformata a Middleburg nel 1612, poi
professore di teologia a Saumur nel 1614 ed infine, dal 1618 fino alla
morte, professore di teologia e lingua ebraica a Groningen.
Ciò non gli impedì, comunque, di partecipare al sinodo di Dort (Dordrecht)
nel 1618-19, dove, grazie alla sua influenza, venne condannata ufficialmente
la dottrina arminiana, e di contribuire alla traduzione in olandese del
Vecchio Testamento nel 1633.
G. morì a Groningen l'11 gennaio 1641.


Erastus (o Lüber o Lieber o Liebler), Thomas (1524-1588) e Erastianismo



La vita
Thomas Lüber (nome umanistico Erastus) nacque il 7 settembre 1524 a Baden,
nel cantone Aargau in Svizzera, da una povera famiglia di artigiani.
Nel 1540 E. fu mandato, a spese di uno sconosciuto mecenate, a studiare
teologia a Basilea, ma a causa di una epidemia di peste nel 1544, egli
decise di trasferirsi a studiare filosofia e medicina a Bologna, dove si
laureò in medicina nel 1552, e successivamente a Padova.
Nel 1555 E. fu assunto, da parte di Guglielmo IV, Conte di Henneberg
(1478-1559), come medico di corte, ruolo che dal 1558 ricoprì, oltre a
quello di professore di medicina all'università di Heidelberg, anche presso
il principe elettore del Palatinato, Otto Heinrich (regnante: 1556-1559).
Nel 1559, alla morte di Otto Heinrich, il successore Frederick III Palatino,
detto il Pio (regnante: 1559-1576) nominò E. membro del Consiglio della
Corona, Rettore dell'università e membro del Concistoro della Chiesa.
Tuttavia Frederick fu anche il primo principe tedesco ad accettare il
calvinismo nel 1563, nonostante la strenua resistenza di E., che invece
parteggiava per una riforma di tipo zwingliano. E. difese senza successo la
dottrina della Cena del Signore di Zwingli nelle conferenze di Heidelberg
(la capitale del Palatinato) del 1560 e Maulbronn del 1564, ma fu perfino
scomunicato in quella di Heidelberg, sebbene la scomunica venne revocata
l'anno successivo. Egli difese inoltre le sue idee per iscritto nel 1565,
rispondendo al teologo luterano di Strasburgo Johann Marbach (1521-1581).
Nel 1570 Frederick III Palatino, con l'aiuto del teologo calvinista Caspar
Olevianus (1536-1587), introdusse il calvinismo, nella sua forma
presbiteriana, come religione di stato.
La neonata chiesa, come uno dei suoi primi atti ufficiali, scomunicò E.
accusandolo di un presunto socinianesimo sulla base di lettere scambiate con
antitrinitariani transilvani e lo perdonò solo nel 1575, dopo una
dichiarazione di E. di adesione alla dottrina della Trinità.
Tuttavia la sua posizione rimase scomoda e vista sempre con molto sospetto e
quindi nel 1580 egli decise di ritornare a Basilea, dove nel 1583 venne
nominato professore di etica all'università. Non poté, purtroppo occupare
molto questo ruolo, poiché morì nello stesso 1583, il 31 dicembre.


Erastianismo
La dottrina, che prende il nome da E., si denomina erastianismo e derivò da
discussioni di E. con i teologi calvinisti sull'opportunità che fosse lo
stato, come voleva E., e non la chiesa, secondo i calvinisti, a punire i
peccatori e gli eretici. Per E. una chiesa in una nazione cristiana non
aveva nessun potere di repressione, distinta da quello dello stato: la
chiesa poteva solamente censurare o ammonire coloro che deviavano dalla
retta via.
L'opera principale di E., denominato La nullità delle censure della Chiesa,
apparve postumo a Londra nella versione tedesca nel 1589 e nella traduzione
inglese nel 1659, influenzando in maniera decisiva le teorie di alcuni
parlamentari inglesi, come John Selden (1584-1654) e Bulstrode Whitelocke
(1605-1675), favorevoli alla supremazia dello stato sulla chiesa.
L'erastianismo ebbe inoltre un ruolo importante nello sviluppo del
gallicanesimo in Francia.


Reublin (o Röuble o Röblin o Reubel), Wilhelm (ca. 1480/4- ca.1559)



Wilhelm Reublin (la grafia del cognome è riportata anche nelle varianti
Röuble o Röblin o Reubel) nacque a Rottenberg sul Neckar, nella Germania
meridionale, in un anno imprecisato tra il 1480 ed il 1484, studiò alle
università di Friburgo e Tübingen e, ordinato sacerdote, fu nominato parroco
a Griessen, vicino a Waldshut, nel Baden Würtemberg.
Nel 1510 R. ottenne il Magister artium e nel 1521 prese servizio come
predicatore nella chiesa di Sant'Albano a Basilea, dove venne apprezzato dal
popolo per le sue notevoli doti di predicatore riformista. Tuttavia egli
iniziò ben presto a manifestare una posizione alquanto radicale e, per
questo, entrò in rotta di collisione con il suo vescovo Christoph von
Otenheim (vescovo:1502-1527). Un primo intervento contro la messa gli fu
perdonato, stante il seguito e la popolarità che aveva riscosso in città, ma
un secondo, in cui osò sostituire le ossa di un reliquiario con la Bibbia
gli costò il posto e l'espulsione dalla città il 27 Giugno 1522.


Reublin a Zurigo
Nell'autunno 1522 R. si recò a Zurigo, entrando nei circoli cittadini, che
gravitavano intorno a Zwingli, e si fece apprezzare come predicatore,
venendo successivamente, nel 1523, nominato, dalla comunità locale, pastore
del villaggio di Wytikon, dove fu il primo sacerdote a sposarsi
pubblicamente in chiesa il 23 Aprile.
Tuttavia, già dal Gennaio 1523, R. ed altri radicali, come Felix Mantz, Hans
Brötli e Simon Stumpf, avevano solidarizzato con le idee anabattiste di
Conrad Grebel ed incominciato a contestare la linea riformista di Zwingli.
In particolare la materia del contendere era la superiorità della Sacra
Scrittura, propugnata da Grebel e compagni, rispetto all'autorità dello
stato, voluto da Zwingli, che lavorava per ottenere il consenso unanime del
corpus christianum, inteso come l'unità dei fedeli.
All'inizio del 1524 il gruppo di Grebel, propugnatore del battesimo solo in
età adulta, entrò in rotta di collisione con Zwingli, proprio quando R., nel
suo villaggio di Wytikon, si rifiutò di far battezzare i bambini, cosa che
gli costò qualche giorno di arresto.
La polemica montò fino ad una disputa pubblica il 10 e 17 Gennaio 1525 tra
gli anabattisti, da poco rinforzati dall'adesione dell'ex sacerdote Jörg
Blaurock, e i riformatori svizzeri nelle persone di Zwingli e Johann
Heinrich Bullinger. Ma il risultato fu scontato: il Consiglio cittadino di
Zurigo censurò la posizione del gruppo di Grebel, ordinando il battesimo
immediato di tutti i bambini entro otto giorni dalla loro nascita.
Poco dopo, il 21 Gennaio 1525, lo stesso Consiglio cittadino, nell'ambito
delle misure repressive contro gli anabattisti, ordinò l'espulsione dalla
città e dal cantone di tutti gli anabattisti non cittadini zurighesi, tra
cui R. stesso.


Reublin a Waldshut
R. allora si recò, con Hans Brötli, a Hallau, nel cantone Sciaffusa, e
successivamente, da solo, a Waldshut, vicino al confine con la Svizzera, nel
sud del Baden Württenberg, principato sotto il dominio degli Asburgo dal
1520 al 1534.
Qui R. convertì alla causa anabattista Balthasar Hubmaier, battezzandolo il
16 Aprile 1525, assieme ad altre 60 persone. Hubmaier e R. fondarono a
Waldshut la prima comunità anabattista tedesca.
Tuttavia, poco dopo, il contrasto con i cattolici Asburgo prese una piega
molto drammatica: nell'autunno 1525 Ferdinando d'Asburgo fece porre
d'assedio Waldshut, con il pretesto della repressione della nota Rivolta dei
contadini (vedi Müntzer), ma anche con l'obiettivo di riportare il
Cattolicesimo nella città.
Waldshut si arrese il 5 Dicembre 1525 e R. fuggì, comparendo a Strasburgo
nel Marzo 1526, ospite del riformatore Wolfgang Capito (1478-1541): la sua
permanenza a Strasburgo fu alquanto breve a causa di alcune sue incaute
dichiarazioni, nelle quali R. si vantò di aver convinto Capito ed altri
riformatori della bontà delle idee anabattiste. Tuttavia R. fu smentito e
invitato per ben tre volte dagli stessi riformatori ad un dibattito
pubblico, che lui preferì rifiutare, decidendo poi di lasciare la città.
Si recò quindi nella zona di Horb sul Neckar e di Rottenburg, il suo paese
natale, organizzando con l'amico Michael Sattler (da R. ribattezzato a
Zurigo nel 1525) la predicazione anabattista nel Baden Württenberg.


La riunione di Schleitheim
Il 24 Febbraio 1527 R. probabilmente partecipò, con altri anabattisti
(sicuramente Sattler e forse Blaurock e Brötli), ad una riunione a
Schleitheim, nel cantone svizzero di Sciaffusa, al termine della quale
furono stillati da Sattler i Sette articoli di Schleitheim, un documento che
contiene la dottrina fondamentale dell'anabattismo.
I sette articoli erano:
1. Battesimo, dato in seguito ad un sincero pentimento e promessa di
cambiamento di vita.
2. Scomunica, intesa come esclusione dalla Cena del Signore e comminata a
chi veniva ammonito per tre volte contro l'errore ed il peccato.
3. Cena del Signore, con la precisazione di chi aveva diritto di accedervi.
4. Separazione dal mondo: una volta battezzato, il fedele doveva la sua
lealtà alla Chiesa e a Cristo, e non più al suo paese e ai suoi governanti.
5. I pastori e loro funzioni.
6. Non resistenza: i veri cristiani non potevano svolgere un ruolo pubblico,
come il giudice, o partecipare ad  azioni militari.
7. I giuramenti, vietati ai fedeli.


Poco dopo la conclusione della riunione di Schleitheim, Sattler, la moglie
ed altri 18 anabattisti (tra cui la moglie di R., la quale rimase a lungo in
carcere e fu liberata solo dopo la sua ritrattazione) furono arrestati a
Horb. Dopo un processo a Rottenburg, Sattler e la moglie furono condannati a
morte: il 20 Maggio 1527 a Sattler fu mozzata la lingua, strappati pezzi di
carne con tenaglie roventi ed infine bruciato sul rogo, mentre la moglie fu
annegata nel fiume Neckar. R., scosso dalla tragedia, si ritirò allora
presso una sua sorella nella vicina Reutlingen a scrivere un memorandum sul
processo e martirio di Sattler e sulle persecuzioni degli anabattisti nel
Baden Württenberg.
In seguito R. riprese le pellegrinazioni, recandosi a Ulm, dove incontrò
Hans Denck: con quest'ultimo R. dovette intervenire a Esslingen (vicino a
Stoccarda), per calmare le acque, poiché la locale comunità anabattista
voleva vendicare la morte di Sattler con le armi.
R. resse con mano ferma la gestione della comunità di Esslingen fino al
Febbraio 1528, data della sua espulsione, richiesta al consiglio cittadino
dalla Lega (cattolica) Sveva, fondata dagli Asburgo per contrastare le
attività riformatrici nel sud della Germania.
R. decise allora di ritornare a Strasburgo, dove, assieme al predicatore
anabattista Jakob Kautz (un giovane predicatore di Bockenheim che aveva
affisso, a mo' di Lutero anabattista, un manifesto in sette punti in difesa
del pensiero di Hans Denck alla porta della Predigerkirche a Worms nel
1527), prese una posizione fortemente polemica nei confronti della Chiesa
riformata della città, la quale, manco a dirlo, li fece imprigionare il 22
Ottobre 1528 ed espellere nel 1529, con la minaccia di affogamento nel caso
di un ritorno in città.


Reublin in Moravia
Fu allora che R. si decise, nel 1530, di emigrare, con moglie e figli, in
Moravia, ad Austerlitz, dove si era formata una fiorente comunità
anabattista, sotto la protezione del signore del luogo, Ulrich von Kaunitz.
Qui, però R. entrò in aperto contrasto con Jakob Wideman, detto Jakob il gue
rcio (m.1535 ca.), capo della comunità, colpevole di gestire in malo modo,
secondo R., la vita degli anabattisti di Austerlitz: lo scontro tra Widemann
e il gruppo dissidente capitanato da R. e dal tirolese Jörg Zaunring (m.1533
ca.) sfociò in un esodo, nel Gennaio 1531, di questi ultimi verso la
comunità anabattista di Auspitz, sempre in Moravia: tuttavia anche qui ci
furono problemi per R., che, in contrasto con le rigide leggi della comunità
in tema di gestione di tutti i beni in comune, fece una pessima figura
facendosi beccare con un gruzzolo personale di denaro in casa e per questo
fu espulso con ignominia dalla comunità stessa. Lo stesso Zaunring,
colpevole di aver riaccolto in casa la moglie adultera senza il consenso
preventivo della comunità, fu successivamente scomunicato e scacciato.


Gli ultimi anni
R. non si perse d'animo e ritornò nuovamente al suo paese natale, Rottenberg
sul Neckar, dove rilanciò l'attività anabattista in zona, ma dove provocò
nuovamente l'intervento della potente Lega Sveva, che vanificò tutti i suoi
sforzi.
Scoraggiato e deluso, R. si allontanò gradualmente alla causa anabattista e
già nel 1535, pare l'avesse abbandonato definitivamente.
Non se ne seppe più nulla di lui fino al 1554, quando i testi riportano che
R. si era ritirato a vita privata in Svizzera, dove morì dopo il 1559 nel
cantone Basilea.
R. fu uno dei pochi capi anabattisti, che riuscì a morire nel proprio letto
e nonostante la sua predicazione presenti molte luci e ombre, indubbiamente
fu uno degli anabattisti più importanti del suo tempo.


Williams, Roger (ca.1603-1683)



Roger Williams nato a Londra nel 1603 ca. da James Williams, un mercante di
stoffe, e da Alice Pemberton, attirò da giovane l'attenzione di Sir Edward
Coke, capo della Corte di Giustizia Reale, che ammirò la sua capacità
trascrivere fedelmente sermoni e lunghi discorsi. Nel 1621 Coke fece mandare
il giovane W. dapprima alla Sutton Hospital (poi conosciuta come
Charterhouse School), poi all'università di Cambridge, al collegio Pembroke
Hall, dove ottenne il baccalaureato in arti nel 1627.
W., molto versato nelle lingue straniere (conosceva il latino, greco,
ebraico, francese e olandese), fu ordinato sacerdote della Chiesa
d'Inghilterra e nel 1629 accettò il posto di cappellano di Sir William
Masham a Otes, nella contea del Sussex, dove conobbe e sposò Mary Barnard
nello stesso anno.
Nel dicembre 1630, W. e la moglie emigrarono nelle colonie americane,
arrivando nel Massachusetts nel febbraio del 1631. Gli fu ben presto offerto
il posto di pastore nella comunità puritana di Boston, ma egli scioccò i
maggiorenti della città, dichiarandosi un separatista e affermando che non
avrebbe mai accettato un posto in una comunità che riconosceva l'autorità
della Chiesa d'Inghilterra. Preferì, invece, accettare lo stesso posto
presso la piccola comunità di Salem, ma i magistrati di Boston, nel
frattempo, indispettiti dal suo rifiuto, fecero pressione sulle autorità di
Salem perché W. fosse allontanato.
Egli si recò allora nella colonia di Plymouth, fondata nel 1620 dai Padri
Pellegrini, ispirati dal separatista John Robinson, e qui abitò per circa
due anni ed ebbe molti contatti anche con i nativi, rispettando la loro
dignità umana e conquistando la loro fiducia. Tuttavia alla lunga le sue
idee furono troppo ardite anche per i separatisti, e quindi nel 1633 W.
dovette rientrare a Salem.
Poco dopo il suo ritorno W. finì nuovamente sulla lista nera dei maggiorenti
del Massachusetts, per averli criticati aspramente per la mancanza di
tolleranza religiosa e per aver affermato che il documento con cui il re
d'Inghilterra aveva assegnato i territori ai coloni non era valido, in
quanto detti territori appartenevano legittimamente agli indiani. Per questo
W. fu bandito dalla colonia nel novembre 1635: in un primo momento gli fu
permesso di restare fino alla primavera 1636, ma, accortosi che egli
proseguiva imperterrito nella sua polemica, il governatore Haynes inviò un
drappello di soldati per arrestarlo e rinviarlo con la forza in Inghilterra.
W., tuttavia, aveva ancora qualche buon amico negli alti vertici, come l'ex
governatore John Winthrop, che lo mise in guardia, permettendogli di fuggire
giusto in tempo: egli si allontanò da casa in pieno inverno, rifugiandosi
dagli indiani Narragansett e dal loro capo Canonicus, che lo accolse
calorosamente come un amico e che gli concedette un appezzamento di terra
lungo il fiume Moshassuck.
Qui, nello stesso 1636, W. fondò la colonia battezzata Providence
(successivamente la capitale del Rhode Island) in onore della Divina
Provvidenza, e dove W. applicò una vera e totale tolleranza nei confronti di
tutte le religioni, attirando ben presto rifugiati quaccheri (che emigrarono
a Providence nel 1656 e furono rispettati da W. anche se egli non accettò
mai la loro dottrina), ebrei e battisti: tutti vissero in armonia con gli
indiani Narragansett.
Quando, più tardi, il nuovo governatore Endicott lo invitò a ritornare nel
Massachusetts, W., piccato, rispose che si sentiva molto più sicuro tra i
selvaggi cristiani Narragansett che tra i cristiani selvaggi della colonia
della Massachusetts Bay!
Nel 1639 W. aderì per un breve periodo alla corrente religiosa dei battisti,
facendosi ribattezzare nel marzo da Ezekiel Holliman, e fondando, con
quest'ultimo e altre dieci persone, la prima chiesa battista a Providence,
ma, dopo quattro mesi, se ne allontanò, diventando un seeker. La chiesa
battista di Providence può dirsi la prima dello stato di Rhode Island, ma
non, come comunemente si crede, la prima in USA, essendo stata preceduta da
quella fondata nel 1638 a Newport da John Clarke.
Nel 1643-44 W. si recò in Inghilterra per ottenere la concessione ufficiale
del territorio e l'autorizzazione (rinnovata da una seconda visita, assieme
a John Clarke, nel 1651-54, durante la quale conobbe e diventò amico del
famoso poeta John Milton) di unire Providence ad altre colonie locali, tra
cui Newport del sopramenzionato Clarke e Portsmouth, fondata nel 1638 da
Anne Hutchinson. Durante il viaggio mise per iscritto le sue conoscenze,
compilando un dizionario delle lingue indiane, dal titolo Key to the Indian
Languages [una chiave per (l'interpretazione delle) lingue indiane].
Ma anche sul suolo inglese, W. non rimase inattivo e intervenne nel
dibattito in corso sulla tolleranza religiosa scrivendo tre opuscoli su:
le conseguenze nefaste del controllo statale del religione,
l'illogicità del congregazionalismo non separato dalla chiesa anglicana,
la tolleranza religiosa, particolarmente verso i battisti.
Essi crearono molto scompiglio e a Providence, dove egli rivestì diversi
incarichi ufficiali durante la sua vita, W. dovette usare tutta la sua
esperienza per mediare tra le colonie e gli indiani, in maniera da evitare
pericolose frizioni, ma nonostante i suoi sforzi nel 1676 scoppiò una
sanguinosa guerra indiana, la cosiddetta Guerra di Re Filippo dal soprannome
dato a Metacomet, capo delle tribù indiane algonchine. La mediazione di W.
poté salvare preziose vite umane, ma non riuscì ad
impedire la distruzione di Providence stessa il 26 marzo 1676.
W. morì a Providence nel 1683.


Winstanley, Gerrard (ca. 1609-ca. 1660) e i diggers (1648-50)



I diggers (scavatori o zappatori) furono un movimento popolare sviluppato in
Inghilterra nel periodo 1648-50 a causa delle estreme condizioni di povertà
della gente comune.
Il fenomeno nacque, secondo alcuni autori, con l'ausilio di aderenti al
gruppo di levellers, con la ricoltivazione da parte della povera popolazione
locale di terreno pubblico abbandonato, dapprima nella contea del
Buckinghamshire nell'inverno 1648, ed in seguito, nell'aprile 1649, nella
contea del Surrey, intorno all'area di St. George's Hill e Cobham Heath. Qui
si distinse il reverendo Wiiliam Everard (ca. 1575-1650) che con i suoi
seguaci disboscarono e coltivarono terreni oramai lasciati andare.


Gerrard Winstanley
Tuttavia chi strutturò e teorizzò il movimento dei d. fu Gerrard Winstanley.
Egli era nato da una nobile e facoltosa famiglia del Lancaster nel 1609 ca.,
aveva lavorato anche come mercante, ma in seguito aveva perso ogni suo avere
durante la guerra civile (1642-46) e si era ridotto a fare il guardiano di
mandrie a Cobham, nel Surrey. Qui, nel 1648, Winstanley iniziò a scrivere
trattati religiosi e sociali, di cui il più importante fu The new law of
Righteousness (la nuova legge della giustizia), del 1649, dove egli
teorizzava una nuova società democratica senza classi sociali come
alternativa all'attuale basata sul privilegio e la ricchezza e rigettava il
concetto della proprietà privata della terra, che doveva ritornare, con
mezzi pacifici, al popolo. Altri lavori, scritti nello stesso anno con vari
co-autori, furono A Declaration from the Poor Oppressed People of England
Directed to all that Call Themselves or are Called Lords of Manors (Una
dichiarazione dei poveri ed oppressi dell'Inghilterra a coloro che si
chiamano o vengono chiamati Signori delle proprietà terriere) e TheTrue
Levellers Standard Advanced (Il vero standard avanzato dei livellatori).
Ovviamente queste argomentazioni erano particolarmente sgradite ai
proprietari terrieri della zona, che dapprima protestarono con le autorità,
poi affidarono a teppisti prezzolati il compito di organizzare spedizioni
punitive. Nonostante ciò, Winstanley continuò a pubblicare atri trattati e a
recarsi, spesso con Everard, dal Generale Lord Fairfax (1601-1671) per
giustificare e spiegare le motivazioni del movimento.
Ma gli attacchi contro le comunità di d. non cessarono, sia come atti
vandalici, che sotto forma di omelie ostili da parte dei parroci locali,
che, infine, come interventi dei giudici, i quali spesso condannavano per
introduzione abusiva in proprietà private i d. a pesanti multe e severe pene
detentive.
E così via con questo braccio di ferro, il quale non poté ovviamente durare
molto per la disparità delle forze in campo: nell'estate 1650, nonostante
l'appassionante difesa di Winstanley, i d. gettarono la spugna, abbandonando
alla chetichella l'area del Surrey da loro coltivata.
Senza appoggi politici, il movimento dei d., con il suo messaggio radicale
per una società più democratica, scomparve abbastanza rapidamente,
osteggiato come era ovviamente dalle classi più abbienti.
Di Winstanley, dopo il 1652 si persero le tracce: si suppone che sia andato
avanti ad abitare nella stessa zona fino a circa il 1660, data intorno al
quale è probabile che sia morto.


Wishart, George (1513-1546)



George Wishart nacque a Pitarrow, vicino a Laurencekirk, nella contea
scozzese dello Aberdeenshire, nel 1513 ca. da una nobile famiglia.
Completato gli studi all'università di Aberdeen, W. divenne un canonico ed
un insegnante di greco antico a Montrose, ma ben presto egli aderì alla
Riforma e, ricercato dalle autorità con l'accusa di eresia, nel 1538 dovette
fuggire in Inghilterra, ospite del vescovo di Worcester, Hugh Latimer.
Tuttavia anche in Inghilterra (a Bristol) nel 1539 W. fu accusato di eresia
e decise quindi di espatriare sul continente, in Germania ed a Ginevra. Qui
passò qualche anno ad approfondire la sua conoscenza delle dottrine
calviniste e nel 1543 decise di ritornare dapprima in Inghilterra, a
Cambridge, e poi in Scozia, con l'intenzione di propagandare la Riforma.
Se pur ricercato, egli poté fare ritorno alla sua terra natia, in quanto
"protetto" dal fatto di far parte di una missione ufficiale inviata da
Enrico VIII d'Inghilterra (1509-1547) per proporre il matrimonio, mai
concluso, di suo figlio, il futuro Edoardo VI (1547-1553), con Maria Stuarda
di Scozia (1542-1587).
Tuttavia al momento di questo viaggio, la situazione politica in Scozia era
decisamente complessa: nel 1542 era morto il re Giacomo V (1528-1542),
moderatamente favorevole alla Riforma, ed era salita al trono appunto la
figlia Maria Stuarda, di appena un anno, sotto la reggenza della madre
cattolica Maria di Guisa e Lorena (1515-1560). Il vero detentore del potere
era comunque il reggente ufficiale James Hamilton (m. 1575), 2° conte di
Arran, che in un primo momento aveva favorito la Riforma, autorizzando la
Bibbia in inglese e facendo incarcerare l'altro aspirante alla reggenza, il
cardinale e legato pontificio David Beaton (ca. 1494-1546), arcivescovo di
Saint Andrews. Successivamente, però, Hamilton era passato al campo avverso,
liberando Beaton per allearsi con lui nella lotta contro l'Inghilterra e
contro gli eretici.
Di questa ultima lotta Beaton aveva una certa pratica, avendo già mandato al
rogo nel 1528 un altro Hamilton, Patrick, il protomartire della Riforma in
Scozia.
Ne fece le spese della nuova alleanza W., che si era messo in mostra,
predicando con molta durezza contro i "serpenti di Satana", come egli
chiamava gli alti prelati scozzesi.
W. infatti credeva di poter predicare sotto la protezione del potente
Patrick Hepburne (1512-1556), 3° Conte di Bothwell, il quale aveva giurato
che non avrebbe mai consegnato il riformatore nelle mani di Beaton, ma il
nobile scozzese mancò prontamente alla parola data e portò W. a Mirmiston
davanti al cardinale. Questi lo fece rinchiudere nel castello di Saint
Andrews, processare e condannare al rogo il 28 marzo 1546.
Tuttavia, come spesso succede, violenza chiama violenza: infatti il 29
maggio 1546, due mesi dopo il rogo di W., il suo accusatore, il cardinale
Beaton, fu pugnalato a morte nel pieno di una congiura organizzata dai
seguaci del riformatore di Pitarrow.
Toccherà al principale discepolo di W., John Knox, fondare finalmente la
Chiesa Riformata Scozzese nel 1560.


Curiosità: In memoria di W. e di altri quattro martiri della Riforma in
Scozia [il già menzionato Patrick Hamilton; l'hussita boemo Pavel Kravar
(anglicizzato in Paul Craw), arso sul rogo nel 1433; il monaco benedettino
Henry Forrest, strozzato nel 1533 per aver difeso le idee di H.;
l'ottantenne pastore luterano Walter Myln, ultimo martire prima della
Riforma in Scozia e arso sul rogo nel 1558], nel 1842 fu eretto nel parco
cittadino della città di St. Andrews un monumento, denominato appunto "dei
martiri".


Clarke, John (1609-1676)



John Clarke nacque nella contea inglese del Bedfordshire l'8 ottobre 1609 e
si laureò in medicina, attività che esercitò a Londra. Tuttavia, essendosi
convertito al battismo, dovette subire le conseguenze delle persecuzioni
scatenate dall'arcivescovo di Canterbury, William Laud (1573-1645) contro le
sette non-conformiste nel 1637 e decise quindi di emigrare nelle colonie
americane.
Nel novembre 1637 C. e la moglie Elisabeth sbarcarono a Boston, nella
colonia del Massachusetts Bay, ed ebbero una amara delusione, trovando
un'intolleranza da parte dei maggiorenti puritani pari a quella lasciata in
Inghilterra.
C. non si perse d'animo: raccolse un gruppo di dissidenti e con loro si
mosse nel marzo 1638 dapprima verso la Narragansett Bay, la zona dove si era
installato il gruppo di Roger Williams nel 1636, poi più a sud. Qui
acquistò, il 24 marzo, dagli indiani un territorio, dove poté fondare la
cittadina di Newport e la locale Chiesa dei Battisti, la prima degli USA, di
cui egli fu nominato pastore.
La Chiesa di Newport aderì al movimento dei battisti particolari [nato da
una scissione della congregazione Jacob-Lathrop-Jessey fondata nel 1616 da
Henry Jacob (1553-1624)] che cercarono di mantenere qualche forma di
contatto con l'establishment anglicano, contrapposta ai battisti generali,
che si distinsero per il rifiuto di compromessi con la Chiesa Anglicana.
Nel frattempo, nella vicina Massachusetts, fu emanata una legge nel 1644 che
bandiva il battismo e questa fu applicata quando, nel luglio 1651, C., John
Crandall e Obadiah Holmes fecero visita a William Witter, un battista cieco,
che viveva a Lynn, vicino a Boston. I tre infatti furono sorpresi, arrestati
per aver organizzato una funzione religiosa battista non autorizzata e
condannati ad una forte multa o ad essere frustati in pubblico. In agosto un
ignoto amico pagò le multe e Crandall e C. furono rilasciati, mentre Holmes
rifiutò il pagamento e fu quindi frustato.
Nello stesso 1651, C. si recò in Inghilterra, assieme a Roger Williams, per
farsi rinnovare la concessione ufficiale del territorio del Rhode Island. I
due riuscirono nell'intento e Williams rientrò nelle colonie nel 1654,
mentre C. rimase in Inghilterra fino alla restaurazione della monarchia con
l'insediamento sul trono del re Carlo II (1649-1685) nel 1660. Dallo stesso
re C. ottenne nel 1663 una nuova concessione ufficiale per Rhode Island.
Nel 1664 C. fece ritorno a Newport, dove riprese la sua attività di pastore
fino al giorno della sua morte, avvenuta il 20 aprile 1676.



Zwingli (o Zuinglio), Ulrich (o Huldreich) (1481-1531) e zwinglismo



La gioventù
Ulrich (o Hulderich) Zwingli nacque a Wildhaus, nella valle di Toggenburg
(Cantone San Gallo), nella Svizzera orientale, l'1 Gennaio 1484 (sette
settimane dopo Martin Lutero), terzogenito di otto figli di Ulrich (senior),
un ufficiale distrettuale della cittadina, e di Margareth Meili.
Z. studiò a Weesen e a Berna [con lo studioso umanista Heinrich Wölflin
(Lupulus) (1470-1534)] e nel 1500 si iscrisse all'università di Vienna, ma
nel 1502 si trasferì all'ateneo di Basilea, dove seguì corsi di musica,
filosofia e materie umanistiche, e, concentrandosi in seguito sugli studi di
teologia, dietro incoraggiamento del riformatore Thomas Wyttenbach
(1472-1526), si laureò nel 1506 proprio in teologia.
Nello stesso anno, Z. divenne pastore a Glarus (Glarona), ricoprendo
l'incarico per dieci anni fino al 1516. Il ruolo di pastore, se da una parte
lo impegnava nel solito lavoro di predicatore e curatore di anime,
dall'altra gli lasciava sufficiente tempo libero per dedicarsi ai suoi studi
classici: rinforzò la sua già solida cultura umanista imparando il greco
antico da autodidatta e leggendo i classici romani, greci e i Padri della
Chiesa.
Ebbe inoltre contatti con famosi umanisti come Glareano (Henrich Loriti,
1488-1563) e Erasmo da Rotterdam, che Z. ammirò sempre moltissimo e di cui
lesse il Nuovo Testamento in greco: da queste letture si sviluppò la sua
idea di una superiorità delle Sacre Scritture sulla tradizione della Chiesa.
Partecipò, inoltre, a varie campagne militari in Italia, nel 1513 e 1515,
come cappellano militare al seguito delle truppe mercenarie svizzere,
ingaggiate dai re di Francia contro la Lega Santa. Questa esperienza lo
scosse notevolmente per due fattori: l'usanza, da Z. odiata,
dell'arruolamento dei mercenari nei Cantoni Svizzeri, largamente praticata
ai tempi dalle potenze europee, tra cui lo stato della Chiesa (che perfino
oggigiorno ha mantenuto questa abitudine), e la scoperta della liturgia
ambrosiana a Milano, diversa da quella da lui utilizzata, e che lo fece
riflettere sul fatto che la Chiesa stessa non applicava identiche pratiche
rituali in tutto il mondo cristiano.
Ritornato a Glarus, egli fu nominato sacerdote del celebre convento
benedettino di Einsiedeln, dall'amministratore e abate Diebold von
Geroldseck. Ad Einsiedeln, dove Z. si trasferì dal 1516 al 1518, Z. venne a
conoscenza di una diffusa degenerazione della moralità da parte del clero,
contro cui iniziò a combattere. Predicò inoltre concetti riformisti già due
anni prima di Lutero:  Z. disse in seguito che non conosceva a quel tempo il
grande riformatore tedesco, e quindi asserì di aver lui stesso iniziato la
Riforma in Svizzera in maniera indipendente dalle vicende tedesche di
Lutero. Sotto un certo punto di vista aveva ragione: Z. fu molto più
riformatore della Chiesa, nel vero senso della parola, rispetto a Lutero,
che alcuni autori vedono maggiormente nel ruolo di profeta della Riforma.


Zwingli a Zurigo
Alla fine del 1518 si rese vacante il posto di predicatore alla Gross
Münster (Grande Cattedrale) di Zurigo e Oswald Myconius (1488-1552),
insegnante presso la scuola dell'annesso monastero, oltre che amico
d'infanzia di Z., lo propose come candidato al capitolo della cattedrale,
che lo elesse: Z. iniziò questa nuova attività il giorno del suo 35esimo
compleanno, l'1 Gennaio 1519 con una sistematica esposizione del Vangelo di
San Matteo e durante i successivi quattro anni passò in rassegna tutti i
libri del Nuovo Testamento.
Uomo non del tutto refrattario alle tentazioni della carne, Z. conobbe e
visse more uxorio (almeno dalla primavera 1522) con la vedova Anna Reinhard,
che, con l'abolizione del celibato per i pastori protestanti, Z. sposò
finalmente nel 1524 e da cui ebbe quattro figli.
Sopravvissuto miracolosamente alla tremenda epidemia di peste del 1520,
proprio da quel anno Z. maturò l'idea di una riforma, che, come Lutero (sola
fide - sola gratia - sola scriptura) ma, come detto, indipendentemente da
lui, ponesse l'accento sulla salvezza per fede, dono della grazia di Dio e
con l'esclusione delle opere buone. Inoltre la Sacra Scrittura fu assunta
come unico riferimento in tema di morale e fede.
Quindi egli convinse progressivamente il consiglio cittadino di proibire
qualsiasi pratica religiosa che non avesse il supporto delle Sacre
Scritture. Poco dopo, la rottura ufficiale con la Chiesa Cattolica, che
venne fatta risalire alla clamorosa protesta durante la Quaresima 1522,
quando alcuni seguaci di Z. mangiarono deliberatamente delle salsicce e per
questo furono arrestati. Z. protestò energicamente e dimostrò che la pratica
in uso non aveva alcun supporto dalle Scritture.
Papa Adriano VI (1522-1523) intervenne, cercando di convincere il consiglio
cittadino di Zurigo a denunciarlo come eretico e per questo mobilitò il
vescovo di Costanza, Hugo von Hohenlandenberg (1496-1530), che inviò una
commissione investigatrice nell'Aprile 1522.
Z. fu chiamato a presentarsi davanti al consiglio cittadino, cosa che fece
il 29 Gennaio 1523, quando spiegò alla popolazione zurighese le sue 65 (o
67) tesi: egli uscì dal dibattito con il vicario generale di Costanza, il
teologo Johann Faber (1478-1541), totalmente sollevato da ogni accusa, anzi
riuscì perfino a convincere il Cantone Zurigo ad uscire dalla giurisdizione
del vescovo di Costanza.
Seguirono man mano le riforme, volute da Z.: il rifiuto di pagare le decime
e dell'adorazione delle immagini sacre, l'abolizione del celibato dei preti
e della musica in Chiesa (cosa curiosa per un amante della musica come Z.),
la chiusura dei monasteri, la semplificazione del breviario, le funzioni
religiose recitate in Tedesco ed infine, dalla Settimana Santa del 1525, la
modifica del sacramento della Comunione. Quest'ultima decisione acuì, come
vedremo più avanti, la tensione con Lutero.


La crisi degli anabattisti
Dal Settembre 1524 sorse un nuovo problema con l'incremento di popolarità
degli anabattisti, presenti a Zurigo come i Fratelli svizzeri di Conrad
Grebel, Felix Mantz e Jorg Blaurock. Costoro, entusiasti dalla lettura del
Nuovo Testamento, divennero molto più radicali di Z. stesso e insistettero
sul battesimo (o, a quel tempo, ri-battesimo, da cui il nome di anabattisti,
cioè battezzati nuovamente, in greco) degli adulti, interpretando il brano
del Vangelo di San Marco: Chi avrà creduto e sarà stato battezzato si
salverà (Marco 16,16).
Z. passò rapidamente da un atteggiamento di simpatia nei loro confronti alla
preoccupazione ed infine ad una vera e propria persecuzione, facendoli
imprigionare e condannare a morte: nel 1528 Blaurock fu bruciato sul rogo e
già l'anno prima per Mantz era arrivata la tremenda condanna con la famosa
frase di Z.: Qui iterum mergit, mergatur [Chi immerge nuovamente nell'acqua
(cioè ribattezza), sia immerso (cioè sia annegato)] ed infatti egli fu
affogato nel fiume Limmat. Dei capi storici dell'anabattismo, solo Grebel
scampò l'esecuzione capitale per poi morire di peste.


La divisione confessionale della Svizzera
A partire dallo stesso 1524, Z. convinse man mano molti cantoni svizzeri a
passare alla Riforma dopo Zurigo: Berna, Basilea, Sciaffusa, San Gallo,
Thurgau, Vaud, Neuchâtel, ai quali si sarebbe aggiunta la Ginevra di Calvino
nel 1541. Tuttavia i cantoni cosiddetti primitivi (Uri, Schwyz e
Unterwalden) e le città-stato di Lucerna e Friburgo rimasero ostinatamente
Cattolici ed emisero nel 1526 un loro Concordato di Fede, invitando ad un
dibattito pubblico con i teologi protestanti a Baden (nel cantone Aargau) il
noto teologo cattolico Johann Eck (1486-1543), proprio quello della disputa
di Lipsia del 1519 con Carlostadio e Lutero. Z. decise di non presenziare di
persona, temendo per la propria incolumità. Vi si recò, al suo posto,
Johannes Ecolampadio, che difese la causa protestante in condizioni
ambientali difficilissimi: il cantone Aargau era una roccaforte cattolica.
Ovviamente ambedue le parti proclamarono la propria vittoria alla fine del
dibattito.


La crisi sul significato della Comunione con i luterani
Un acuto momento di crisi per la Riforma protestante fu la diatriba nel 1529
tra Z. e Lutero riguardante il Sacramento della Comunione:
Per Lutero, nella Comunione, grazie all'onnipotenza di Nostro Signore, vi
era la reale e sostanziale presenza del corpo e sangue di Cristo nel pane e
vino, che tutti i comunicandi ricevevano, che fossero degni o indegni,
credenti o miscredenti.
Per Z., invece, la Cena del Signore era solo una solenne commemorazione
della morte di Cristo, la Sua presenza spirituale: egli rifiutava la
presenza reale del corpo e sangue, in quanto:
Gesù era asceso al cielo,
un corpo non poteva essere presente in più di un posto alla volta (in cielo
e nell'ostia) e
due sostanze (il pane e il Corpo di Cristo) non potevano occupare lo stesso
spazio nello stesso momento.
Per cercare di dirimere questa polemica ed arrivare ad un accordo, prezioso
da un punto di vista politico per fare quadrato contro il Papa e
l'Imperatore, il Langravio Filippo di Hesse (Assia) (1504-1567) convocò una
riunione tra i tedeschi Lutero e Melantone e gli svizzeri Z. e Ecolampadio
nel suo castello di Marburg.
La riunione ebbe inizio il 1 Ottobre 1529 con dei colloqui vis-a vis tra Z.
e Melantone, e tra Lutero ed Ecolampadio: il saggio Langravio voleva infatti
evitare uno scontro diretto tra le due teste calde, Z. e Lutero.
Nonostante la redazione dei cosiddetti Articoli di Marburg alla fine dei
colloqui il 3 Ottobre, l'incontro, apparentemente un buon compromesso, fu
sostanzialmente un fallimento, non soltanto dal punto di vista teologico
(non si arrivò ad un accordo sulla presenza corporale di Cristo nella
Comunione), ma anche per l'antipatia a pelle che i due capiscuola provavano
l'uno per l'altro. Lutero, a proposito della diatriba Sangue di
Cristo/semplice vino, dichiarò, molto poco diplomaticamente, che avrebbe
preferito "bere sangue con il papa", piuttosto che il "semplice vino" con lo
svizzero.


La fine
Rientrato a Zurigo, Z. dovette fronteggiare il boicottaggio dei cantoni
cattolici all'accordo raggiunto tra le parti per la libera circolazione di
predicatori sia protestanti che cattolici nei vari cantoni: nel 1530 ci
furono delle prime schermaglie di guerra, momentaneamente bloccate da una
tregua.
Il 30 giugno 1530, l'imperatore Carlo V  aprì i lavori della prima dieta di
Augusta, dove i riformisti si presentarono separati e nonostante la
conciliatoria Confessio Augustana, tracciata da Melantone, lo strappo con i
protestanti svizzeri (Z. e Ecolampadio), che presentarono la loro Fidei
ratio, fu un dato di fatto.
Ne approfittarono i cattolici: per bocca di Eck e Faber risposero con la
Confutatio e portarono dalla loro parte Carlo V, che confermò le risultanze
dell'Editto di Worms del 1521.
Questo parziale successo per la fazione cattolica, unita all'imbarco di
merci nei confronti dei cantoni cattolici, fece precipitare le cose in
Svizzera con la ripresa della guerra civile.
L'11 Ottobre 1531 i due eserciti si fronteggiarono a Kappel, 60 chilometri
est di Zurigo, in cantone San Gallo, ma quello cattolico, forte di 8.000
uomini ebbe la meglio contro i 2.700 protestanti.
Z. stesso, che aveva deciso di partecipare come cappellano, mentre consolava
un soldato morente, fu gravemente ferito dapprima da una sassata e poi da un
colpo di lancia.
In queste condizioni già precarie, agonizzò tutto il giorno dell'11 Ottobre,
finché, alla sera, fu riconosciuto da un soldato nemico, che lo uccise con
un colpo di spada. Il corpo ormai senza vita fu poi consegnato ad un finto
boia per una condanna-farsa, nella quale fu impiccato e quindi bruciato.
Così morì il Padre della Riforma svizzera e, a futura memoria, la sua
statua, con la spada in una mano e la Bibbia nell'altra, fu eretta nel 1855
davanti alla Wasserkirche di Zurigo.


Le opere
L'abbondante produzione letteraria di Z. fu raccolta, per la prima volta, in
4 volumi nel 1545 da parte di uno dei generi, Rudolf Gwalter, ma l'edizione
completa di 8 volumi fu pubblicata solo nel 1828.



Wycliffe (o Wyclif o Wyclyf o Wicliff), John (ca. 1324-1384) e Poveri
predicatori



La vita
John Wycliffe, il più importante riformatore religioso prima di Lutero,
nacque nel 1324 ca. a Hipswell, vicino a Richmond, nella contea inglese
dello Yorkshire.
Non si conosce molto della prima parte della sua vita, se non che studiò al
Balliol College di Oxford per diventare Maestro in Arti, e dove
probabilmente conobbe personalmente Guglielmo di Ockham e dove studiò,
rimanendone colpito, gli scritti del gioachimita Gerardo di Borgo San
Donnino.
Fu nominato, solo nel 1372, dottore in teologia, un titolo di studi diverso
da quello inizialmente intrapreso.
Nel 1374, W. fece parte di una commissione inviata dal governo inglese a
Bruges per discutere con i rappresentanti di Papa Gregorio XI (1370-1378):
era necessario dirimere alcuni questioni aperte tra il papa ed il re Edoardo
III (1327-1377).
In realtà W. era stato ingaggiato dal partito antipapale, capeggiato dal
figlio quartogenito del re, Giovanni di Gand, duca di Lancaster, che divenne
in seguito il potente reggente d'Inghilterra (per conto del nipote minorenne
Riccardo II dal 1377 al 1381), e di cui W. fu consigliere ecclesiastico dal
1376 al 1378.
Nel 1377 W. diede parere favorevole a Edoardo III sull'opportunità di
interrompere i tradizionali sussidi in denaro alla Chiesa Cattolica. Questa
presa di posizione gli costò la convocazione in giudizio dall'arcivescovo di
Londra, davanti al quale egli si presentò con 4 frati difensori e il Duca di
Lancaster in persona.
Oltre a questo episodio, W. aggravò la sua posizione, scrivendo nello stesso
periodo le sue opere De civili dominio e De dominio divino, dove egli ribadì
la superiorità del potere regale su quello papale.
L'intervento del figlio del re fece temporaneamente evitare la sua condanna,
che però arrivò poco dopo mediante 5 bolle papali di Gregorio XI, dove venne
accusato degli stessi errori di Marsilio da Padova.
Grazie agli appoggi in alto loco, W. non fu arrestato, anzi proprio nel
fatidico 1377 egli fondò l'ordine dei Poveri Predicatori (successivamente
soprannominati Lollardi) , su modello dell'ordine francescano od ad
imitazione dei "barba" valdesi: i primi predicatori, vestiti miseramente e
forniti con un bastone e parti della Bibbia tradotta in inglese da W.,
furono gli studenti della facoltà di teologia di Oxford.
Tra essi c'erano alcuni giovani boemi, venuti in Inghilterra al seguito
della principessa Anna di Boemia, novella sposa di Riccardo II. Questi
studenti tradussero gli scritti di W. nella loro lingua e portandoli con sé
al loro ritorno in patria: essi ebbero in seguito una notevole influenza su
Jan Hus, l'emblema della rivolta riformatrice di quel paese.
L'anno successivo, nel Marzo 1378, W. fu nuovamente convocato dai vescovi
inglesi per essere processato per eresia, ma questa volta fu l'autorevole
intervento della regina madre Giovanna di Kent a evitare guai peggiori.
Nuovamente l'impunità dovuta all'appoggio degli alti vertici e la
contemporanea crisi del papato, sfociato nel Grande scisma d'Occidente
(1378-1417), permise a W. di pubblicare indisturbato le sue 33 conclusioni
sulla povertà di Cristo.
Tuttavia nel 1380 W. fece un passo falso, attaccando con il trattato De
Eucharistia la dottrina della transustanziazione, dove dichiarò che la
sostanza del pane rimaneva sempre la stessa, anche se Cristo era presente
nel pane, sebbene non in maniera materiale. Il credo ufficiale, materia di
fede dal IV Concilio Laterano del 1215, dichiarava invece che la sostanze
del pane diventava sostanza del Corpo di Cristo.
Questa inopportuna sortita gli alienò i favori del Duca di Lancaster ed
accelerò la condanna di W., il 17 Maggio 1382, da parte dell'arcivescovo di
Canterbury, William Courtenay, di 24 tesi tratte dai suoi scritti.
Oltretutto W. fu da alcuni considerato il principale ispiratore, almeno
ideologico, della Rivolta Contadina, capitanata da Wat Tyler, del 1381 e
nella repressione che ne seguì ebbero a soffrire anche molti suoi seguaci.
Tuttavia, in seguito alla condanna, egli non subì, come al solito, alcun
incarceramento: assistito da John Purvey, W. si ritirò prudentemente nella
sua parrocchia di Lutterworth, nella contea del Leicestershire, dove nello
stesso 1382 ebbe un primo attacco cardiaco: un secondo gli fu fatale il 31
Dicembre 1384.
La condanna di W. per eresia fu pronunciata postuma al Concilio di Costanza
del 1415 e nel 1428, dietro pressioni di Papa Martino V (1417-1431), il suo
corpo fu riesumato e bruciato sul rogo e le ceneri sparse nel fiume Swift.


La dottrina
Come Marsilio da Padova, W. era convinto della superiorità dello Stato sulla
Chiesa: quest'ultima doveva mantenersi povera e apostolica, senza
possedimenti o coinvolgimenti politici, concetto già espresso anche dai
francescani spirituali.
L'autorità della Chiesa (accusata di essere una "Sinagoga di Satana"),
secondo W., derivava unicamente dalla grazia, perciò il clero, se non si
fosse mantenuto in stato di grazia, poteva anche essere privato del diritto
dei propri beni per ordine del potere civile.
In pratica solo la Chiesa Spirituale, non visibile, aveva il diritto di
chiamarsi "Vera Chiesa" ed era formata da coloro che erano stati
predestinati alla salvezza. Costoro, gli eletti, potevano, in certe
circostanze, officiare addirittura il rito dell'eucarestia.
Il riferimento principale per W. era il messaggio della Bibbia, unica
autorità costituita, e per favorire la sua massima diffusione, W.
commissionò la prima traduzione in inglese delle Sacre Scritture. Inoltre,
dalla attenta lettura di queste, W. negò che ci fosse alcun riferimento
esplicito all'autorità papale o alla vita monastica.
Per quanto concerneva i sette sacramenti, W. ritenne superflua la cresima e
intervenne in merito all'eucarestia, negando, come si è detto
precedentemente, il dogma della transustanziazione.
W. accettò il concetto di Purgatorio, ma rifiutò la pratica delle
indulgenze, delle messe in suffragio dei morti, del culto dei santi e delle
reliquie e dei pellegrinaggi.


Le opere
W. scrisse molto e spesso sui vari temi della sua filosofia e dottrina. Si
ricordano:
I due testi sul potere civile ed ecclesiastico, De dominio divino e De
civili dominio.
De veritate Sacrae Scripturae, sulla Bibbia come unico riferimento per la
Chiesa.
De ecclesia, sulla Chiesa come luogo dei predestinati alla salvezza.
De Eucharistia o Trialogus, sul dogma della transustanziazione.
33 conclusioni sulla povertà di Cristo.


Reublin (o Röuble o Röblin o Reubel), Wilhelm (ca. 1480/4- ca.1559)



Wilhelm Reublin (la grafia del cognome è riportata anche nelle varianti
Röuble o Röblin o Reubel) nacque a Rottenberg sul Neckar, nella Germania
meridionale, in un anno imprecisato tra il 1480 ed il 1484, studiò alle
università di Friburgo e Tübingen e, ordinato sacerdote, fu nominato parroco
a Griessen, vicino a Waldshut, nel Baden Würtemberg.
Nel 1510 R. ottenne il Magister artium e nel 1521 prese servizio come
predicatore nella chiesa di Sant'Albano a Basilea, dove venne apprezzato dal
popolo per le sue notevoli doti di predicatore riformista. Tuttavia egli
iniziò ben presto a manifestare una posizione alquanto radicale e, per
questo, entrò in rotta di collisione con il suo vescovo Christoph von
Otenheim (vescovo:1502-1527). Un primo intervento contro la messa gli fu
perdonato, stante il seguito e la popolarità che aveva riscosso in città, ma
un secondo, in cui osò sostituire le ossa di un reliquiario con la Bibbia
gli costò il posto e l'espulsione dalla città il 27 Giugno 1522.


Reublin a Zurigo
Nell'autunno 1522 R. si recò a Zurigo, entrando nei circoli cittadini, che
gravitavano intorno a Zwingli, e si fece apprezzare come predicatore,
venendo successivamente, nel 1523, nominato, dalla comunità locale, pastore
del villaggio di Wytikon, dove fu il primo sacerdote a sposarsi
pubblicamente in chiesa il 23 Aprile.
Tuttavia, già dal Gennaio 1523, R. ed altri radicali, come Felix Mantz, Hans
Brötli e Simon Stumpf, avevano solidarizzato con le idee anabattiste di
Conrad Grebel ed incominciato a contestare la linea riformista di Zwingli.
In particolare la materia del contendere era la superiorità della Sacra
Scrittura, propugnata da Grebel e compagni, rispetto all'autorità dello
stato, voluto da Zwingli, che lavorava per ottenere il consenso unanime del
corpus christianum, inteso come l'unità dei fedeli.
All'inizio del 1524 il gruppo di Grebel, propugnatore del battesimo solo in
età adulta, entrò in rotta di collisione con Zwingli, proprio quando R., nel
suo villaggio di Wytikon, si rifiutò di far battezzare i bambini, cosa che
gli costò qualche giorno di arresto.
La polemica montò fino ad una disputa pubblica il 10 e 17 Gennaio 1525 tra
gli anabattisti, da poco rinforzati dall'adesione dell'ex sacerdote Jörg
Blaurock, e i riformatori svizzeri nelle persone di Zwingli e Johann
Heinrich Bullinger. Ma il risultato fu scontato: il Consiglio cittadino di
Zurigo censurò la posizione del gruppo di Grebel, ordinando il battesimo
immediato di tutti i bambini entro otto giorni dalla loro nascita.
Poco dopo, il 21 Gennaio 1525, lo stesso Consiglio cittadino, nell'ambito
delle misure repressive contro gli anabattisti, ordinò l'espulsione dalla
città e dal cantone di tutti gli anabattisti non cittadini zurighesi, tra
cui R. stesso.


Reublin a Waldshut
R. allora si recò, con Hans Brötli, a Hallau, nel cantone Sciaffusa, e
successivamente, da solo, a Waldshut, vicino al confine con la Svizzera, nel
sud del Baden Württenberg, principato sotto il dominio degli Asburgo dal
1520 al 1534.
Qui R. convertì alla causa anabattista Balthasar Hubmaier, battezzandolo il
16 Aprile 1525, assieme ad altre 60 persone. Hubmaier e R. fondarono a
Waldshut la prima comunità anabattista tedesca.
Tuttavia, poco dopo, il contrasto con i cattolici Asburgo prese una piega
molto drammatica: nell'autunno 1525 Ferdinando d'Asburgo fece porre
d'assedio Waldshut, con il pretesto della repressione della nota Rivolta dei
contadini (vedi Müntzer), ma anche con l'obiettivo di riportare il
Cattolicesimo nella città.
Waldshut si arrese il 5 Dicembre 1525 e R. fuggì, comparendo a Strasburgo
nel Marzo 1526, ospite del riformatore Wolfgang Capito (1478-1541): la sua
permanenza a Strasburgo fu alquanto breve a causa di alcune sue incaute
dichiarazioni, nelle quali R. si vantò di aver convinto Capito ed altri
riformatori della bontà delle idee anabattiste. Tuttavia R. fu smentito e
invitato per ben tre volte dagli stessi riformatori ad un dibattito
pubblico, che lui preferì rifiutare, decidendo poi di lasciare la città.
Si recò quindi nella zona di Horb sul Neckar e di Rottenburg, il suo paese
natale, organizzando con l'amico Michael Sattler (da R. ribattezzato a
Zurigo nel 1525) la predicazione anabattista nel Baden Württenberg.


La riunione di Schleitheim
Il 24 Febbraio 1527 R. probabilmente partecipò, con altri anabattisti
(sicuramente Sattler e forse Blaurock e Brötli), ad una riunione a
Schleitheim, nel cantone svizzero di Sciaffusa, al termine della quale
furono stillati da Sattler i Sette articoli di Schleitheim, un documento che
contiene la dottrina fondamentale dell'anabattismo.
I sette articoli erano:
1. Battesimo, dato in seguito ad un sincero pentimento e promessa di
cambiamento di vita.
2. Scomunica, intesa come esclusione dalla Cena del Signore e comminata a
chi veniva ammonito per tre volte contro l'errore ed il peccato.
3. Cena del Signore, con la precisazione di chi aveva diritto di accedervi.
4. Separazione dal mondo: una volta battezzato, il fedele doveva la sua
lealtà alla Chiesa e a Cristo, e non più al suo paese e ai suoi governanti.
5. I pastori e loro funzioni.
6. Non resistenza: i veri cristiani non potevano svolgere un ruolo pubblico,
come il giudice, o partecipare ad  azioni militari.
7. I giuramenti, vietati ai fedeli.


Poco dopo la conclusione della riunione di Schleitheim, Sattler, la moglie
ed altri 18 anabattisti (tra cui la moglie di R., la quale rimase a lungo in
carcere e fu liberata solo dopo la sua ritrattazione) furono arrestati a
Horb. Dopo un processo a Rottenburg, Sattler e la moglie furono condannati a
morte: il 20 Maggio 1527 a Sattler fu mozzata la lingua, strappati pezzi di
carne con tenaglie roventi ed infine bruciato sul rogo, mentre la moglie fu
annegata nel fiume Neckar. R., scosso dalla tragedia, si ritirò allora
presso una sua sorella nella vicina Reutlingen a scrivere un memorandum sul
processo e martirio di Sattler e sulle persecuzioni degli anabattisti nel
Baden Württenberg.
In seguito R. riprese le pellegrinazioni, recandosi a Ulm, dove incontrò
Hans Denck: con quest'ultimo R. dovette intervenire a Esslingen (vicino a
Stoccarda), per calmare le acque, poiché la locale comunità anabattista
voleva vendicare la morte di Sattler con le armi.
R. resse con mano ferma la gestione della comunità di Esslingen fino al
Febbraio 1528, data della sua espulsione, richiesta al consiglio cittadino
dalla Lega (cattolica) Sveva, fondata dagli Asburgo per contrastare le
attività riformatrici nel sud della Germania.
R. decise allora di ritornare a Strasburgo, dove, assieme al predicatore
anabattista Jakob Kautz (un giovane predicatore di Bockenheim che aveva
affisso, a mo' di Lutero anabattista, un manifesto in sette punti in difesa
del pensiero di Hans Denck alla porta della Predigerkirche a Worms nel
1527), prese una posizione fortemente polemica nei confronti della Chiesa
riformata della città, la quale, manco a dirlo, li fece imprigionare il 22
Ottobre 1528 ed espellere nel 1529, con la minaccia di affogamento nel caso
di un ritorno in città.


Reublin in Moravia
Fu allora che R. si decise, nel 1530, di emigrare, con moglie e figli, in
Moravia, ad Austerlitz, dove si era formata una fiorente comunità
anabattista, sotto la protezione del signore del luogo, Ulrich von Kaunitz.
Qui, però R. entrò in aperto contrasto con Jakob Wideman, detto Jakob il
guercio (m.1535 ca.), capo della comunità, colpevole di gestire in malo
modo, secondo R., la vita degli anabattisti di Austerlitz: lo scontro tra
Widemann e il gruppo dissidente capitanato da R. e dal tirolese Jörg
Zaunring (m.1533 ca.) sfociò in un esodo, nel Gennaio 1531, di questi ultimi
verso la comunità anabattista di Auspitz, sempre in Moravia: tuttavia anche
qui ci furono problemi per R., che, in contrasto con le rigide leggi della
comunità in tema di gestione di tutti i beni in comune, fece una pessima
figura facendosi beccare con un gruzzolo personale di denaro in casa e per
questo fu espulso con ignominia dalla comunità stessa. Lo stesso Zaunring,
colpevole di aver riaccolto in casa la moglie adultera senza il consenso
preventivo della comunità, fu successivamente scomunicato e scacciato.


Gli ultimi anni
R. non si perse d'animo e ritornò nuovamente al suo paese natale, Rottenberg
sul Neckar, dove rilanciò l'attività anabattista in zona, ma dove provocò
nuovamente l'intervento della potente Lega Sveva, che vanificò tutti i suoi
sforzi.
Scoraggiato e deluso, R. si allontanò gradualmente alla causa anabattista e
già nel 1535, pare l'avesse abbandonato definitivamente.
Non se ne seppe più nulla di lui fino al 1554, quando i testi riportano che
R. si era ritirato a vita privata in Svizzera, dove morì dopo il 1559 nel
cantone Basilea.
R. fu uno dei pochi capi anabattisti, che riuscì a morire nel proprio letto
e nonostante la sua predicazione presenti molte luci e ombre, indubbiamente
fu uno degli anabattisti più importanti del suo tempo.


Znojmo, Stanislao di (m. 1414)



Stanislao di Znojmo fu docente di teologia e filosofia all'Università di
Praga alla fine del XIV secolo, sotto il quale studiarono diversi futuri
riformatori boemi, ed in particolare Jan Hus.
Come Hus, anche Z. si interessò dagli scritti, tradotti in ceco, del
riformatore inglese John Wycliffe e riportati in patria da un gruppo di
studenti boemi della facoltà di teologia di Oxford, recatisi in Inghilterra
al seguito della principessa Anna di Boemia, promessa sposa a re Riccardo II
d'Inghilterra (1377-1399).
Z., Hus e il compagno di studi di quest'ultimo, Stefano di Pàlec (1365-1422)
si interessarono delle teorie più estreme di Wycliffe, come l'attacco del
teologo inglese contro la dottrina della transustanziazione, dove questi
dichiarò che la sostanza del pane rimaneva sempre la stessa, anche se Cristo
era presente nel pane, sebbene non in maniera materiale.
Nel 1403 l'università di Praga condannò 45 tesi contenuti negli scritti di
Wycliffe, che vennero strenuamente difesi dai tre studiosi boemi, ma questa
posizione complicò la vita di Z., Hus e Pàlec soprattutto nel 1408, quando
l'arcivescovo di Praga, Zbynek (o Sbinko) von Hasenburg  ricevette una
lettera di Papa Gregorio XII (1406-1415), preoccupato del diffondersi delle
idee di Wycliffe in Boemia.
Inoltre, in una bolla del Dicembre 1409, anche l'antipapa Alessandro V
(1409-1410) proibì la predicazione in Boemia all'infuori dei luoghi
consacrati e la diffusione degli scritti di Wycliffe.
Contro questa decisione Hus decise di inviare Z. e Pàlec a Roma ad esporre
le proprie posizioni ad Alessandro V, ma essi furono inopinatamente fatti
arrestare, maltrattare e gettare in prigione a Bologna dal successore,
l'antipapa Giovanni XXIII (1410-1415).
Z. e Pàlec rimasero in prigione per un anno e furono liberati solamente dopo
che ebbero ricusato il loro credo precedente e promesso di denunciare
pubblicamente le idee del loro ex amico Hus. Da quel momento essi divennero
i più spietati accusatori di Hus ed inviarono una vasta documentazione al
Concilio di Costanza del 1414-1415.
Furono invitati a partecipare ai relativi lavori, ma affrontando il viaggio
per la città tedesca, Z. morì nel 1414.
Comunque Pàlec continuò nella sua azione, attaccando i dogmi eterodossi di
Hus durante il Concilio e spesso aggiungendo dottrine in cui egli stesso, ma
non certo Hus, una volta credeva.
Quando oramai il caso era stato chiuso con la condanna a morte di Hus, Pàlec
cercò di conciliarsi (per la verità fu Hus a cercare l'incontro) con il suo
ex compagno di fede, in procinto di salire sul rogo.


Storch, Nicholas o Niklas (m. 1525) e "Profeti di Zwichau" o abecedariani



Premessa
Il paese di Zwickau era, nel XVI secolo, una ricca città della Sassonia,
vicino al confine con la Boemia, ed aveva basato il suo sviluppo sulle
attività minerarie dell'argento. Questo orientamento dell'economia locale
aveva, tuttavia, portato in rovina la precedente fiorente industria tessile,
generando una vasta disoccupazione tra i lavoratori tessili.


Nicholas Storch
Nicholas (o Niclas) Storch, era, per l'appunto, uno di questi ex-tessitori,
discendente di una ricca e potente famiglia mandata in bancarotta dai
proprietari minerari.
Nel Maggio 1520, era giunto a Zwickau il noto predicatore riformatore Thomas
Müntzer, chiamato come sostituto del precedente pastore della Chiesa di
Santa Maria, Johannes Egranus. La retorica di Müntzer fu forte e radicale,
soprattutto quando, diventato pastore della Chiesa di Santa Caterina
nell'Ottobre dello stesso 1520, si scagliò contro i monaci francescani
locali. Tra i suoi parrocchiani, i più attenti alle sue argomentazioni
erano, oltre a Storch, l'ex studente di Wittenberg Markus Stübner e un terzo
personaggio, che le varie fonti indicano o come Thomas Drechsel oppure come
Markus Thomä.
I tre, denominati "Profeti di Zwickau", furono fortemente influenzati dalle
dottrine dei Fratelli Boemi con una decisa impronta millenaria -
apocalittica, derivata dagli hussiti taboriti: essi predicavano l'imminenza
dell'avvento della "Chiesa degli Eletti", ricusavano lo studio della
teologia e consideravano gli uomini istruiti come manipolatori della parola
di Dio. Per questo erano convinti che era necessario essere totalmente
ignoranti, persino delle prime lettere dell'alfabeto (ABC), da cui il loro
nome di abecedariani.
Erano infatti convinti che Dio avrebbe illuminato i suoi eletti e dato loro
la conoscenza della verità tramite lo Spirito Santo. S. affermava inoltre
che l'arcangelo Gabriele gli era apparso, ordinandogli di diventare capo
della "Chiesa degli Eletti" e di nominare 12 apostoli e 72 discepoli.
Finché i "profeti" potettero godere della benevolenza di Müntzer, non ci
furono problemi, ma il 16 Aprile 1521, quest'ultimo fu espulso dal consiglio
cittadino di Zwickau, nonostante le manifestazioni di piazza inscenate per
solidarietà dai "profeti". Il nuovo pastore, Nicolaus Hausmann, non fu
affatto tenero con il movimento e il 16 Dicembre 1521 fece accusare gli
abecedariani di ripudio del battesimo infantile.
A questa data, quindi, si fa risalire la prima comparsa di un movimento
radicale, in realtà più anti-pedobattista (contrario al battesimo dei
bambini) che anabattista (ri-battesimo degli adulti), concetto,
quest'ultimo, espresso da Conrad Grebel ed i suoi seguaci in Svizzera.
S., Stübner e Thomä (o Drechsel), espulsi da Zwickau, cercarono di esportare
le loro idee a Wittenberg: furono ascoltati dai principali collaboratori di
Martin Lutero, Nikolaus von Amsdorf, Philipp Schwarzerd (Melantone) e
Andreas Bodenstein (Carlostadio) e riuscirono ad impressionare
favorevolmente Carlostadio e perfino ad installare dei dubbi in Melantone,
colpito dalla loro conoscenza della Bibbia.
La situazione, precipitata in seguito ad una serie di episodi di
iconoclastia provocati da Carlostadio, divenne così critica che Lutero
stesso dovette lasciare il suo rifugio nel castello di Wartburg e,
travestito da cavaliere, tornare a Wittenberg il 7 Marzo 1522.
Le tesi dei "profeti" furono prontamente respinte da un suo diretto ed
energico intervento, riassunto nell'opuscolo Contro i profeti celesti, dove
attaccò duramente anche il suo ex-amico Carlostadio. Quest'ultimo fu
esiliato nel 1524 dal principe Federico III di Sassonia, detto il Saggio
(1486-1525) e si stabilì perfino per un certo periodo nella città mineraria
sassone.
S. e i profeti furono espulsi da Wittenberg: in particolare S. viaggiò tra
il 1522 e 1524 in Turingia e Slesia, per propagandare le sue dottrine,
nonostante Lutero nel Settembre 1522 tentasse inutilmente di convincerlo a
ricusare le sue idee.
All'inizio del 1525, con un piccolo esercito di seguaci, S. raggiunse a
Mühlhausen Müntzer, che capeggiava, assieme a Heinrich Pfeiffer, la nota
Rivolta dei contadini.
Questa rivolta aveva tuttavia i giorni contati in quanto venne soppressa il
15 Maggio 1525 dalle truppe di Filippo, langravio di Hesse, durante la
battaglia di Frankenhausen, risoltasi in una orrenda carneficina dei
contadini, 5.000 dei quali furono fatti immediatamente a pezzi dai cavalieri
e soldati meglio equipaggiati e dotati di artiglieria, mentre altri 20.000,
che si arresero, furono sgozzati senza pietà. Sia Müntzer che Pfeiffer
furono catturati, torturati e decapitati.
Pare che S. fosse sfuggito alla morte in battaglia, ma che, giunto
gravemente ferito a Monaco di Baviera, fosse morto in un ospedale della
città nello stesso 1525.